CARLO SIGNORELLI L’ex presidente della Società italiana di Igiene:
“Sappiamo che c’è anche chi supera l’infezione senza accorgersene”
“Epidemia difficile da studiare
Ora bisogna isolare il focolaio”
INTERVISTA
«A
vremmo fat-
to a meno di
questo episo-
dio, ma non
sono sorpreso: l’arrivo del Co-
vid-19 in Italia era una possi-
bilità concreta». Per Carlo Si-
gnorelli, ordinario di igiene e
sanità pubblica all’Università
Vita-Salute San Raffaele di Mi-
lano, è stato un venerdì con-
vulso. Ma al termine della
giornata, l’ex presidente della
Società Italiana di Igiene, Me-
dicina Preventiva e Sanità
Pubblica (Siti) trova il tempo
per chiarire quanto sta acca-
dendo in Lombardia.
Possiamo dire che l’epidemia
è anche in Italia, adesso?
«Sì, anche se è più corretto
parlare di un “cluster”: ovve-
ro della comparsa di più casi
della stessa malattia collega-
ti, nello spazio e nel tempo.
Al momento, parliamo proba-
bilmente di un unico focola-
io. Occorre circoscriverlo,
con la speranza che non se ne
generino altri, nel resto del
Paese».
Quali sono le sue caratteristi-
che?
«I contagi sembrano soprag-
giunti in un ambito piuttosto ri-
stretto. Questo aspetto confer-
ma le caratteristiche finora no-
te del Covid-19. Il virus è alta-
mente infettivo, ma sembra
trasmettersi soltanto a seguito
di un contatto ravvicinato. Di-
versi aspetti, però, sono anco-
ra da chiarire».
Ovvero?
«Intanto da dove sia partito tut-
to, dal momento che il tampo-
ne a cui è stato sottoposto l’uo-
mo rientrato dalla Cina ha da-
to esito negativo. E poi se non
ci siano focolai. Le autorità sa-
nitarie stanno cercando di rico-
struire i suoi spostamenti, per
allargare il raggio dei tamponi
necessari per rilevare l’even-
tuale positività al test».
Come mai il tampone a cui si è
sottoposto l’uomo rientrato
dalla Cina ha dato esito nega-
tivo?
«Il contagio potrebbe essere
partito da un’altra persona.
Ma è possibile che pure lui
sia entrato a contatto con il
Covid-19, senza però svilup-
pare i sintomi della malattia.
Il lungo periodo di incubazio-
ne e la scarsa specificità dei
sintomi rendono questa epi-
demia difficile da studiare.
Sappiamo, però, che c’è an-
che chi supera l’infezione sen-
za accorgersene».
Tra i contagiati, c’è una don-
na incinta: c’è il rischio di una
trasmissione del Covid-19 al
feto?
«Certezze assolute non ce ne
sono. Ma è un’ipotesi al mo-
mento da escludere, conside-
rando che in letteratura non si
segnalano casi di questo tipo e
che virus respiratori simili non
vengono trasmessi dalla mam-
ma al feto».
Come giudica le misure adot-
tate fino a questo momento
dalla Lombardia?
«L’isolamento ospedaliero
dei casi, la permanenza domi-
ciliare di chi è rientrato dalla
Cina e il distanziamento socia-
le nelle zone colpite sono le
misure più restrittive adotta-
bili in caso di epidemia. Oggi
in Italia la zona interessata
dai casi è sotto sorveglianza».
È giusto, in una simile situa-
zione, chiudere le scuole?
«Si tratta di una decisione op-
portuna, oltre che agevolata
dal week end e dal Carnevale
Ambrosiano che porterà già al-
la chiusura di molti istituti lom-
bardi per diversi giorni della
prossima settimana. Tra una
settimana, il quadro del focola-
io italiano sarà sicuramente
più chiaro».
Quali altre precauzioni è il ca-
so di adottare per ridurre al
minimo i rischi?
«Evitare, se possibile, di fre-
quentare i luoghi troppo affol-
lati. Non entrare in contatto
con i liquidi biologici di perso-
ne che non conosciamo. Man-
tenere una distanza minima di
un metro da un interlocutore
con la tosse o altri sintomi re-
spiratori. Nulla, però, è più effi-
cace del frequente lavaggio
delle mani, che esclude peral-
tro la possibilità di contrarre il
virus attraverso le superfici.
Un’ipotesi, quest’ultima, più
remota. Ma che al momento
non possiamo comunque
escludere».
È il caso di evitare viaggi in
treno e in aereo, a questo pun-
to?
«No, perché nei treni e negli ae-
rei la possibilità di entrare a
contatto con il virus non è supe-
riore a quella che si registra in
qualsiasi ambiente affollato».
In quali casi è meglio evitare
di recarsi spontaneamente in
Pronto soccorso?
«Nelle aree colpite o se si è sta-
ti in contatto con persone posi-
tive al virus, se si hanno febbre
e difficoltà respiratorie, l’invi-
to è a non presentarsi al Pron-
to soccorso. Chiamando il
112, un gruppo di esperti si re-
cherà nel domicilio della per-
sona ammalata per sottoporla
al tampone». F.D.T. —
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MILANO
La prima linea della guerra
all’epidemia è l’ospedale Sac-
co di Milano. Nel giorno
dell’esplosione del Coronavi-
rus in Italia con 15 casi con-
fermati in Lombardia e due
in Veneto, tra le corsie e gli
sterminati vialetti che colle-
gano i 30 reparti e ambulato-
ri si respira un’atmosfera cu-
pa. Il Sacco (nella zona
Nord-Ovest della metropoli
lombarda) è insieme allo
Spallanzani di Roma il cen-
tro specializzato per i ma-
xi-contagi indicato dall’Istitu-
to Nazionale Malattie Infetti-
ve dal 2003, quando arrivò la
pandemia Sars anche in Ita-
lia. Qui è all’opera da giovedì
notte l’equipe di medici e in-
fermieri (preparati con corsi
ad hoc per la vestizione e la
prevenzione) per curare cin-
que contagiati, compresa la
moglie incinta del 38enne ri-
coverata in isolamento e sot-
toposta a terapia intensiva.
