Per la maggioranza sono giorni di fuoco: mai come ora il
governo è apparso in bilico. Mentre in Parlamento M5S e
Pd si annusano, Salvini è alle prese con il pressing di base
e dirigenti, che gli chiedono di rompere con i grillini per
capitalizzare alle urne il consenso attuale. Cosa deve
fare il vicepremier? Lo abbiamo chiesto ai sondaggi-
sti Fabrizio Masia (Emg/Acqua), Antonio Noto (Noto
Sondaggi) e Nicola Piepoli (Istituto Piepoli).
TOMMASO MONTESANO
■«L’economia». Fabrizio
Masia, general manager di
Emg Acqua, non ha dubbi
su quale sia, per Matteo Sal-
vini, il campo di battaglia de-
cisivo sul fronte del consen-
so: il ministro dell’Interno,
che pure veleggia col vento
in poppa assicurato da son-
daggi favorevoli, per blinda-
re la sua posizione in caso di
elezioni anticipate «deve
portare a casa risultati a livel-
lo pratico. Lavoro, tasse, po-
tere di acquisto, pensioni,
buste paga. Sta arrivando il
momento del redde ratio-
neme Salvini lo sa: va bene il
fiuto politico e la capacità
evocativa, ma il “racconto le-
ghista” diventa difficile da ge-
stire senza effetti sulla vita
quotidiana».
La maggio-
ranza è in pe-
renne fibrilla-
zione: al lea-
der della Lega
conviene dav-
vero andare a
votare?
«Nella nostra
rilevazione di
martedì scorso,
la Lega aveva il
36,5% delle in-
tenzioni di voto. Questo si-
gnificherebbe, grazie all’al-
leanza con Fratelli d’Italia,
che oscilla tra il 6 e il 7%, con-
quistare il controllo di Came-
ra e Senato. Dal punto di vi-
sta squisitamente numerico,
quindi, a Salvini conviene ca-
pitalizzare questo consenso.
Poi è chiaro che il discorso è
più complesso».
L’inchiesta sui presunti
fondi russi al Carroccio
non rischia di penalizzare
la corsa leghista?
«Tutte le vicende giudizia-
rie che hanno interessato la
Lega - dal “caso Siri” a quel-
lo del sindaco di Legnano -
sono vissute dagli elettori co-
me lontane. Il cosiddetto
“Russiagate” non fa eccezio-
ne: o emerge in modo ine-
quivocabile che la Lega ha
ricevuto finanziamenti ille-
gali, o il caso è chiuso: agli
elettori non interessa, nean-
che approfondiscono. Diver-
so sarebbe se il caso avesse
conseguenze sulla vita con-
creta delle persone: ma non
è così».
Il Movimento 5 Stelle
non pare in grado di inver-
tire la tendenza a livello di
consensi: perché?
«Noi accreditiamo i penta-
stellati del 17%, un dato mol-
to vicino a quello delle Euro-
pee. M5S non è in ripresa. E i
motivi vanno ricercati in
quello che sta accadendo a
destra e sinistra. A destra, lo
spazio è occupato dalla for-
za “conservativa” della Lega;
a sinistra, dal recupero del
Pd. In queste condizioni, è
difficile per i grillini recupe-
rare terreno».
Cosa dovreb-
bero fare per
invertire la ten-
denza?
«I vecchi
“brand”, come
il reddito di cit-
tadinanza,
l’onestà e la tra-
sparenza, han-
no via via perso
appeal. Serve
qualcosa di
nuovo, forze di-
verse».
Si vocifera su un possibi-
le ribaltone in Parlamen-
to: da M5S-Lega a M5S-Pd.
La novità come sarebbe ac-
colta dagli elettori?
«Un ribaltone sarebbe un
regalo, in termini di consen-
so, per la destra».
Perché?
«A distanza di un anno tor-
nerebbe in vita un accordo
che lo stesso M5S, dopo le
Politiche del 2018, aveva
scartato a favore di quello
con la Lega. Allo stesso tem-
po, quel Pd che appena chiu-
se le urne aveva assicurato
che non avrebbe mai tratta-
to con i grillini, adesso accet-
terebbe di farlo. Sarebbe dif-
ficilissimo, per entrambe le
forze politiche, giustificare
una simile retromarcia».
