Il Sole 24 Ore Lunedì 9 Marzo 2020 7
Primo Piano
Debito sovrano
e rating
Euro, l’Italia spreca
24 miliardi all’anno
Per la Bce finanze pubbliche sane fanno crescere lo «sconto» di cui godono emittenti
di titoli pubblici in divisa di riserva come la nostra: la Germania risparmia mld l’anno
Giuseppe Chiellino
L
o status di valuta di riserva internazionale
porta con sé un grande privilegio. Tanto
grande da essere definito «esorbitante». In
cosa consiste? La domanda di titoli in valuta
estera, sicuri e liquidi, da parte di investitori
istituzionali di altri Paesi riduce i costi di
finanziamento per i governi che emettono titoli in tali
valute. Mentre è fuori discussione il privilegio
esorbitante (si veda anche la scheda a sinistra) di cui
beneficia il dollaro, meno conosciuto è l’effetto
sull’euro e sui costi di finanziamento del debito
pubblico degli Stati che l’hanno adottato. Non tutti,
però, ne beneficiano. A cominciare dall’Italia che
“spreca” circa miliardi l’anno.
Un corposo capitolo dell’ultimo Rapporto Bce sul
ruolo internazionale dell’euro mette a fuoco il
contesto e quantifica i benefici per il dollaro e per
alcuni emittenti sovrani in euro. Firmato da
Johannes Gräb, Thomas Kostka e Dominic Quint, lo
studio spiega che il metro corretto per calcolare il
vantaggio di cui godono alcuni Paesi, è la quota di
riserve ufficiali estere nello stock di debito con rating
elevato in circolazione. «Una metrica – affermano gli
autori – in cui l’euro è alla pari con il dollaro», come
mostra il primo grafico a destra. Le stime
suggeriscono che il privilegio esorbitante di cui
godono questi pochi emittenti sovrani in euro è
«economicamente significativo»: punti base
contro i circa degli Stati Uniti.
Il problema, come si diceva, è che questi benefici
non sono distribuiti tra tutti i Paesi della moneta
unica. Le riserve ufficiali estere di debito pubblico in
euro sono concentrate solo su pochi emittenti sovrani
che godono di un rating elevato. Lo studio non si
dilunga su quali siano questi Paesi, ma nei grafici e
nelle tabelle ne indica quattro: Germania, Olanda,
Francia e Austria. Tutti con doppia o tripla A. L’Italia,
che con la tripla B resta faticosamente appena al di
sopra del livello “non investment grade”, si perde
molto del vantaggio di stare nell’area euro.
L’Ufficio studi del Sole Ore ha applicato i punti
base stimati dai ricercatori Bce al debito italiano e a
quello tedesco per calcolare, in termini assoluti,
quanto ci perde l’Italia e quanto ci guadagna la
Germania.
Nel solo la Germania ha emesso debito pubblico
per miliardi, con vita media di , anni, con un
risparmio di poco superiore a miliardi di euro.
Andando a ritroso, nel i collocamenti di Bund
sono stati di meno e il risparmio prospettico è stato
“solo” di , miliardi. Nel il risparmio era stato di
miliardi. E si potrebbe continuare. In media, dal
i contribuenti tedeschi hanno accumulato un
risparmio di oltre miliardi all’anno. Per l’Italia vale il
discorso inverso e con cifre molto più alte, considerate
le dimensioni del debito. Lo scorso anno lo Stato
italiano ha collocato BTp e altri titoli per quasi
miliardi di euro, di cui miliardi con durata superiore
i anni e con una vita media di di , anni. La
“perdita” per il mancato beneficio di appartenere
all’euro è stata di oltre miliardi. Applicando lo stesso
criterio ai due anni precedenti, l’aggravio di costi
accumulato sale a , miliardi nel e a più di nel
. Tutto a carico dei contribuenti italiani.
La conclusione dello studio dei ricercatori Bce - che
non citano l’Italia - è la seguente: «Il rafforzamento
della qualità creditizia del debito in essere, in
particolare con politiche di bilancio solide e sostenibili,
contribuirebbe ad aumentare l’offerta di “debito
sicuro” nell’area dell’euro e ad aumentare il fascino
globale della moneta unica. Ciò, a sua volta, aiuterebbe
il “privilegio esorbitante” dell’euro ad essere più
ampiamente condiviso e distribuito tra gli emittenti
sovrani dell’Euro zona». Vantaggi per tutti e non solo
per alcuni, mettendo ordine alle finanze pubbliche di
chi oggi si perde il privilegio di stare nell’euro. Ma c’è
anche un’altra strada indicata: «A più lungo termine
potrebbe contribuire a questo obiettivo la creazione di
un “safe asset” comune della zona euro, su decisione
degli Stati membri, in modo da non compromettere gli
stimoli per politiche fiscali nazionali sane (ed evitare il
moral hazard, ndr)». La parola Eurobond è tabù, ma è
di questo che si sta parlando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: Bce
Fonte: Bce
Quota ufciale
in mani straniere
Dati in %
DEBITO
SOVRANO
Cresciuto
nel tempo
Dati in punti
base
PRIVILEGIO
ESORBITANTE
’80’84’88’92’96’00’04’08’12’
0
10
20
30
GIAPPONE
REGNO UNITO
USA
AREA EURO
SICURA AGGREGATA
(GERMANIA, FRANCIA,
PAESI BASSI, AUSTRIA)
YEN
POUND
DOLLARO
EURO
’80’85’90’95’00’05’10’
0
40
80
160
120
Il confronto tra le valute di riserva
DAL DOLLARO
ALL’EURO
Il significato
Una valuta
dal «privilegio
esorbitante»
Negli anni
Valéry Giscard
d’Estaing, allora
ministro delle
Finanze francese,
coniò il termine per
sottolineare il ruolo
unico del dollaro nel
sistema di Bretton
Woods che
permetteva agli Stati
Uniti di ridurre i costi
di finanziamento
esterno, dato che il
debito degli Stati
Uniti proteggeva (e
protegge) gli
investitori ufficiali
internazionali dalla
volatilità dei capitali e
dal rischio di cambio.
Oggi fa riferimento ai
benefici di cui
godono i Paesi sotto
forma di costi di
indebitamento
esterni o rendimenti
netti sulla loro
posizione di
investimento
internazionale.
La forza della moneta unica. La presidente Bce Christine Lagarde firma una banconota da 20 euro
REUTERS
IL SOLE 24 ORE,
7 MARZO 2018,
PAGINA 5
Romano Prodi e
Alberto Quadrio
Curzio rilanciano
il tema Eurobond,
titoli di debito
pubblico
dell’Eurozona
per finanziare
politiche
comuni
La Bce
stima in 110
punti base
il privilegio
di cui godo-
no gli emit-
tenti in
euro con
doppia o
tripla A.
L’Italia, con
BBB, è ta-
gliata fuori