4 Venerdì 13 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore
Primo Piano Coronavirus
MERCATI
Intervento d’emergenza. La Fed inietta 1.500 miliardi di
dollari in due giorni. Motivo: «Affrontare sconvolgimenti
molto insoliti sui mercati del finanziamento dei Treasury,
associati con l’epidemia del coronavirus», comunica la
banca centrale guidata da Jerome Powell
-30%
IL CROLLO DEL PALLADIO
Nella tempesta sulle materie prime spicca il crollo
del palladio che in una sola seduta perde il 30% del valore
La liquidità sui titoli di Stato a 30 anni Usa scende ai minimi dal 2008
Taglio medio in milioni di dollari in vendita e in acquisto sui primi tre prezzi denaro e lettera
Fonte: JP Morgan
2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020
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La grande aridità
Titoli di Stato Usa in secca,
la Fed vara una mega iniezione
In tilt. Ai minimi dal la liquidità sul mercato dei Treasury, in stallo quello interbancario:
la banca centrale costretta a iniettare . miliardi di dollari in due giorni per evitare lo shock
Morya Longo
Come in un videogioco, la tempesta fi-
nanziaria sta salendo di livello. Prima
ancora di sconfiggere un mostro (le
Borse in caduta), ne sta infatti arrivan-
do un altro: l’illiquidità dei titoli di Sta-
to Usa e lo stallo del mercato interban-
cario a stelle e strisce. Ieri due grandi
banche statunitensi, JP Morgan e Bank
of America, hanno lanciato un allarme
sul primo fronte: la liquidità su alcune
fette del mercato dei Treasury ameri-
cani, hanno calcolato, è scesa ai mini-
mi dal . Contemporaneamente
sono salite le tensioni sul mercato in-
terbancario dei cosiddetti Repo, rag-
giungendo anche qui livelli mai visti
dal . Due fenomeni pericolosi, in
parte legati l’uno all’altro, che hanno
costretto la Federal Reserve in serata
a intervenire con una gigantesca inie-
zione di liquidità sul mercato inter-
bancario Repo: . miliardi di dolla-
ri in soli due giorni in varie operazioni.
Il tema è serio: la liquidità (intesa
come liquidabilità e quindi come faci-
lità di vendere un titolo a un prezzo ra-
gionevole quando è necessario), è una
componente fondamentale del mer-
cato. Vitale. Un mercato illiquido è un
mercato dove è difficile muoversi, ag-
giustare i portafogli, smobilizzare po-
sizioni, smontare le strategie assunte
in precedenza. Insomma: un mercato
illiquido è una gabbia per investitori.
E trovarsi in gabbia quando il mercato
tracolla, è come trovarsi in trappola
durante un incendio. Stesso discorso
si può fare sul mercato dei Repo: an-
ch’esso è fondamentale per il funzio-
namento dei mercati e per tutti i sog-
getti (banche, fondi, veicoli finanziari)
che qui prendono la linfa vitale per
operare. Un mercato dei Treasury illi-
quido e un mercato dei Repo inchioda-
to costituiscono un mix esplosivo. Che
la Fed ha dovuto disinnescare.
La siccità colpisce i Treasury
Vari indicatori segnalano che il virus
dell’illiquidità, già forte sui bond
aziendali, è arrivato a lambire anche il
gigantesco mercato dei titoli di Stato
Usa, oggi usato da molti investitori co-
me porto sicuro. JP Morgan calcola che
la “profondità” del mercato, intesa co-
me la capacità di assorbire grossi
quantitativi in vendita o acquisto sen-
za scossoni eccessivi sui prezzi, è arri-
vata ai minimi dal sul Treasury
trentennale. E anche Bank of America
segnala lo stesso fenomeno: mercato
quasi in secca.
I motivi sono vari. Da un lato il pro-
blema è che quello dei titoli di Stato
Usa è ancora un mercato in gran parte
fatto da scambi telefonici, gestiti dalle
grandi banche d’affari e broker che
svolgono il ruolo di market maker: il
violento flusso di capitali arrivato nelle
ultime settimane, con un enorme mo-
vimento a senso unico, ha dunque ap-
pesantito i loro sistemi allargando il
differenziale tra denaro e lettera. Cioè
tra prezzi in acquisto e in vendita. Dal-
l’altro quello dei Treasury è sì un mer-
cato immenso, ma anche in buona
parte “congelato” nei bilanci di banche
centrali e investitori.
Infine su questo mercato sono in
voga varie strategie speculative, rea-
lizzate in massa. Per esempio il «cash
and carry»: comprare titoli di Stato e
vendere contestualmente futures,
prendendo i soldi in prestito sul mer-
cato interbancario dando in garanzia
gli stessi titoli di Stato. Un giochetto
che – solo tra i fondi a leva – secondo JP
Morgan è arrivato a valere miliardi
di dollari. Un giochetto che in tempi
buoni dà rilevanti guadagni, ma che si
inceppa quando il mercato tracolla e
sui titoli di Stato arrivano troppi acqui-
sti: questo ha costretto molti investito-
ri a smontare il «cash and carry» in
fretta e furia, accentuando le tensioni.
