Evidentemente era scritto che Pisa dovesse rappresentare un luogo importante per entrambi, oserei
dire sacro, visto che pochi anni prima mi venne salvata la vita proprio in quella città, con un
delicato intervento chirurgico all’ospedale di Cisanello.
Il lavoro di Mariella era sacrosanto - come tutti i lavori del mondo che permettono di portare avanti
una famiglia - ed in quella situazione fu ancor più lampante perché le aveva ridonato la serenità e la
dignità perse in precedenza.
Era un’altra persona Mariella, non solo era tornata ad essere la donna che avevo ammirato e scelto
come madre dei miei figli, ma divenne ancor più capace essendo riuscita a trovare autonomamente
un lavoro serio in una nuova città, lontano dai suoi cari, e la apprezzai enormemente!
Col tempo, dando sempre il meglio di sé sul lavoro, riuscì a farsi stimare e considerare molto anche
da tutti i suoi colleghi, in particolare la direttrice che la comprendeva bene essendo madre anche lei!
Per la prima volta nella sua vita, Mariella stava sperimentando l’autonomia da un uomo, da un
marito, da un padre e da una madre, e persino la lontananza dai figli.
Viveva una grande rivoluzione dopo aver cresciuto quattro figli con grande dignità, tra mille
sacrifici, sapendo vivere anche i momenti belli e gioiosi che pure arrivarono.
Stavolta toccava a lei, dopo un quarto di secolo di impegno lavorativo esclusivo da parte mia.
Il Destino le stava affidando un incarico straordinario, vissuto con abnegazione, lavorando oltre
dieci ore al giorno, con un solo giorno di riposo settimanale.
La famiglia per un periodo fu tutta sulle sue spalle, e dovette sperimentare i sacrifici e l’impegno
che generalmente appartengono per lo più agli uomini.