Il Settimanale 32

(Francesco CaccavellaNHp1fh) #1

VIST0 DA SUD


25


VENERDÌ 14 APRILE 2023

ils

Sul Pnrr è il Paese che è in ritardo


ma a pagarne lo scotto


come sempre sono gli enti locali


I governi nazionali, lenti e macchinosi, sono più preoccupati


di avere la governance delle operazioni sul Recovery fund


e i Comuni, che pure hanno colto la grande opportunità, si ritrovano


a gestire tutto con poche risorse umane e pochissimi mezzi


I


l denaro pubblico sta arrivando e scorrerà sempre di
più. È finita la stagione terribile, che ho vissuto da
sindaco di Napoli, quando non c’era un euro in cassa.
Il Paese si è preparato a programmare e spendere presto
e bene e non perdere questa opportunità?
Purtroppo siamo indietro, il sud ancora di più. I governi
nazionali sono lenti e macchinosi e sono più preoccupati
a gestire dall’alto le scelte ed avere la governance
delle operazioni. Gli enti locali che pure hanno colto
la straordinaria opportunità e reagito con velocità,
sicuramente maggiore rispetto ai governi, pagano lo
scotto di dover gestire tutto con poche risorse umane e
pochissimi mezzi. Già si dà per scontato che bisognerà
chiedere una proroga all’Europa, senza però spiegare
che l’Unione europea ci farà pagare tutto questo.
È grave che ben tre governi che hanno gestito il Pnrr
(Conte-Draghi-Meloni) non abbiano messo in campo
adeguate iniziative per garantire alle istituzioni
destinatarie dei finanziamenti risorse, mezzi e norme in
grado di agire per tempo e farsi trovare pronti. Come
capita spesso in Italia, tanto da far venire il sospetto
che più che trattarsi di inadeguatezza vi sia una precisa
volontà: quando si appalesano urgenza ed emergenza
si adottano poteri speciali, si arriva alla eliminazione
delle regole, sino alle mani libere per non disturbare
il manovratore. La chiamano semplificazione, si legge
discrezionalità assoluta ai limiti dell’arbitrio. I Comuni,
soprattutto quelli piccoli, sono in evidente difficoltà e si
stanno già perdendo dei fondi.
È brutto che si dia spesso l’immagine di un pubblico
incapace, eppure dipende anche dalla capacità di
trovare soluzioni quando si presentano opportunità.
Da sud posso raccontare che quando, recuperando con

Luigi De Magistris
Politico e scrittore

una lotta giuridica un avanzo libero di amministrazione
per centinaia di milioni di euro, misi in campo un
piano strategico per investimenti, coinvolgendo tutti
i Comuni, distribuendo i soldi in maniera oggettiva a
seconda del numero di abitanti, facendo scegliere ai
sindaci i progetti e venendo in soccorso dei Comuni in
difficoltà quando non avevano personale e prevedendo
la stazione appaltante in città metropolitana. Eppure da
sindaco metropolitano potevo scegliere da solo, e invece
coinvolgendo i sindaci dei 91 Comuni c’è stato un grande
lavoro di squadra che ha consentito di programmare,
investire, spendere.
Ma accadono anche cose strane con il denaro pubblico.
Un fatto grave sta avvenendo a Napoli. Già durante la
campagna elettorale per le comunali, due anni fa, fu
promesso da esponenti della maggioranza del governo
Draghi di far arrivare tanto denaro pubblico qualora
avesse vinto un determinato candidato. Soldi che
spettavano alla città dopo anni che abbiamo fatto di
lotte e ricorsi, ma che non erano mai giunti dolosamente
perché governava un’amministrazione fuori dal sistema
partitico. Andati via noi dopo il limite per legge dei
due mandati, vince il candidato destinatario del patto
elettorale, che aveva dichiarato che senza soldi non
si sarebbe candidato, e viene siglato dal sindaco e dal
presidente del Consiglio il patto per Napoli.
Viene mediaticamente venduto come norma salva-
Napoli, ma in realtà la città già era in sicurezza, mentre
erano denari che servivano per migliorare servizi in
città. Oggi si sta scoprendo che si è trattato di un “pacco”
per Napoli. Più tasse per i napoletani, servizi che non
sono migliorati e la vendita di molti gioielli della città
(palazzi storici, beni monumentali, spazi pubblici di
pregio) e la cessione in gestione per decenni al privato
di beni comuni come Castel dell’Ovo e Maschio Angioino,
il tutto per fare cassa. Il patto per Napoli per derubare la
città. Dalla città dei beni comuni degli ultimi anni al film
Totò Truffa. Prevenire è meglio che curare. Da pubblico
ministero scoprii in Calabria tra il 2003 e il 2008 che
avevano depredato circa 15 miliardi di euro, da sindaco
ho fatto prevenzione. Si può fare, ma bisogna agire con
onestà, libertà, competenza e coraggio. n

Come capita spesso in Italia, quando


si appalesa un’urgenza si adottano poteri


speciali, si eliminano le regole


per lasciare mani libere al manovratore

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