Mercato interbancario in tilt
Per questi e moltissimi altri motivi, in
questi giorni si sono registrati scosso-
ni violenti in entrambi i mercati. Per
esempio i titoli di Stato Usa trentennali
hanno avuto movimenti a dir poco
schizofrenici: prima il loro rendimen-
to è caduto sotto l’%, poi in pochi gior-
ni è volato fino a ,% e ieri è di nuovo
un po’ calato.
A questo si è sommato lo shock sul
mercato interbancario dei cosiddetti
Repo, cioè il mercato su cui le banche,
fondi e molti veicoli finanziari si pre-
stano soldi dando in garanzia spesso
proprio titoli di Stato. Un indicatore
mostra che anche qui il livello di stress
è arrivato su livelli eccezionali: lo
spread tra tasso Libor e l’Ois (in so-
stanza l’overnight medio nell’arco di
tre mesi) è arrivato al livello massimo
dal a punti base. Segno, senza
entrare in tecnicismi, di un mercato in
stallo. Di sfiducia. Di serrande chiuse.
Situazione che ha avuto bisogno di
un intervento forte della Fed, proprio
nel giorno che avrebbe dovuto essere
della Bce. «Si tratta di un’operazione di
emergenza, per rendere chiaro che la
Fed non tollererà un mercato che di-
venta illiquido», osserva su Bloom-
berg Ian Shepherdson, chief econo-
mist of Pantheon Macroeconomics.
Almeno fino a che il “videogioco” non
passa allo schermo successivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il crollo. Il
petrolio, ma
anche l’oro e il
palladio ieri
protagonisti di
una seduta
contraddistinta
da ribassi
monstre legati
anche ai fronti
politici aperti
Le cause?
Un mercato
ancora
telefonico,
grandi
quantità di
speculazio-
ni da
smontare
e panico
L’INCHIESTA DI PLUS
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i piccoli investitori»
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dei risparmiatori. I consigli
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RIAD FA INCETTA DI PETROLIERE
Petrolio verso 30 $
La guerra dei prezzi
infuria anche in mare
I sauditi fanno impennare
i noli marittimi e sfidano
i russi sul mercato europeo
Sissi Bellomo
Il mercato del petrolio è letteralmente
travolto dagli sviluppi delle ultime
ore, che hanno fatto precipitare i
prezzi come non accadeva dal :
il Brent ha subito ribassi vicini al %
nella seduta di ieri, scendendo sotto
dollari al barile, il Wti è arrivato a
scambiare a , dopo aver perso un
quarto del suo valore nel giro di una
settimana e oltre metà da inizio anno.
Una traiettoria quasi verticale sui
grafici, che potrebbe proseguire.
A mandare a picco le quotazioni
del barile non è soltanto il panico ge-
neralizzato, che ieri ha spinto a ven-
dere qualsiasi asset finanziario, com-
preso l’oro, che ha perso oltre il %
ripiegando verso . /oncia, e il
palladio, che ha subito addirittura un
crollo del % in una sola seduta.
A pesare è anche l’ennesima maz-
zata alla domanda petrolifera, asse-
stata dagli Usa con la sospensione di
tutti i collegamenti aerei con l’Euro-
pa. E c’è la guerra dei prezzi ingaggia-
ta da Arabia Saudita e Russia, che ora
viene combattuta anche per mare,
con strategie che accentuano le pres-
sioni ribassiste sul greggio.
I noli delle petroliere più grandi
sono decuplicati in ore – con una
punta di mila dollari al giorno tra
Golfo Persico e Asia, segnala Lloyd’s
List - a causa di un boom di prenota-
zioni da parte di Riad: un’azione for-
se deliberata, che ha fatto salire a li-
velli record il cosiddetto contango,
ossia lo sconto tra le quotazioni a
pronti del greggio (quelle che vedia-
mo crollare ogni giorno di più) e
quelle per le consegne differite nel
tempo. È il contango a incoraggiare
l’accumulo di scorte: quando c’è (ed
è abbastanza ampio da ripagare an-
che le spese) basta conservare il pe-
trolio per ottenere un profitto. Lo
stoccaggio a bordo di navi smette di
essere conveniente quando i noli sal-
gono alle stelle, a meno che il contan-
go non aumenti anch’esso a dismisu-
ra. Ed è proprio ciò che sta accadendo.
