Incredibilmente mi consegnò subito, quella mattina stessa del primo incontro, un primo consistente
assegno, senza nemmeno sottoscrivere un contratto, così, tanto per presentarsi e per stabilire tra noi
un rapporto di strettissima collaborazione e comprensione reciproca.
Rimasi esterrefatto e nello stesso tempo estremamente soddisfatto sia dell’interesse che aveva
suscitato il mio progetto, la cui validità ormai era certa, che del mio nuovo socio molto determinato!
Tornai a casa guidando la mia vettura con un’allegria inconsueta, quasi surreale e, giunto da mia
moglie, le riferii quanto accaduto e le mostrai l’assegno dicendo: “credo di aver trovato finalmente
un socio serio! Il progetto come vedi è valido e la nostra vita potrà finalmente decollare!”.
Lei incredula prese l’assegno, lo osservò attentamente e rispose: “lo spero davvero perché non ce la
facciamo più a vivere in questa precarietà, non possiamo più dipendere dai nonni”!
Questo sfogo le soffocò in gola l’entusiasmo di vedere finalmente, dopo anni di impegno e
progettazione da parte mia, un segno tangibile della validità e della fattibilità del mio progetto.
Infatti mi vedeva sempre immerso nel notebook, molte ore al giorno, e temeva che tutto il mio
impegno sarebbe risultato vano, che si fosse trattato di un’attività irrealizzabile.
I fondi di quell’assegno ci consentirono di accelerare le procedure previste per la partenza ufficiale
dell’iniziativa, ed infatti presi in locazione un ufficio a Roma proprio di fronte a Montecitorio che,
nell’immaginario di grossa parte della mia vita, rappresentava la destinazione finale di tutti i miei
impegni, infatti tutte le attività che avevo progettato, anche in passato, avevano tra gli obiettivi
finali l’ottenimento di redditi adeguati al lancio di importanti progetti in ambito politico.
Il mio socio era d’accordo sulla scelta della location e quindi demmo inizio alla fase operativa
avendo costituito una società di cui mia moglie era socia di maggioranza al 51%, ed il socio che si
chiamava Gianni come me al 49%.