Lei, sempre più sorpresa dalla mia inattesa audacia, si lasciò andare, apprezzò molto la mia
determinazione, e mi guardò con occhi lusinghieri e felici!
Evidentemente nei giorni precedenti le avevo raccontato talmente tante cose che lei aveva ritenuto
che fossi in grado solo di parlare e non di agire come avrebbero fatto sicuramente altri pretendenti
diversi da me.
In verità quella circostanza, dopo il suo pianto e la corsa affannata fino a lungomare, sarebbe stata
l’unica opportunità per me per poter baciare una donna così forte e fragile nello stesso tempo, e non
me la feci scappare.
Infatti avevo troppo rispetto per lei, e mi sembrava troppo debole emotivamente per poterne
approfittare, e quindi nei giorni precedenti, pur avendola a disposizione tutta per me nel mio ufficio,
soli io e lei, mi applicai solo nei lunghi ed estenuanti racconti, senza approcciare alcuna avance.
Per questo lei rimase molto colpita dalla mia improvvisa audacia, che in realtà fu dettata anche dal
desiderio di rincuorarla e di ripagarla per le umiliazioni che aveva subito dalla madre.
Era quasi estate, la notte era stellata, la gente passeggiava serena, e di colpo tutto il mondo intorno
ci sembrò una meraviglia!
Ci guardavamo attorno increduli, abbracciati, ed osservavamo le persone che passavano per scrutare
se fosse tutto vero, se quell’ennesima coppietta intenta a baciarsi sulle mitiche panchine del
lungomare fossimo davvero noi.
Ed era tutto vero. Era nato un grande amore che avvertivamo potesse essere difficile ma eravamo
entrambi convinti delle nostre forze, della nostra audacia, del nostro “voler mordere la vita”.
Sapevamo che eravamo tanto diversi, e che saremmo stati costretti a dare ciascuno il massimo delle
proprie capacità, fisiche, psicologiche, spirituali, per essere una coppia vera e per costruirci un
futuro!
Sarebbe stata una battaglia, lo sentivamo, ma nessuno dei due voleva tirarsi indietro.