Davo il meglio di me, offrivo tutto ilo mio impegno a vantaggio dei pazienti, anche a costo di
scapicollarmi con le ambulanze nelle montagne del Cilento!
Una volta infatti capitò un soccorso incredibile: di notte, durante una tempesta di vento e pioggia, ci
chiamarono da una località remota che si trovava sulla sommità di una montagna impervia, e si
trattava di un codice rosso! Una donna era in PDC, perdita di conoscenza, ed aveva convulsioni già
da diversi minuti! Per raggiungere quella montagna occorreva almeno mezz’ora correndo a sirene
spiegate, e quindi sussistevano enormi rischi di non arrivare in tempo!
Quando arrivammo sulla sommità della montagna ad un certo punto finì la strada asfaltata ed iniziò
un percorso impegnativo su terreno sconnesso, sul quale l’ambulanza sobbalzava di brutto dando la
sensazione di poter cedere, rompendosi gli ammortizzatori, o rovesciarsi su un fianco o addirittura
all’indietro visto che si trattava di una salita molto ripida!
Era buio pesto, c’era vento e pioggia a rendere ancor più difficile ogni manovra, ed eravamo
costretti a svincolarci dai numerosi alberi che a volte ci ostruivano il percorso e ci obbligavano a
deviare bruscamente per superarli.
Quelle manovre rapide in una salita impervia erano davvero pericolose per un mezzo così grosso
come l’ambulanza, ed anche all’interno si sobbalzava violentemente, venendo messe a dura prova le
capacità psicofisiche di tutto l’equipaggio, soprattutto le mie che ero il meno giovane!
Ad un certo punto terminò persino il tratto di terreno sconnesso e ci trovammo proprio immersi
nella foresta, con un sentiero appena accennato tra gli alberi, al punto che pensammo di aver
sbagliato strada!
Il navigatore perse il segnale e quindi l’unica cosa logica da fare era proseguire nella direzione che
ci aveva segnalato in precedenza.