MIRELLA SERRI
I
n vestaglietta leggera la
poetessa Amelia Rosselli
uscì sul balconcino dell’a-
bitazione in via del Coral-
lo a Roma. Un vicino la
scorse in stato confusio-
nale e, preoccupato delle
sue intenzioni, la convinse
a rientrare. Ma qualche ora
dopo, nel primo pomerig-
gio di quella domenica mol-
to tranquilla, Amelia spinse
una sedia sul terrazzino, vi
montò sopra, scavalcò la ba-
laustra e morì volando nel
cortile sottostante. Era l’11
febbraio 1996. Amelia Ros-
selli a 66 anni era ancora
molto bella, con i capelli a
caschetto, la figura slancia-
ta, il volto un po’ gonfio per
l’uso degli psicofarmaci e
per gli elettroshock.
Oggi, 28 marzo, ricorrono
90 anni dalla nascita della
scrittrice che è diventata il
simbolo di una lirica profeti-
ca e visionaria, ma anche l’im-
magine dell’opposizione a
ogni regime autoritario e to-
talitario, in quanto erede,
con i suoi scritti libertari, del-
la tradizione antifascista del
padre e dello zio, Carlo e Nel-
lo Rosselli. Adesso, a ricor-
darla proprio in questa chia-
ve, escono due biografie:
Miss Rosselli (Neri Pozza, pp.
240, € 18) di Renzo Paris,
poeta e saggista che le fu al
fianco come amico fraterno e
ne ricostruisce la storia an-
che seguendone i fantasmi e
le visioni, e il bel racconto di
Alice Zanotti Tutti gli appun-
tamenti mancati. Un ritratto
immaginario di Amelia Ros-
selli (prossimamente da Bom-
piani, pp. 256, € 17). Paris,
che si è ritagliato il ruolo di te-
stimone della vita di grandi
scrittori come Pier Paolo Pa-
solini e Alberto Moravia, cu-
gino di Amelia, individua più
di un mistero nella comples-
sa esistenza della scrittrice.
Melina, ovvero «piccola me-
la», come la chiamavano in fa-
miglia, aveva sette anni quan-
do sua madre, l’inglese Ma-
rion Cave, convocò i suoi tre
bambini e chiese loro se sape-
vano cosa volesse dire la paro-
la «assassinio». Il padre Carlo,
teorico del «socialismo libera-
le» ispirato al laburismo bri-
tannico, era stato assassinato
assieme a suo fratello Nello. I
Rosselli, spiati e pedinati per
giorni, erano stati uccisi a Ba-
gnoles-de-l’Orne, in Francia,
da una squadra di miliziani
appartenenti alla destra fran-
cese, su mandato dei servizi
segreti fascisti e di Galeazzo
Ciano. Sulla superstite fami-
glia Rosselli di religione
ebraica si abbatté la persecu-
zione razziale voluta da Beni-
to Mussolini. Dopo aver pere-
grinato tra Francia, Svizzera
e Inghilterra, le vedove di
Carlo e di Nello, la nonna
Amelia e i bambini partirono
da Liverpool per andare a vi-
vere in un sobborgo di New
York. Rientrarono in Italia al-
la fine della guerra.
Quando presero avvio le
voci persecutorie che affolla-
vano la mente di Amelia e
che gli psichiatri definirono
schizofrenia paranoide? In
coincidenza con la scompar-
sa della mamma, a cui Ame-
lia cercherà di rubare l’identi-
tà, facendosi chiamare come
lei e firmando con il suo no-
me? Oppure nel 1954, quan-
do morirà lo scrittore Rocco
Scotellaro, il «poeta contadi-
no» di cui si era innamorata?
Amelia fu sofferente fin da
adolescente, tormentata da
brusche oscillazioni d’umo-
re, insonnia e scoppi d’ira. A
metà degli anni Cinquanta
fu ricoverata in una clinica
psichiatrica romana e poi in
Svizzera per essere curata
dal celebre Ludwig Binswan-
ger. Dopo essere uscita dal-
la casa di cura decise che la
sua strada era la ricerca mu-
sicale, poi si dedicò alla
poesia. Fu la sua salvezza.
Introdotta da Alberto Mo-
ravia e da Dacia Maraini nei
circoli intellettuali romani,
fu scoperta da Pier Paolo Pa-
solini, che la definì poetessa
«cosmopolita» e ammirò la
carica spregiudicata e anar-
chica dei suoi versi. Ebbe mol-
teplici legami sentimentali,
quasi sempre con uomini più
adulti, sostitutivi della figura
paterna, tra i quali lo psichia-
tra Mario Tobino e il pittore
Renato Guttuso. Ma i fanta-
smi che la tormentavano si
riaffacciarono presto: si trat-
tava di personaggi maschili
che la spiavano, ed erano
agenti della Cia: «Purtroppo
in agosto», scrive, «sono ri-
prese le solite vocalità Cia...
si tratta dell’identico gruppo
di prima». Inseguita dai suoi
incubi, cercò protezione nel
Pci e nel Psi, si rivolse a San-
dro Pertini e ad altri valorosi
ex partigiani in grado, secon-
do lei, di fronteggiare gli spio-
ni americani.
A farla uscire dal suo isola-
mento e dalle sue ossessioni
furono i ragazzi del Sessan-
totto: Renzo Paris, militante
in uno dei tanti gruppi giova-
nili, la convocò alla libreria
Ferro di Cavallo per farle leg-
gere il poemetto Variazioni
belliche. Amelia diventò una
grande animatrice di festival
e di reading poetici e divenne
l’icona della protesta studen-
tesca che vide in lei e nella sua
poesia la personificazione del-
la memoria storica, dell’anti-
fascismo e il rifiuto di ogni dit-
tatura (negli anni che si apri-
rono con la strage di piazza
Fontana e proseguirono con
quella di Brescia si temeva in
ogni momento il colpo di Sta-
to e l’eversione nera).
Quando i movimenti giova-
nili persero il loro slancio,
Amelia, nonostante la sua no-
torietà fosse in gran crescita,
avvertì la perdita della socia-
lità e di quel contesto che un
tempo l’aveva aiutata a so-
pravvivere. «In questa mia ca-
sa», scrive, «c’è relativo silen-
zio... Quando l’isolamento è
eccessivo esco a fare quattro
passi». A farle compagnia era-
no rimaste le voci di suo pa-
dre e di suo zio e lei si abban-
donò al gesto estremo. —
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FIGLIA DI CARLO, IL MARTIRE ANTIFASCISTA, NASCEVA 90 ANNI FA. ESCONO DUE LIBRI
I fantasmi di Amelia
Profetica visionaria Rosselli
Icona libertaria
salvata dalla poesia
“Scoperta” da Pasolini
che ne ammirava
la carica anarchica
e spregiudicata
Uscita dai suoi incubi
grazie ai ragazzi del ’68,
divenne l’animatrice
di festival e reading
DINO IGNANI
Amelia Rosselli nacque a Parigi, dove il padre Carlo era esule, il 28 marzo 1930. È morta suicida a Roma l’11 febbraio 1996
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