La mancanza di utilizzo del marchio fu compensata da una nuova registrazione, illegittima in verità,
che proposero Paolo e la sua amica, assegnandola ad una delle società che costituivano il gruppo e
l’assetto societario.
Gli stessi due nuovi soci proposero, successivamente, anche uno strano sistema per capitalizzare la
società, simulando vendite del marchio e dei domini internet, al quale non mi opposi perché, non
essendo pratico di economia ed amministrazione di aziende, mi fidai di loro.
Notai con un certo apprezzamento, che purtroppo ben presto si trasformò in preoccupazione, che i
due miei nuovi soci - occupandosi in maniera mirata, oltre all’amministrazione della società, anche
della selezione di altri soci e dello sviluppo della rete commerciale, quali incarichi specifici
concordati - proposero la partecipazione societaria di loro amici, ai quali sarebbero stati assegnati
anche ruoli di dirigenza nei vari livelli gerarchici della rete vendita.
Io invece mi occupavo assiduamente del sito internet, delle brochure da realizzare, della conferenza
stampa prevista per la primavera stessa del 2005, delle associazioni di categoria con le quali
stabilire rapporti di partenariato.
In pratica, senza che me ne rendessi conto perché ero molto impegnato nel portare a termine i miei
incarichi, dopo pochi mesi mi trovai accerchiato da una rete, sicuramente programmata in
precedenza, composta dai miei due soci e da altri soggetti, dirigenti della rete vendita in particolare,
che erano stati selezionati per lo più fra le loro amicizie e conoscenze.
Per quanto io fossi il solito inguaribile ottimista, spesso anche ingenuo, iniziai a comprendere che
tale situazione avrebbe potuto rappresentare un grande rischio per me, perché in pratica tutto il
management operativo era nelle loro mani.
In effetti iniziarono i primi screzi con tale gruppo perché notai, progressivamente, che assumevano
atteggiamenti via via sempre più autoritari, che spesso sfociavano in discussioni accese.