6 Sabato 7 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore
Primo Piano Coronavirus
I MERCATI
Il rally dell’oro. L’oro mette a segno la migliore
settimana dal 2016. Le quotazioni sono salite di quasi il
7%, portando il prezzo a 1680 dollari l’oncia, con la fuga
degli investitori dai mercati azionari per cercare riparo nei
beni rifugio a causa degli effetti del coronavirus.
95 miliardi di euro
CAPITALIZZAZIONE BRUCIATA A PIAZZA AFFARI
Piazza Affari paga a duro prezzo l’effetto Coronavirus. In due
settimane il Ftse Mib ha bruciato oltre 95 miliardi di euro.
Maximilian Cellino
«S
e ci si muove in ma-
niera accorta e con
gradualità, quella
attuale può rappre-
sentare un’occasione per tornare
ad accumulare azioni, soprattutto
per i risparmiatori italiani». Può
utilizzare tutta la prudenza resa
necessaria dalle circostanze del
momento Alberto Foà, ma le sue
parole lasciano facilmente traspa-
rire quanto il suo pensiero sia di-
stante da chi profetizza catastrofi
imminenti sui mercati finanziari (e
non manca di questi tempi). A con-
vincere il fondatore e presidente di
AcomeA Sgr è un’esperienza ormai
pluridecennale, che gli regala una
conoscenza molto approfondita
degli ingranaggi che muovono i li-
stini: «In anni che faccio questo
mestiere – confessa a Il Sole Ore
- ho sempre assistito a mercati che
reagiscono alle crisi ragionando
sulle prospettive economiche e in-
vestitori tornare ad acquistare nel
momento in cui si vedono i primi
segnali di stabilizzazione».
Non crede quindi che il crollo
dei mercati scatenato dalla diffu-
sione dell'epidemia di coronavirus
sia in fondo differente dagli altri?
Penso che ogni crisi sia diversa. In
questo caso abbiamo assistito a un
evento inatteso ed esogeno al siste-
ma che minaccia di avere conse-
guenze importanti sulla domanda
e in particolare sui consumi legati
a trasporti, vacanze e in generale al
tempo libero. Adesso ci troviamo
ancora in una fase di forte incertez-
za, ma nel momento in cui avremo
maggior chiarezza sulla durata e
sulla portata del contagio e anche
riguardo al possibile impatto
sull'economia globale si potrà an-
che tornare a ragionare sugli svi-
luppi futuri.
Quanto pensa possa durare?
Al momento è impossibile da stabi-
lire, perché l’epidemia è un evento
una tantum, che provoca in sé una
contrazione della domanda tempo-
ranea. Se però la recessione tecnica,
che ormai appare inevitabile, do-
vesse perdurare c’è il rischio che si
inneschi un’ondata di fallimenti di
imprese in grado di impattare an-
che sul sistema finanziario. In que-
sto caso l’effetto sulle Borse po-
trebbe essere importante, di porta-
ta anche doppia o tripla rispetto a
ciò a cui abbiamo assistito nelle ul-
time due settimane, ma il ragiona-
mento non cambia: a un certo pun-
to - le recessioni si concludono e il
mercato, che si muove sempre in
anticipo, inizierà a ragionare sui
prezzi e su una ripresa: così come
non credo possa esserci una fase
rialzista che dura per sempre, non
esiste neanche una ribassista che
sia eterna. Aggiungo anche che i
movimenti di ribasso sono più in-
tensi ma anche più di breve durata
rispetto ai rialzi.
A proposito di prezzi, le valuta-
zioni di Borsa non sono ancora
troppo elevate?
Non tutte le Borse internazionali
sono care, Wall Street probabil-
mente lo è più di altre, ma la cresci-
ta resta concentrata in certi settori.
Oggi, con i listini scesi in media del
-% vedo per esempio azioni le-
gate al settore del turismo che han-
no anche dimezzato i prezzi. Stento
a credere che da qui a un paio di an-
ni non si faranno più crociere o
viaggi aerei, come le penalizzazioni
inferte a certi titoli sembrano voler-
ci indicare.
Come si sta comportando il ri-
sparmiatore italiano?
Non vedo particolari reazioni per il
momento, prima di tutto perché la
caduta è stata improvvisa e poi per-
ché gli italiani sono poco investiti in
Borsa, quasi niente anzi, e sono
certo più sensibili ai movimenti sui
titoli di Stato che finora non sono
stati altrettanto violenti. A maggior
ragione penso quindi che, poiché la
ricchezza finanziaria degli italiani
è oggi parcheggiata nei conti cor-
renti per quasi . miliardi e, per
il resto, prevalentemente investita
in obbligazioni bancarie, titoli di
Stato e polizze assicurative che or-
mai rendono poco o niente, una fa-
se di ribasso pesante possa costitu-
ire un'opportunità per affacciarsi
con una quota minima in Borsa.