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■«I voti della Lega tendono
a crescere: adesso è intorno al
35%. Un consenso che non
pare risentire del Russiaga-
te».
Nicola Piepoli: allora a
Matteo Salvini conviene an-
dare alle elezioni?
«Dal punto di vista dei son-
daggi, sì. Oltretutto il ministro
dell’Interno avrebbe in mano
due strade per vincere».
E quali sarebbero?
«Confermare l’intesa con i
deboli alleati di oggi, M5S, op-
pure creare una coalizione di
destra».
Tutto facile, allora?
«Un momento: un conto so-
no i sondaggi, altro il voto.
Non dimentichiamoci di co-
sa accadde con Matteo Renzi
in occasione del referendum.
Ex post si sa sempre tutto...».
L’inchiesta
sui presunti
fondi russi non
rappresenta
un rischio, se-
condo lei. E al-
lora Salvini co-
sa deve temere
di più?
«Il capo del Vi-
minale deve te-
mere solo se
stesso. Nel sen-
so che deve far
maturare dentro di sé l’assolu-
ta volontà di vincere che ave-
va, ad esempio, Giulio An-
dreotti. Salvini ancora non vi-
ve per la vittoria. A lui dico: il
futuro esiste soltanto in chi lo
crea».
L’opposizione conta di in-
chiodare il capo del Vimina-
le con l’inchiesta sui pre-
sunti fondi russi al Carroc-
cio.
«L’unica ragione per la qua-
le voterei per Salvini è pro-
prio quella dei suoi rapporti
con la Russia. Io credo che sot-
to sotto la pensino così anche
gli italiani».
Cosa glielo fa pensare?
«Guardi che a noi italiani le
bombe ce le hanno tirate gli
americani. Viva la Russia!».
E il Movimento 5 Stelle?
Qual è il suo stato di salute?
«Vale circa il 20%. Al mo-
mento non è certo una massa
vincente».
Qual è il maggiore punto
debole dei pentastellati?
«Le troppe anime. Tutte
compatibili tra loro, ma cau-
sa di una visione che indeboli-
sce il partito: un partito di
massa deve avere una sola vo-
ce. Invece assistiamo a un’ani-
ma che dialoga, più o meno
sotterraneamente, con il Pd
di Zingaretti».
I sondaggisti parlano di
“trend”: qual è quello di
M5S?
«Ristagnante. I grillini han-
no raggiunto il livello del 4
marzo 2018 grazie all’assenza
degli altri leader: hanno col-
mato un vuoto».
M5S e Pd: gli elettori co-
me reagirebbero a un’op-
zione del genere?
«Quello attua-
le è un momen-
to di difficile let-
tura: tutte le solu-
zioni sono possi-
bili. Detto que-
sto, come si com-
porterebbero gli
italiani, in caso
di crisi di gover-
no, di fronte a
un esecutivo gui-
dato da Mario
Draghi?».
Lei che risposta si è dato?
«Chi potrebbe dire “no” a
una figura come la sua, al di
sopra delle parti?».
Un modo per dire che un
possibile “governo del presi-
dente” potrebbe non essere
sgradito agli elettori?
«Non tutte le soluzioni pro-
spettate dal Quirinale sono
cattive: prendiamo quella di
Carlo Azeglio Ciampi nel
1993, che poi non a caso è di-
ventato presidente della Re-
pubblica».
Salvini deve temere Dra-
ghi?
«Costituzione alla mano, in
Italia esiste un re che in certi
ambiti agisce da re: il presi-
dente della Repubblica. E
Draghi a ottobre finisce il suo
lavoro alla Bce ed è libero...».
TOM.MON.
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■«La Lega è intorno al
37-38%. E non ci sono decre-
menti. Ma con questa legge
elettorale si tratta di numeri,
almeno attualmente, non
sufficienti per vincere in soli-
taria. E poi: se anche Matteo
Salvini decidesse di volere le
elezioni, siamo sicuri che le
otterrebbe?». Antonio Noto,
direttore diNoto Sondaggi,
sembra invitare il ministro
dell’Interno alla cautela.
