Non provai nemmeno a ridimensionare la persecuzione interpretandola soltanto come un’orrenda
sensazione che si ripresentava periodicamente, perché ormai era divenuta una tetra ed
incontrovertibile realtà, ed assumeva le sembianze dei delinquenti di turno.
Pur cambiando faccia spesso, la persecuzione ritornava trionfante al mio cospetto dopo avermi
distrutto per l’ennesima volta la vita.
Mi rifiutai, infatti, di reagire, di opporre resistenza, di cercare soluzioni immediate, perché sapevo
bene che sarebbe stato tutto inutile.
I giorni seguenti tentai comunque di riprendermi dall’ennesimo choc ma qualsiasi sforzo non servì a
niente, ed arrivò uno dei mesi di agosto più brutti della mia vita che fortunatamente passò in fretta.
Ai miei cari ovviamente non raccontai quanto stava accadendo per non far piombare anche loro
nell’angoscia dopo i festeggiamenti per la trionfale conferenza stampa. Loro erano convinti che
finalmente un mio progetto, molto più valido degli altri, potesse finalmente realizzarsi.
Ma la realtà era completamente diversa.
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