E l'industria come reagirà? As-
sisteremo al proliferare di pro-
dotti che offrono protezione con-
tro i ribassi?
I mercati finanziari sono, per loro
natura, caratterizzati dalla volati-
lità senza la quale i mercati non
esisterebbero. Esistono già stru-
menti che mirano a ridurre le
oscillazioni dei prezzi, ma la vola-
tilità non può essere eliminata del
tutto e, in ogni caso il costo per
controllarla completamente è tal-
mente elevato da annullare i bene-
fici dell'investimento.
Qual è allora la ricetta giusta?
Anche se è difficile restare indiffe-
renti di fronte alle notizie che si
succedono sulla diffusione del vi-
rus occorre comunque cercare di
mettere da parte l’emotività e ra-
gionare su prezzi e valutazioni.
Tanto più il consenso generale è
negativo e si fatica a vedere la fine
del tunnel, tanto più si avvicina il
momento di comprare.
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L’INTERVISTA
Alberto Foà. Fondatore e presidente di AcomeA Sgr:
«Una fase di ribasso può rappresentare un’opportunità»
«Risparmiatori italiani,
si apre un’occasione
per accumulare azioni»
Borse, nuovo shock in Europa
Bund tedesco ai minimi storici
La giornata. Lo spread supera intraday punti. Wall Street cade, poi limita le perdite in chiusura
Dall’inizio della crisi le Borse mondiali bruciano quasi mila miliardi di dollari di capitalizzazione
Marco Valsania
NEW YORK
La diffusione del coronavirus ha
continuato a tenere in forte allarme
i mercati globali, con il conto della
market cap evaporata in poco più
d’una decina di sedute che, secondo
gli analisti statunitensi, minaccia di
avvicinarsi ai diecimila miliardi di
dollari. A Wall Street sono scattate
ieri nuove ondate di vendite di azio-
ni e commodities, accompagnate da
corse verso i beni rifugio nonostan-
te un robusto dato sull’occupazione
americana in febbraio. I «sicuri» ti-
toli del Tesoro Usa a dieci anni han-
no visto i prezzi impennarsi e i ren-
dimenti scivolare sotto lo ,%, allo
,%, un nuovo record. I princi-
pali indici azionari, Dow Jones, S&P
e Nasdaq, sono invece scesi nel
pomeriggio tra il % e il % (per poi
recuperare parzialmente nel fina-
le), archiviando una settimana ter-
minata con limitate variazioni com-
plessive ma ad altissima volatilità
nelle singole sedute. Sulle piazze
merci il petrolio è crollato, dell',%
il benchmark globale Brent e di
quasi il % il Wti americano (si veda
servizio a p. ).
Tutte le piazze azionarie mondiali
hanno conosciuto brusche altalene
nelle ultime cinque giornate, culmi-
nate in nuovi cali nelle ultime ore,
dopo una settimana nella quale ave-
vano già visto svanire l'equivalente
del Pil del Giappone. Bank of Ameri-
ca, senza contare le scosse di ieri, ha
stimato la capitalizzazione svanita
da tutte le borse in novemila miliardi.
In Europa l’indice Stoxx ha
ceduto ieri il ,%, vanificando ogni
tentativo di guadagni settimanali.
Tra i segmenti più colpiti, viaggi, tu-
rismo e aerospazio: Airbus ha indi-
cato di non aver ricevuto nuovi ordi-
ni di aerei in febbraio e il titolo ha
perso quasi il per cento. Flessioni
sono scattate anche per le società di
materie prime, dell’energia, dell’auto
e del comparto bancario.
La diffusione della preoccupa-
zione è parsa chiara sull'intero vec-
chio continente: l'indice Ftse Mib di
Piazza affari ha lasciato sul parterre
il ,%; l’Ftse a Londra è sceso
del ,%; il Dax tedesco e' caduto del
,%; il Cac francese il , per cen-
to. I titoli di stato tedeschi, asset ri-
fugio quanto i bond americani ol-
treoceano, sono andati a ruba spin-
gendo i loro rendimenti negativi a
nuovi minimi, -% per il decen-
nale, in calo di sei punti base, e
-% per il trentennale. Il con-
temporaneo rialzo dei tassi sui titoli
italiani ha portato lo spread BTp-
Bund a sfondare quota punti per
poi chiudere poco sopra .
In Asia l’indice azionario giappo-
nese Nikkei ha guidato i ribassi con
perdite del , per cento. Simili ritira-
te hanno evidenziato il Kospi sudco-
reano, sceso del ,%, come lo Hang
Seng di Hong Kong, che ha perso il
, per cento.
Lo spettro del Covid- ha conti-
nuato a far scattare revisioni delle
prospettive economiche e di busi-
ness globali innervosendo gli opera-
tori. Moody's ha ridimensionato
l'outlook per numerosi paesi, tra i
quali Italia, Francia e Germania.
