Le Scienze - 04.2020

(ff) #1

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Povera scienza

giornalista informatico e studioso
della disinformazione nei media

di Paolo Attivissimo


SETI@home va in stand-by

Classico esempio di scienza fatta dai cittadini,
il progetto di calcolo distribuito sospende la ricerca di ET

P

er vent’anni, centinaia di miglia-
ia di computer di utenti comuni in
tutto il mondo hanno analizzato se-
gnali radio provenienti dallo spazio alla ricer-
ca di segnali di intelligenze extraterrestri per
il progetto SETI@home, coordinato dall’Uni-
versità della California a Berkeley. Ora il pro-
getto chiude i battenti: formalmente è solo
una sospensione, ma ha tutta l’aria di essere
un fermo definitivo. Nessun segnale artificia-
le extraterrestre è stato trovato.
SETI@home è stato uno dei progetti di cal-
colo distribuito più popolari e longevi: un
classico esempio di scienza fatta dai comu-
ni cittadini, coordinati via Internet, usando
i tempi morti e la potenza di calcolo dei loro
computer per filtrare, elaborare e preselezio-
nare piccole porzioni dei segnali grezzi prove-
nienti dallo spazio tramite i grandi radiotele-
scopi di Arecibo, nell’isola caraibica di Porto
Rico, e di Green Bank, negli Stati Uniti, pre-
parandoli per la successiva analisi da parte dei
ricercatori del progetto. A fine marzo 2020
è stata sospesa la distribuzione dei dati e i ri-
cercatori si concentreranno ora sull’analisi di
quelli già forniti dagli utenti, per poi pubbli-
carne un articolo scientifico.

Un pieno successo
La mancata scoperta di un segnale intelli-
gente non terrestre può sembrare una delu-
sione, dopo due decenni di lavoro, tuttavia le
speranze erano poche già in partenza, per via
della porzione di cielo e di spettro radio mol-
to limitata che era possibile ascoltare, e co-
munque non si trattava dell’unico obiettivo
del progetto. SETI@home, infatti, intendeva
anche dimostrare la validità e la fattibilità del
concetto di calcolo distribuito, che nel 1999
era ancora incerto, e in questo senso è stato un
pieno successo.
Da questa ricerca sono scaturiti altri pro-
getti di calcolo distribuito ed è anche nato un
kit di programmi informatici completo e uni-

versale per applicazioni di questo genere. Si
chiama BOINC (da Berkeley Open Infrastruc-
ture for Network Computing) ed è già usa-
to da tempo per ricerche matematiche, fisi-
che, biologiche, sismologiche, climatiche,
ambientali e astronomiche. Un altro proget-
to analogo, chiamato GIMPS (da Great Inter-
net Mersenne Prime Search), ha già scoperto
17 numeri primi di Mersenne dal suo debutto,
che risale al 1996 e lo rende progenitore di tut-
ti gli altri.
Il più grande risultato di queste proposte
di citizen science, però, non è dato dalle lo-
ro scoperte scientifiche, ma dalla loro capaci-
tà di coinvolgere direttamente le persone co-
muni nello sviluppo della scienza. Gli utenti
partecipano ai forum tematici, imparano con-
cetti e metodi, conoscono altre persone altret-
tanto appassionate; alcuni di loro intrapren-
dono carriere scientifiche. Con SETI@home
non abbiamo scoperto intelligenze fuori dal-
la Terra, ma stiamo facendo aumentare quel-
le sul nostro pianeta, dove ne abbiamo parti-
colare bisogno.

Risultato significativo
Nel caso specifico della ricerca di segna-
li intelligenti extraterrestri, inoltre, anche un
risultato negativo, per quanto provvisorio e
parziale, è comunque significativo. Indica che
le civiltà tecnologiche sono rare e che ci vuole
ben più di una piccola rete buttata a caso in un
angolo dell’oceano cosmico per pescare qual-
cosa di appetibile. Così come le fotografie del-
la Terra vista dalla Luna dagli astronauti delle
missioni Apollo hanno offerto, cinquant’an-
ni fa, un segno emotivamente risonante della
fragilità del nostro pianeta, il silenzio con cui
lo spazio ha risposto finora alle chiamate di
SETI@home è eloquentissimo.
Arthur C. Clarke scrisse che ci sono due
sole possibilità: o siamo completamente soli
nell’universo, o non lo siamo, ed entrambe so-
no ugualmente terrificanti.
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