FRANCESCO SPINI
MILANO
P
rima degli azionisti, le
banche devono soste-
nere famiglie e impre-
se sotto scacco per la
pandemia da Covid-19. Per
questo la Bce invita gli istituti
di credito a non prevedere ce-
dole per i soci «almeno fino a
ottobre» e lo stesso fa Banca d’I-
talia per gli istituti meno rile-
vanti posti sotto la propria su-
pervisione. La Vigilanza unica
di Francoforte, già convinta di
questa necessità, calca la ma-
no e chiede di «non pagare divi-
dendi o comprare azioni pro-
prie (i cosiddetti buyback) du-
rante la pandemia di Co-
vid-19». La raccomandazione,
si legge in una nota del Super-
visory Board, «riguarda i divi-
dendi relativi al 2019 e al
2020». La Bce si aspetta che le
banche «continuino a finanzia-
re le famiglie, le piccole impre-
se e le grandi aziende». In Ita-
lia lo stop dei dividendi vale
circa 6 miliardi a cui si aggiun-
gono altre risorse per i riacqui-
sti azionari. A livello euro-
peo, dice Andrea Enria, presi-
dente della Vigilanza unica,
la mossa «consentirà di man-
tenere nel sistema un totale
di 30 miliardi di capitale addi-
zionale di più alta qualità». Ri-
sorse aggiuntive «che posso-
no sostenere prestiti per 450
miliardi, una cifra molto im-
portante». Al contrario di
quanto accaduto nella crisi fi-
nanziaria del 2008, sottoli-
nea Enria, «le banche stavolta
non sono la fonte del proble-
ma. Ma abbiamo bisogno di
assicurarci che possano esse-
re parte della soluzione».
Di qui il monito della Bce
che «non cancella retroattiva-
mente i dividendi già pagati
da alcune banche in relazione
all'esercizio 2019», segnalano
da Francoforte. Ma i regolato-
ri si attendono «che le banche
che hanno chiesto ai propri
azionisti di votare sulla propo-
sta di distribuzione di dividen-
di nelle prossime assemblee
dei soci rettifichino tali propo-
ste in linea con la raccomanda-
zione aggiornata» e che gli
azionisti delle banche «si uni-
scano in questo sforzo colletti-
vo». E preservare così il capita-
le prezioso da usare «per soste-
nere famiglie, piccole attività
e aziende e/o assorbire le per-
dite sulle esposizioni già esi-
stenti verso tali clienti». E an-
che Bankitalia richiede un «ap-
proccio prudente e lungimi-
rante» ai propri vigilati. Pure
in Via Nazionale ritengono
che la priorità per le banche sia
mantenere robustezza e patri-
monializzazione per affronta-
re le sfide dell'economia reale.
La mossa della Vigilanza
Bce arriva dopo che, nella mat-
tinata, la Federazione banca-
ria europea (Ebf) aveva scritto
a Enria suggerendo però un in-
dirizzo più blando che, in buo-
na sostanza, sui dividendi rela-
tivi al 2019 (da pagare que-
st’anno) lasciava libertà ai sin-
goli istituti. La Bce, presa in
mano la situazione, è andata
oltre. Ora molti istituti italiani
dovranno riconsiderare la pro-
pria posizione. Finora le no-
stre big del credito apparivano
decise (eccezion fatta per Uni-
credit, visto che proprio l'ad
Mustier ha sollevato il tema a
livello di Ebf, di cui è presiden-
te) nel voler confermare le ce-
dole. Probabilmente le cose
cambieranno. Il gran consulto
dei banchieri è cominciato,
ma la via è sostanzialmente ob-
bligata. La prima a muoversi è
Intesa Sanpaolo che in una no-
ta informa che «l’ordine del
giorno del cda del 31 marzo,
che era già stato convocato in
via ordinaria nei giorni scorsi,
includerà l’esame dell’odierna
comunicazione della Bce sulla
politica dei dividendi nel con-
testo conseguente all’epide-
mia di Covid-19». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ILARIO LOMBARDO
ROMA
A
nche il viceministro
del M5S all’Econo-
mia Laura Castelli
ha guardato i video
di gente che urla di rabbia da-
vanti ai supermercati. Sono i
primi segni di un malessere so-
ciale che non va sottovalutato.
«Non lo facciamo – risponde –
Siamo consapevoli che la tenu-
ta dell’Italia dipende da paure
che vanno rassicurate. Siamo
già al lavoro su una rete territo-
riale di sussistenza».
Cittadini e imprese hanno bi-
sogno di soldi, subito. La tenu-
ta sociale dipende da questo.
