Ciò che percepivo in quel periodo erano solo rimborsi spese ed acconti sulle future remunerazioni,
complessivamente una cifra molto bassa in rapporto ai mesi di enorme impegno profuso ed alla
disponibilità complessiva di 330mila euro. Per i miei compensi c’era tempo, pensai, avrei potuto
iniziare a percepirli entro pochi mesi, non appena partita l’attività ufficialmente, grazie agli incassi
della rete vendita.
Le risorse finanziarie, col passare del tempo, si assottigliavano sempre più, anche perché notai che
gli stessi investitori, dirigenti della rete vendita e manager vari, venivano liquidati periodicamente
da Paolo con rimborsi spese e spettanze varie, e la somma complessiva pagata a loro favore fu una
percentuale piuttosto significativa dell’intera raccolta finanziaria.
In pratica i soci investivano somme per la partecipazione societaria ma iniziavano a recuperarle da
subito, ogni mese, con varie modalità. I soldi da una parte li investivano e dall’altra li recuperavano
man mano, restando ben poco a disposizione della società.
Oltretutto, e grottescamente, i miei due soci Paolo e Giovanna iniziarono a farmi strane pressioni
per aumentare la raccolta finanziaria proveniente da altri soci entranti, come se fosse un mio
incarico specifico all’interno della società ma non lo era, oltretutto non ero un esperto del settore
finanziario e lo sapevano bene. Ovviamente feci loro comprendere che quell’esigenza la dovevano
risolvere loro in quanto espressamente ed esclusivamente incaricati.
Io avevo altri ruoli che stavo portando a termine egregiamente, e pertanto li invitai a raggiungere il
mio stesso elevato standard operativo selezionando più efficacemente nuovi soci, nel rispetto della
suddivisione dei ruoli.
Non capivo dove volessero arrivare, ma lo scoprii qualche giorno dopo la conferenza stampa.