A Salvini non converreb-
be capitalizzare il consen-
so incassato alle Europee?
«Sì e no. Soprattutto per
un motivo: in caso di rottura
della maggioranza, siamo si-
curi che si voterebbe? Non
c’è il rischio, dal punto di vi-
sta di Salvini, della nascita di
un governo di transizione?
Salvini può anche voler vota-
re domani, ma
non decide lui».
Prima ha af-
fermato che il
consenso del
Carroccio non
conosce flessio-
ni: cosa potreb-
be ostacolare
un’ulteriore
avanzata?
«L’elettorato
ha un’attrazio-
ne emotiva ver-
so Salvini. Al momento non
vedo punti di debolezza».
Neanche il Russiagate?
«Dipenderà dallo svilup-
po dell’inchiesta. Se non
esce altro, il leader del Car-
roccio ha una prateria da-
vanti a sé. Non dimentichia-
mo che Silvio Berlusconi è
andato avanti vent’anni con
le inchiesta giudiziarie tra i
piedi. L’elettore ormai ragio-
na da tifoso: a meno che
non escano cose eclatanti,
l’indagine è destinata a in-
fluire poco sui numeri del
Carroccio».
Perché il Movimento 5
Stelle continua ad arranca-
re nei sondaggi?
«Il ciclo di vita di un movi-
mento politico è simile a
quello di un prodotto com-
merciale: quando perde la
reputazione, fa fatica a ri-
prenderla. M5S ha raggiun-
to il picco del consenso alle
Politiche del 2018, Salvini
quella soglia non l’ha anco-
ra raggiunta. Quando si arri-
va in vetta, le possibilità so-
no due: o si resta lassù, o ini-
zia la discesa».
I pentastellati hanno ini-
ziato a scivolare...
«Proprio così. La stessa co-
sa è accaduta a Matteo Ren-
zi, che è passato dal 40 al
18%. Idem Forza Italia».
Fermare la caduta è pos-
sibile?
«In tutte le teorie di marke-
ting è previsto il raggiungi-
mento del picco e poi il calo.
Per invertire la rotta è neces-
sario quello che in gergo
chiamiamo “riposiziona-
mento”: ovvero cambiare
progetto politico, leader, im-
magine. Tutto».
Nei giorni
scorsi è torna-
ta la circolare
la voce di un
cambio di
maggioranza,
con il Pd al po-
sto della Lega.
Una simile so-
luzione come
sarebbe accol-
ta dagli eletto-
ri?
«Il ribaltone non ha mai ri-
scosso successo. Gli autori
del cambio di maggioranza
alle elezioni successive sono
sempre usciti perdenti».
Quindi per Salvini co-
munque vada sarà un suc-
cesso?
«Anche in questo caso, la
cautela è d’obbligo».
Per quale motivo?
«Se il nuovo governo du-
rasse poco, Salvini avrebbe
buon gioco nel recitare la
parte del martire. Ma se l’ese-
cutivo arrivasse fino alla fine
della legislatura, il quadro
cambierebbe. Tra tre anni,
cambierebbe il mondo. E gli
elettori neanche ricordereb-
bero quello che è accaduto
oggi. Dipenderà tutto dai
tempi».
TOM.MON.
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TENTAZIONE URNE
I sondaggisti spingono Salvini:
È il momento di andare al voto
Verso il vicepremier c’è un’«attrazione emotiva» che non cala. L’unico rischio...
Fabrizio Masia
Antonio Noto (Noto Sondaggi)
«L’elettoreètifoso
IlcasoRussia
noncambianulla»
Antonio Noto
Fabrizio Masia (Emg Acqua)
«Devecapitalizzare
Ilsuopuntodebole
oraèl’economia»
Nicola Piepoli(LaPr)
Nicola Piepoli (Istituto Piepoli)
«Occhioaitecnici
Searrivasse
unocomeDraghi...»
Bandiere per «Salvini premier» a una manifestazione del Carroccio(LaPresse)
(^2) lunedì
22 luglio
2019
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