«Ci stiamo attrezzando, stiamo
solo discutendo se dare i soldi di-
rettamente ai cittadini, o sospen-
dere alcune spese. Un esempio:
ti do i soldi per pagare le bollette
o ti sospendo le bollette? Io pre-
ferisco la prima ipotesi, così ga-
rantisco la continuità aziendale
e non rischio di compromettere
- sempre sull’esempio - le socie-
tà che forniscono energia».
Helicopter money, come Do-
nald Trump.
«Garantire reddito a tutti,
con uno strumento facile da
usare. Su questo c’è accordo
con l’opposizione. Chiamia-
molo reddito di emergenza,
o reddito straordinario. Var-
rà finché non rientreremo al-
la normalità. Stiamo pensan-
do di semplificare le procedu-
re di accesso al reddito di cit-
tadinanza, allargandolo a
chi non ce l’ha, e senza le con-
dizioni previste».
Cifra e tempi?
«Ne stiamo parlando, anche
con l’opposizione: il prima pos-
sibile e la cifra sarà dignitosa».
La perdita di reddito “non è
colpa di chi la soffre” ha detto
Mario Draghi. Anche il M5S si
aggiunge ai fan?
«Forse è lui che è diventato un
nostro fan: è grazie al M5S che
abbiamo un welfare e delle ga-
ranzie sociali che, mentre il
Paese si ferma, aiutano a evita-
re pericolosi conflitti sociali».
Resta il problema degli auto-
nomi.
«Ci deve essere equiparazione
con i lavoratori dipendenti.
Non possiamo permetterci
una lotta sociale tra chi ha lo
stipendio assicurato dalla cas-
sa in deroga e chi no. Non ha
torto chi dice che 600 euro pre-
visti sono meno del reddito di
cittadinanza. Sono certa lo
chiederà solo chi ne ha vera-
mente bisogno. Vuol dire che
già con le stesse risorse possia-
mo alzare gli assegni».
E le imprese?
«Indennizziamo chi ha perso
1/3 rispetto allo stesso mese
del 2019. Le opposizioni sug-
geriscono anche forme di pre-
mialità».
Il primo decreto vale 25 mi-
liardi. Il secondo peserà al-
trettanto o di più, forse 50:
può chiarircelo?
«Non so ancora come verran-
no frazionati ma per me da qui
alla fine di questa crisi servi-
ranno almeno 100 miliardi»
Dove trovate questi soldi?
«L’Europa ha una serie di stru-
menti che deve mettere a di-
sposizione, a partire dal fondo
sociale europeo, l’acquisto dei
titoli di Stato... Andremo in
Parlamento a chiedere di alza-
re i saldi di finanza pubblica si-
curi che nei prossimi giorni un
punto di caduta si troverà an-
che sugli eurobond».
Il no europeo agli eurobond
sembra senza appello.
«Sperando di convincere i no-
stri partner, stiamo ragionan-
do su altri strumenti da attiva-
re. Come il finanziamento
dell’economia reale con garan-
zia della Banca europea degli
investimenti, la Bei».
Il vostro capogruppo in Sena-
to Gianluca Perilli ha suggeri-
to al ministro Roberto Gual-
tieri di pensare a un network
europeo di banche pubbliche
tipo Cdp in Italia, per emette-
re titoli di debito. È possibile?
«Questo tema è in discussione
a Bruxelles, sostenuto da anali-
sti importanti. E anche il presi-
dente della Bei, Werner
Hoyer, ne ha accennato. Stia-
mo verificando se possa essere
uno strumento aggiuntivo».
Perché il M5S è così deciso a
escludere il Meccanismo eu-
ropeo di stabilità?
«Perché non è possibile iniziare
un percorso di ricostruzione po-
st-coronavirus, che ci farà rien-
trare in 20 anni dagli investi-
menti, con l’ombra di un com-
missariamento. Il Mes non ci ga-
rantisce di procedere senza i
problemi contabili delle vec-
chie regole del Patto stabilità».
Sta dicendo che il Patto di sta-
bilità va stracciato e non solo
sospeso?
«Il commissario Ue Valdis
Dombrovskis ha tenuto a preci-
sare che appena possibile tor-
neremmo al Patto così com’è.
È inaccettabile. Draghi ha det-
to che in tempi di guerra non si
pensa al debito. Sacrosanto.
Allora dobbiamo avere la rassi-
curazione che non stiamo so-
spendendo le regole per soli
2-3 anni e poi ci ritroveremo la
Troika in casa».
Come tutelate le aziende stra-
tegiche dalle mire straniere,
a partire dalla Cina che voi 5
Stelle coccolate molto?