L’Italia è «probabilmente in reces-
sione», ha indicato, e l'intera aerea
euro potrebbe vedere una crescita
ferma quest'anno allo ,% anziché
raggiungere l’, per cento. I rischi di
una recessione globale sono inoltre
in aumento. S&P Global ha tagliato le
attese di crescita per l'area Asia-Paci-
fico al % dal , per cento.
Negli Stati Uniti il grande fondo
Sequoia Capital, fin da giovedì sera,
ha ammonito le aziende nel suo
portafoglio sull'impatto del corona-
virus, invitandole a prepararsi a
tempi difficili. L'ultimo grande av-
vertimento Sequoia l'aveva lanciato
nel , il momento della crisi fi-
nanziaria, con una nota che aveva
allora destato scalpore, «RIP Good
Times», addio ai tempi felici.
A rassicurare gli investitori non è
bastato l’effetto del taglio d’emer-
genza da parte della Federal Reserve
dei tassi d'interesse americani, né la
promessa di risposte coordinate da
parte dei paesi del G. I mercati si
aspettano ulteriori azioni delle ban-
che centrali, negli Usa e in Europa, e
interventi di politica fiscale, con pia-
ni di spesa pubblica e di sgravi delle
imposte che aiutino a contenere le
tensioni economiche. Simili risposte
sono tuttavia parse latitare, a comin-
ciare dagli Stati Uniti.
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FALCHI & COLOMBE
CHRISTINE LAGARDE NON RIPETA GLI ERRORI DI POWELL
—Continua da pagina
C
ome ha fatto l'altro ie-
ri la banca centrale ca-
nadese, costretta dal-
l’ancoraggio di fatto
della sua valuta al dollaro sta-
tunitense. E come invece non
dovrebbe fare la Bce, che ge-
stisce invece una delle cinque
monete al mondo – euro, yen,
sterlina, dollari americano ed
austrialiano - che sono libere
da ancoraggi.
L'errore compiuto dalla Fed
è ovviamente nel metodo, non
nel merito. In politica moneta-
ria tutto si può dire e fare, pur-
ché sia motivato e credibile.
Nessuno di questi due aggettivi
può essere utilizzato per valu-
tare la decisione presa da
Powell ed all'unanimità dal suo
consiglio. Più in dettaglio, una
strategia di politica monetaria
può includere le sorprese, e
può anche assumere un ap-
proccio preventivo, purchè en-
trambe le caratteristiche siano
il risultato di una scelta traspa-
rente e robusta.
La Fed ha attuato una sor-
presa sotto due punti di vista,
che riguardano rispettivamen-
te le dimensioni della riduzione
e la sua tempistica. Per quel che
concerne l'ammontare della ca-
duta del tasso di riferimento,
dal ad oggi una riduzione
di almeno cinquanta punti base
è avvenuta solo undici volte, di
cui quattro volte nel periodo in
cui la Fed ha dovuto affrontare
la crisi finanziaria causata dal-
lo scoppio della cosidetta bolla
dot.com nel , e cinque vol-
te per fronteggiare la Grande
Crisi Finanziaria del , an-
che essa innescata dalla scop-
pio di una bolla, quella immo-
biliare; poi una simile riduzio-
ne è avvenuta una volta nel
e una nel .
Inoltre cinquanta punti base
di riduzione non si vedevano
dall'ottobre del , oltre un-
dici anni fa. Anche la tempisti-
ca – una comunicazione non
calendarizzata, rispetto a
quelle corrispondenti alle riu-
nione del consiglio della Fed –
è stata assolutamente non con-
venzionale.
Possono le banche centrali
fare sorprese? Certo, purché ab-
biamo tali sorprese abbiano due
requisiti: siano rare e motivate.
Fare sorprese significa eserci-
tare discrezionalità nella ge-
stione della politica monetaria.
Tecnicamente una sorpresa si-
gnifica che la politica moneta-
ria devia dalla regola monetaria
che caratterizza la condotta di
ciascuna banca centrale, che è
di per sé flessibile perché la
banca centrale può modificarne
le caratteristiche. La politica
monetaria è tanto più efficace
quando le sorprese sono ridotte
al minimo. Peraltro è lo stesso
risultato che si ottiene appli-
cando il vecchio adagio per cui
se si grida troppo “al lupo”, alla
fine non si viene creduti.
Inoltre la sorpresa deve esse-
re spiegata, ed essere credibile.
