Trascorsi quasi mezz’ora nel silenzio più totale ed in completa solitudine, senza capire le
motivazioni, in una sala fredda e desolata, e si affacciarono nella mia mente una sorta di
allucinazioni della speranza, infatti ad un certo punto, essendo trascorso troppo tempo, sognai ad
occhi aperti che i poliziotti sarebbero tornati indietro da me, nella sala d’attesa, per comunicarmi
che potevo tornare a casa in quanto un giudice aveva disposto l’annullamento della detenzione!
In pratica stavo già vaneggiando, infatti dopo pochi minuti mi prelevarono e mi condussero in altri
uffici ove mi presero le impronte digitali non solo dei polpastrelli ma anche dei palmi delle mani.
Subito dopo mi fecero anche la foto classica dei carcerati, quella con il metro alle spalle, ed
annotarono tutte le mie caratteristiche fisiche, tra le quali una cicatrice che avevo sulla mano
sinistra, e poi mi fecero firmare vari documenti.
Le procedure di arresto erano finite e quindi mi trasferirono nella macchina della Polizia per
condurmi al carcere, ed in quel preciso istante capii che niente e nessuno avrebbe ormai potuto
evitare quel dramma.
Doveva andare così.
Era scritto.