E lo abbracciai commosso come in tutte le altre occasioni d’incontro capitate da quando mi aveva
salvato la vita.
Stavolta fu lui ad essere sorpreso, evidentemente non si aspettava un si immediato, e provò un
attimo di imbarazzo pensando a tutte le cose che occorreva organizzare, anche la funzione in Chiesa
che avrebbe sicuramente lui stesso presieduto insieme al Sacerdote, come da anni ormai faceva ogni
Domenica e ad ogni funzione religiosa.
Dopo un attimo di attenta riflessione dovuta ai tanti pensieri che gli pervasero la mente, mi disse
tenendomi la mano: “bravo Giò, vedo che hai capito, saprai prenderti le tue responsabilità di
uomo, padre, e marito. Ho fiducia in te!”. Ogni volta che mio padre parlava rischiava di farmi
piangere, e quindi dovevo sempre trovare dentro di me la forza di resistere, di non lasciarmi andare,
di far finta di distrarmi per non lasciar scorrere le lacrime nonostante le trattenessi con tutte le mie
forze, così gli risposi subito: “papà, e quando pensi che si possa celebrare il matrimonio?”.
Lui rispose deciso: “al più presto, pensavo a marzo, lo stesso mese della tua laurea!”.
Era un’ottima idea in effetti, tutto nello stesso periodo: i due eventi più importanti della mia vita in
uno dei mesi, marzo, che nell’immaginario della mia vita aveva sempre rappresentato periodi di
rinascita, grazie al mito della primavera che vivevo sempre intensamente ed agli eventi straordinari
fin troppo spesso accaduti in quel periodo dell’anno.
In passato infatti mi erano sempre capitati episodi meravigliosi nei mesi di marzo, ed avevo ricordi
splendidi osannati da quella canzone di Lucio Battisti che avevo sempre avuto nel cuore e che da
piccolo sapevo anche cantare e suonare all’organo: “I giardini di marzo”!
Mio padre era un genio del Bene, un Sant’uomo sempre coerente con la sua grande Fede, ricco di
virtù umane e spirituali, amato da chiunque avesse avuto a che fare con lui, amici o semplici
conoscenti.