«Non mi sembra ci siano stati
solo i cinesi a ronzare intorno al-
le nostre aziende. Ho visto tanti
vicini di casa. Comunque sap-
piamo che serve dotarsi di una
struttura per la golden power a
tutela dei nostri asset. Non è
escluso che vengano presi a mo-
dello strutture già esistenti in al-
tri Paesi europei». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PAOLO BARONI
ROMA
L’obiettivo (o il sogno) di arri-
vare a garantire 100 o ancor
meglio 200 miliardi di liquidi-
tà alle imprese, mossa fonda-
mentale per consentire alla no-
stra economia di superare la
gravissima crisi innescata dal
coronavirus ed evitare il conse-
guente collasso del sistema
bancario, si arena di fronte al
solito ostacolo. I tecnici del Te-
soro. Ancora una volta, innan-
zitutto gli uomini del Ragionie-
re generale dello Stato Biagio
Mazzotta, messi di fronte al di-
lemma se difendere il debito o
sostenere la crescita, si divido-
no. E in tanti scelgono la prima
opzione, con un approccio tipi-
camente amministrativo quan-
do invece ne servirebbe uno
più da banchiere d’affari. L’ap-
parato del Mef, ormai da anni,
è infatti tutto concentrato sulla
gestione del debito e la stabili-
tà dei conti. E non è per nulla al-
lenato a pensare a misure per
favorire la crescita anche se
queste, per quanto fatte a debi-
to, poi finiscono per migliorare
il rapporto debito/Pil. Situazio-
ne che si ripete anche in questo
frangente nonostante il Paese
si trovi di fronte ad una crisi
economica senza precedenti,
ad una «economia di guerra»
come l’hanno definita in molti.
Il risultato si vede analizzan-
do il decreto Cura Italia: su 25
miliardi di manovra, appena
1,5 (il 6% del totale) sono stati
destinati a Fondo Pmi (1 mi-
liardo) e Cdp (500 milioni)
per erogare nuovi finanzia-
menti alle imprese. La Germa-
nia, ma anche la Francia, si so-
no comportate in altro modo.
Certo, partivano da livelli di
debito decisamente migliori
del nostro, ma non hanno lesi-
nato negli investimenti a favo-
re delle garanzie destinate al
credito (il governo di Berlino
ha messo sul piatto 100 miliar-
di garantendo così grazie alla
loro cassa depositi, la KfW,
ben 850 miliardi di liquidità).
Dunque, nei ragionamenti
che in questi giorni si stanno fa-
cendo tra palazzo Chigi e Teso-
ro, le possibili soluzioni si scon-
trano con due ordini di proble-
mi: uno di tipo culturale (o se
vogliamo di impostazione)
del Mef, ed uno legato alla te-
nuta dei conti. Tema che, viste
tutte le previsioni sempre più
drammatiche sul Pil, crea già
allarme. Prometeia per que-
st’anno prevede un calo del
6,5% del prodotto, un deficit
al 6,6% ed il debito al 150%
(contro il 134,8 di fine 2019).
Goldman Sachs si spinge an-
che oltre fissando il deficit al
10,6% ed il debito addirittura
al 161%. «Cifre da default»,
stando a molti tecnici del Teso-
ro che per questo sollecitano
rassicurazioni da parte di Bru-
xelles sulle regole da applicare
una volta che si rientrerà nel
patto di stabilità.
La scelta oggi non è facile,
ma è proprio qui che dovrebbe
entrare in campo la politica, il
premier Conte ed il ministro
dell’Economia Gualtieri in pri-
mis, per decidere quale strada
scegliere superando anche il
terzo ostacolo che ci impedi-
sce di imboccare una «via tede-
sca». Problemi tecnici, anche
alla luce dell’ultima comunica-
zione di Bruxelles sugli aiuti di
stato, non ne esistono. O quei
pochi, a detta degli esperti, so-
no tutti superabili. C’è però
sempre il problema delle risor-
se e della loro allocazione. An-
cora una volta si tratta di deci-
dere quanto stanziare per age-
volare il credito alle imprese e
poi scegliere una o più via tra fi-
nanziamenti a fondo perduto
o garanzie da erogare attraver-
so il Fondo per le Pmi gestito
dal Mediocredito centrale o at-
traverso Cassa depositi. Nel
primo caso ad ogni miliardo di
dotazione in più l’Mcc può ga-
rantire fondi per 15 miliardi
mentre Cassa depositi e presti-
ti, in virtù delle risorse pro-
prie, per ogni miliardo che rice-
ve ne può erogare 20.
