Prima Pagina
sindaco di Afragola. A Lucera, Foggia, è di-
ventato virale il video del primo cittadino
che in dialetto chiarisce di non rinchiudersi
nei garage a giocare a tressette, perché poi
nell’aldilà le carte non ci sono. A Boscoreale,
Benevento, quello di Giuseppe Balzano che
spiega le misure contro il «corona-ro-virus»
e la potenziale crescita dei «sieropositivi».
Là vicino, sul monte Cila, continuano co-
munque gli incendi dolosi. Mentre più giù, in
Basilicata, la terra dove Cristo non è mai arri-
vato, nella piazza principale di Potenza, di
fronte al Teatro Stabile, l’unico rumore di vi-
ta è quello del motore di scongelamento del-
la pista di pattinaggio sul ghiaccio: ha resisti-
to ino all’ultimo, ci sono ancora i cartelli che
intimano di conservare (non si sa come) la
distanza di un metro dagli altri, pattinando.
Ma ino all’altro giorno, alle pendici della cit-
tà, nel parco luviale del Basento, il sindaco
Guarente ha dovuto far intervenire le forze
dell’ordine, per disperdere gli assembramen-
ti di passeggiatori accaniti.
Ecco, sono forse rimasti i sindaci, quando
gli riesce, l’unico avamposto di comprensibi-
lità, prima del salto nel burrone. Una meta-
morfosi che arriva a riguardare anche i go-
vernatori, quelli con la vocazione al pugno di
ferro e soprattutto quelli che hanno fatto i
sindaci, come Vincenzo De Luca o Michele
Emiliano. La cosiddetta «distanza sociale»
che si sta cercando di imporre tra le persone,
e che in questo sud tende a slittare nel con-
trollo sociale. Può essere una questione di
rapporti personali, per cui in strada a Termo-
li puoi sentire dire: «Giovanni io te lo dico: fai
la cortesia, vattene a casa. C’hai un’età, t’ho
visto in giro tutta la mattina, e anche ieri se-
ra. Un favore personale, non uscire». O slitta-
re in una specie di paternalismo istituziona-
le. Esempio: «Uno per panchina, non di più»,
oppure «a fare la spesa massimo in due», al-
cuni dei principi-base diramati da Mastella,
il sindaco che su facebook ha pubblicato il
suo cellulare con la raccomandazione «chia-
matemi per qualsiasi cosa» e da casa ha
messo su una specie multiservizi uniperso-
nale, che evade le richieste: lo speciale latte
in polvere, i controlli da mandare all’azienda,
le proteste da sedare. «No, scusi, non è vero
che tutti i comuni hanno distribuito ma-
scherine: hanno detto di metterle»; «Signo-
ra, fate il piacere, riempite il foglio, lo dovete
fare voi, si chiama auto certiicazione perché
“auto” signiica che ciascuno lo fa da sé», e
via così. Non si capisce afatto dove porterà
tutto questo, quando l’emergenza sarà pas-
sata. Ora è il momento di prepararsi, come
quando è annunciato un tifone: «Poi alla ine
magari devia, o forse no, ci prende in pieno.
Nessuno lo sa». Intanto, anche nella terra dei
fuochi girano con le mascherine. A Pomiglia-
no d’Arco, al tabaccaio vicino a casa Di Maio,
si fa la ila doppia: di qua le sigarette, di là
lotto e gratta e vinci. Fenomeno: chi vuol
prolungare la parentesi d’aria, fa passare
avanti gli altri. La gentilezza dilaga. Sembre-
rebbe una Svizzera se non fosse per i muri
che cascano a pezzi. Ad Acerra sfrecciano
come sempre i motorini: in due, senza casco,
ma con la mascherina. Appena lontano dalle
case, il termovalorizzatore continua senza
sosta a ingoiare riiuti: c’è la ila dei camion
in attesa, come un giorno qualunque. Accan-
to crescono i cavoli e le verze, tra i peschi in
iore, indisturbati. Q
Le giostre deserte di
Nola, nella cintura
metropolitana di Napoli
A BENEVENTO, CLEMENTE
MASTELLA HA MESSO IL SUO
CELLULARE SU FACEBOOK E
RISPONDE A CHIUNQUE: «SINDACO,
MA DOVE STA QUESTO VIRUS?»