L'esempio recente più famoso:
di Donato Masciandaro
‘‘
Occorre
cercare
di mettere
da parte
l’emotività
e ragionare
su prezzi
e valutazioni
muovendosi
con cautela
Performance % di ieri e da inizio anno
IERI ULTIMA SETTIMANA
* Alle 21 ora italiana
Europe 600
Stoxx
Londra
Ftse 100
-3,
Parigi
Cac 40
-3,
Madrid
Ibex 35
-3,
-5,
Milano
Ftse Mib
-3,
Francoforte
Dax
New York
**S&P 500***
-3,
-1,
-2,
-3,
-1,
-2,
-3,
-4,
-3,
Le Borse
L’ANDAMENTO DEL VIX
L’indice della paura torna ai livelli Lehman
Quando le sedute di Borse sono di
quelle che fanno male – come
quella di ieri che a sua volta è la
scia di due settimane terribili per
l'azionario globale - l'altra faccia
della medaglia è vedere la volatilità
prendere il largo. L'indice Vix –che
misura la velocità delle escursioni
delle quotazioni a Wall Street – è
balzato nell'ultima seduta oltre
punti, mettendo a segno un rialzo
quotidiano del %. Lo stesso
indicatore nell'ultima settimana è
salito del %. Da metà febbraio –
da quando il Coronavirus si è
imposto nell'agenda setting dei
media globali uscendo dai confini
asiatici – la volatilità sui mercati
azionari si è impennata del %.
Ai valori attuali il Vix è tornato
profondamente indietro nel
tempo. Siamo ai livelli dell'estate
del quando i mercati
finanziari furono scossi dal
contagio della crisi dei debiti
sovrani nell'Eurozona dalla Grecia
all'Italia. L'area dei punti è la
stessa del post-Lehman Brothers.
Quando la banca d'affari fallì nel
settembre del – segnando il
punto più alto della crisi dei mutui
subprime – il Vix superò
addirittura gli punti ma poi ci
volle più di un anno prima che
tornasse sotto i punti, quella
che viene considerata dagli
investitori un'area di normalità. E
che di solito viene accompagnata
da graduali rialzi delle Borse.
Per il Vix si tratta della settima
seduta consecutiva sopra i
punti, la striscia più lungo
dall'estate del . Di questo
passo non è da escludere che la
volatilità resti elevata anche nelle
prossime settimane anche perché
al momento il Coronavirus – che di
fatto si sta trasformando nel
nuovo cigno nero dei mercati – è al
momento un virus senza vaccino e
potenzialmente ad impatto
globale. Allo stesso tempo la forte
discesa dei rendimenti
obbligazionari – con i Treasury a
anni scivolati nel nuovo minimo
storico di centesimi – vuol dire
che gli investitori si aspettano altri
tagli dei tassi per fronteggiare una
situazione finanziaria giudicata
del tutto incerta. E l'incertezza è il
pane della volatilità, che piace
tanto ai day-trader ma che
preoccupa tutte le altre categorie
di investitori e risparmiatori.
—Vito Lops
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FALCHI
& COLOMBE
il «whatever it takes. Trust me»
di Mario Draghi del luglio
fu senz'altro una sopresa, fu
senza dubbio spiegato – inter-
vento contro il rischio di ride-
nominazione dell'euro – e fu al-
trettanto certamente creduto.
E la mossa di Powell come è
stata spiegata? Semplicemente
non è stata spiegata, a parte il
generico riferimento al rischio
da coronavirus. Una scelta la
cui opacità è stata ampliamente
mostrata da almeno due conse-
guenze. Innanzitutto le reazio-
ni contrastanti ed inattese dei
mercati finanziari. Poi la plura-
lità interpretazioni che sono
state offerte, e che continue-
ranno ad essere offerte. Come
per l'oracolo di Delfi, non certo
come per le parole di Draghi.
La spiegazioni più suggerita
è quella di una strategia di poli-
tica monetaria d'anticipo: la
Fed vuol prevenire gli squilibri
reali e deflattivi, per minimiz-
zare l'impatto. Ma non sta in
50
PUNTI
BASE
La sforbiciata ai
tassi d’interesse
operata in
settimana a
sorpresa dalla
Federal reserve
piedi. Una politica monetaria
d'anticipo è altro. Un esempio.
La Fed pubblica previsioni dei
membri del suo Consiglio – in-
dividuali ed anonime – sull'an-
damento atteso di crescita eco-
nomica e prezzi, in cui ciascuno
incorpora per giunta una sog-
gettiva ed implicita politica mo-
netaria ottimale. Tale procedu-
ra dovrebbe essere sostituita
dalla previone – collettiva ed
ufficiale – della Fed, rispetto al-
la quale definire i termini della
propria funzione di reazione. In
questo caso, se un evento inat-
teso – come il rischio corona vi-
rus – causa una variazione nelle
attese della Fed – quantificabile
- provocherà a catena una cam-
bio nella politica monetaria.
Una politica d'anticipo può
esistere, purchè sia trasparente,
motivata e credibile. La Bce do-
vrà fare particolarmente atten-
zione a quello che dice e quello
che fa la prossima settimana.
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