Dunque, che fare? Siste-
ma bancario e mondo delle
imprese chiedono che venga
ascoltato l’invito ad uscire
dagli schemi fatto da Dra-
ghi. In tanti hanno detto di
condividere il suo ultimo in-
tervento, al momento però
solo a parole. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“Così il debito esplode”
È il Mef che frena i fondi
a banche ed imprese
Finora stanziati appena 1,5 miliardi su 25 per fornire garanzie sui prestiti
La Germania ne ha messi 100. E resta lettera morta l’invito di Draghi
6,5%
Il calo del prodotto
interno lordo secondo
le previsioni di
Prometeia
LAURA CASTELLI
VICEMINISTRO
DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
L’EMERGENZA CORONAVIRUS
Palazzo Koch, a Roma, sede della Banca d’Italia
RETROSCENA
Nell’Ue un risparmio per il credito da 30 miliardi
Enria: così liberiamo 450 miliardi di prestiti
Bce e Bankitalia
alle banche: non
pagate i dividendi
APN
IL TACCUINO
Le spaccature
del M5S
sul governo
di unità
Chi non ha mai creduto
comincia a sperare in Dio,
miracoli del virus.
LAURA CASTELLI La viceministro dell'economia: “Perché non lanciare dei bond garantiti dalle Cdp europee?”
“Ora reddito di emergenza per tutti
Servono 100 miliardi per ricostruire”
INTERVISTA
“Non possiamo
rientrare nel patto
di stabilità con
le vecchie regole”
“Draghi dice di stare
attenti a chi perde il
reddito? Forse è
diventato un fan M5S”
FABIO FRUSTACI / ANSA
15
I miliardi di euro che
Mediocretido centrale
può erogare alle piccole
medie imprese
25
I miliardi di euro
stanziati con il decreto
“Cura Italia”
per l’emergenza
Operai della Giga Print, dove l’attività di stampa
grafica e realizzazione pannelli e gadget per
eventi, è stata riconvertita nella creazione di
separatori in plastica per taxi, farmacie e negozi
MARCELLO SORGI
L’EMERGENZA CORONAVIRUS
Gli autonomi vanno
equiparati ai lavoratori
dipendenti, non
possiamo permetterci
lotte sociali
Servono garanzie
dall’Europa
che poi non ci
ritroviamo
con la Troika in casa
I
l “no” più deciso a un
eventuale governo d’e-
mergenza guidato da
Draghi e sostenuto da
una larga alleanza di unità
nazionale, non a caso, è ve-
nuto dai 5 stelle. Ed è com-
prensibile, dato che si trat-
terebbe di mandare a casa
Conte, che sta guidando l’e-
mergenza anti-virus come
può, ma con innegabile im-
pegno personale. Le resi-
stenze del premier al dialo-
go con l’opposizione e in
prospettiva a un allarga-
mento della maggioranza,
determinato da un aggra-
vamento del quadro e da
conseguenze economiche
al momento ancora impre-
vedibili, dipendono anche
dal freno imposto a quest’i-
potesi dal Movimento, che
ne teme incognite e costi
imprecisati in termini di
consenso presso il proprio
elettorato.
Ma che succederebbe nel
caso, non scartabile a prio-
ri, che Conte a un certo pun-
to non fosse più in grado di
far fronte a una situazione
che si deteriora giorno do-
po giorno? All’interno del
Movimento, nell’entoura-
ge del premier, c’è chi dice
che i 5 stelle sarebbero
pronti a passare all’opposi-
zione, pur di difendere Con-
te. Possibile. A quel punto
la conseguenza più probabi-
le, dato che controllano un
terzo del Parlamento sareb-
bero le elezioni: sbocco
inammissibile, in un mo-
mento d’emergenza, e inac-
cettabile per la base parla-
mentare pentastellata, de-
stinata a dimezzarsi. Altri
grillini sostengono che piut-
tosto sarebbe inevitabile
una spaccatura, dato che,
posto davanti a una scelta e
costretto a uscire dall’ambi-
guità che finora gli ha con-
sentito di restare al gover-
no con Di Maio e una nutri-
ta delegazione di ministri e
contemporaneamente so-
gnare un ritorno al movi-
mentismo delle origini con
Di Battista, non riuscirebbe
a trovare una composizio-
ne unitaria. D’altra parte il
M5S era in queste pene già
due mesi fa, quando Di Ma-
io era stato costretto a ri-
nunciare al suo ruolo di ca-
po politico e per decidere
cosa fare erano stati convo-
cati gli Stati Generali, una
sorta di congresso poi rin-
viato e adesso accantonato
per via del coronavirus. Re-
sta il fatto che in caso di cri-
si, e peggio ancora nel timo-
re di un voto anticipato,
una larga parte dei gruppi
parlamentari e l’intera ala
ministeriale del M5S ap-
poggerebbero comunque
una soluzione per tenere in
vita la legislatura. Il “no”, in-
somma, potrebbe diventa-
re un “ni”, e forse un “sì”. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MIRACOLI
JENA
[email protected]
Secondo le ultime
previsioni col Pil in
caduta indebitamento
al 150-160%
8 LASTAMPA SABATO 28MARZO 2020
PRIMO PIANO