Il mercato si è adeguato in fretta
alla nuova situazione, accentuando la
discesa del prezzo del petrolio per
consegna vicina. Così il Brent per
maggio è arrivato a costare , /
barile in meno rispetto a quello per
novembre, un record da febbraio
, mentre lo spread a mesi si è
spinto ai massimi dal (, ).
La guerra dei prezzi rischia di pro-
seguire a lungo. L’Opec Plus, secondo
in discrezioni, avrebbe cancellato an-
che una riunione tecnica ristretta che
avrebbe dovuto svolgersi il marzo
(stavolta in videoconferenza per via
del coronavirus). I sauditi, dopo lo
strappo con la Russia, hanno rifiutato
di partecipare.
Sul mercato del petrolio Riad sta
ormai sfidando apertamente l’ex al-
leato: le forniture extra previste per
aprile – ben , milioni di barili in più
rispetto a questo mese – sono state
offerte soprattutto a clienti europei e
asiatici, secondo fonti Reuters, nelle
aree che di solito importano molto
dalla Russia. In Europa, dove sarebbe
stata contattata anche Eni, si dice che
i sauditi abbiano triplicato le vendite.
Sul mercato fisico i prezzi delle
principali qualità di greggio russo –
l’Ural, acquistato in Europa, e l’Espo
Blend, esportato in Asia – sono già
crollati sotto i colpi della concorrenza
saudita. Ma per molte raffinerie Riad
resta il fornitore più conveniente do-
po i supersconti di listino annunciati
lo scorso weekend.
L’Arabia Saudita potrebbe in effet-
ti aver bisogno di qualche petroliera
in più per i , milioni di barili di
greggio che punta ad esportare ad
aprile. Ma il recente boom di prenota-
zioni lascia comunque perplessi.
Bahri, la società di navigazione del
Regno, ha una flotta di ben Vlcc, le
Very Large Crude Carriers, da mb di
capacità. Eppure ne ha “provvisoria-
mente” prenotate altre secondo
Reuters, di cui ben per la rotta verso
gli Usa (dove nelle ultime settimane
aveva spedito solo mila bg in me-
dia). Altri produttori hanno nel frat-
tempo preso d’assalto il mercato delle
Vlcc , contribuendo all’impennata dei
noli, che sta contagiando anche le
Suezmax. Ma i rialzi almeno per il
momento restano teorici: resta da ve-
dere chi davvero sarà disposto a pa-
gare queste difre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’insegnante che ha ricevuto una picco-
la eredità. O le due nonne, prese dall’an-
sia del virus, che chiamano per essere
rassicurate. Fino all’agente di commer-
cio intraprendente che pensa di appro-
fittare del ribasso in Borsa. In queste ore
i consulenti finanziari sono bersagliati
da telefonate ed email: «Bisogna fare il
nostro mestiere, suggerendo di non
vendere in questo momento di estrema
volatilità, soprattutto se l’asset alloca-
tion è stata realizzata rispettando profilo
di rischio e obiettivi di investimento –
hanno raccontato alcuni di loro su
Plus di domani–. Allo stesso tempo
però dobbiamo essere anche un po’ psi-
cologi, rassicurando i clienti».
Un obiettivo quest’ultimo già rag-
giunto in passato come emerge dai
dati Assoreti per la precedente crisi: a
fine , l’anno dopo il crack Leh-
man, i clienti delle reti italiane erano
, milioni contro i , del e
i , milioni del . Un leggero calo
dunque. Sempre dai dati Assoreti,
vien fuori che la produttività delle reti
è stata ben più alta dell’intero sistema
nel biennio -. Nel dettaglio,
il ha visto per le reti un calo di
raccolta netta di Oicr (fondi e Sicav)
del ,% contro un meno % per il si-
stema (banche e altri). L’anno succes-
sivo, i consulenti registravano una
raccolta netta in crescita del ,%
contro un calo del ,% del sistema. A
riprova della maggiore resilienza.
Domani su Plus ci saranno quindi
i suggerimenti dei consulenti. Inoltre
per chiarire dubbi sui vostri portafogli,
Plus mette a disposizione il tradizio-
nale canale di comunicazione: scrivete
a plus@ilsoleore.com inserendo nel-
l’oggetto dell’email “coronavirus”. Po-
tete poi spedire una lettera a redazione
Plus-Il SoleOre, via Monte Rosa ,
cap , Milano.
—V.D’A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
# Contango
PAROLA CHIAVE
Mercato dei futures
Sul mercato dei futures, il contango
è quella condizione del mercato in
cui i contratti a pronti hanno un
prezzo più alto di quelli con
scadenze lontane. Sui mercati delle
materie prime spesso è indice di un
eccesso di offerta e incoraggia
l’accumulo di scorte. La situazione
contraria, prezzi spot più alti di quelli
a futuri, è nota come backwardation.
La rappresentazione grafica delle
quotazioni dei contratti futures
con scadenze diverse è detta
curva forward