Positive al test anche altre
quattro persone di Castiglio-
ne d’Adda, anche loro ricove-
rate al Sacco: uno è un amico
della coppia contagiata, gli
altri tre sono clienti di un bar
di Castiglione (alle porte di
Codogno), pensionati, che
non hanno avuto contatti re-
centi con il «paziente indi-
ce», ovvero il 38enne.
In questa «città della salu-
te» con un migliaio di posti let-
to, 2500 tra medici, infermie-
ri e personale sanitario i quat-
tro piani del padiglione infetti-
vi G 56 da ieri è la zona rossa,
dove si sono concentrati tutti
gli sforzi per combattere e ar-
ginare il virus Covid-19. L’in-
tero edificio è off-limits: nes-
suno può avvicinarsi e una
guardia è stata messa a «pro-
teggere» l’ingresso. L’intero
piano terra è solo per i conta-
giati dal Coronavirus con stan-
ze di isolamento e rigidi proto-
colli sanitari. Qui potrebbero
decidere di fare il parto cesa-
reo alla donna alla 34esima
settimana di gravidanza risul-
tata positiva al tampone e mo-
glie del 38enne di Codogno.
Roberto Rech è il responsabi-
le dell’unità emergenza e ha
deciso autonomamente di
mettersi in quarantena per
evitare contagi. È lui che ha
fatto nella notte tra giovedì e
venerdì controlli a tappeto a
più di 60 persone tra Codo-
gno, Castiglione D’Adda e Ca-
salpusterlengo (tutti in pro-
vincia di Lodi) citofonando ca-
sa per casa. Altri tamponi
nell’epicentro della pande-
mia sono andati avanti per
tutta la giornata di ieri. La Re-
gione Lombardia – che coor-
dina l’emergenza e ha creato
un team di esperti ad hoc –pu-
nta a raggruppare tutti i con-
tagiati qui.
Pochi hanno voglia di par-
lare e si nascondono dietro
una fila di no comment. Le
mascherine sono obbligato-
rie per tutto il personale. Po-
chi tra i visitatori invece le in-
dossano.
Chiunque abbia mal di go-
la, febbre, o sintomi sospetti
viene sottoposto immediata-
mente ai tamponi nei poliam-
bulatori e sale prelievi per li-
mitare al minimo il rischio di
contagio. Qui passano dieci-
mila persone all’anno per la
normale attività ambulatoria-
le per curare l’infezione da
Hiv, epatologia, malattie tro-
picali. Attività (quasi) di routi-
ne dove da ieri mattina ser-
peggia la paura. «Il reparto di
rianimazione è stato chiuso
perché tutti i medici rianima-
tori sono stati trasferiti al re-
parto di infettivologia dove si
attendono i pazienti più gra-
ve», racconta a denti stretti
un dipendente senza masche-
rina. Altri colleghi disegnano
scenari più drammatici: «La
vera pandemia scatterà quan-
do arriveranno in massa al
pronto soccorso e infetteran-
no altre decine di persone.
Per questo ci sentiamo minac-
ciati nella nostra vita quotidia-
na ma non possiamo tirarci in-
dietro». —
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Siamo pronti
alla
Niente allarmismo
e nessun panico
Stiamo adottando
tutte le iniziative
necessarie per
la popolazione
CARLO SIGNORELLI
ORDINARIO DI IGIENE
E SANITÀ PUBBLICA
Pandemia?
130
Le strutture
attrezzate
con reparti
di malattie infettive
l1 Serve indossare la ma-
scherina per ridurre il rischio
di contagio?
L’Organizzazione mondia-
le della sanità raccomanda
di indossare una mascheri-
na se si sospetta di aver con-
tratto il coronavirus, se si
presentano tosse o starnuti
o se ci si prende cura di una
persona che, a seguito di
un viaggio recente in Cina,
mostra sintomi compatibili
con l’infezione provocata
dal coronavirus.
l2 Si può andare a mangiare
in un ristorante cinese in Ita-
lia?
Le conoscenze attuali ci di-
cono che la trasmissione di
questo virus non avviene
per via alimentare.
l3 È pericoloso ricevere pac-
chi dalla Cina?
Le autorità escludono il ri-
schio di entrare a contatto
con Covid-19 attraverso
prodotti giunti dalla Cina.
Il virus non è infatti in gra-
do di sopravvivere a lungo
nell’ambiente esterno.
l4 Gli animali da compagnia
possono essere veicolo
dell’infezione?
Al momento non ci sono
prove che cani e gatti possa-
no essere infettati dal vi-
rus. Tuttavia, l’Organizza-
zione mondiale della sani-
tà raccomanda di lavarsi be-
ne le mani con acqua e sapo-
ne dopo il contatto con gli
animali da compagnia.
l5 Si può essere contagiati
toccando le maniglie degli au-
tobus?
Allo stato attuale, è alta-
mente improbabile che
possa verificarsi un conta-
gio attraverso le maniglie
degli autobus o della me-
tropolitana. Per prevenire
tutte le infezioni respirato-
rie, non c’è però nulla di
più efficace del lavaggio
frequente e accurato delle
mani.
l6 L’alcol è efficace per disin-
fettare le superfici?
Sì, i disinfettanti contenen-
ti alcol (etanolo) al 75% so-
no efficaci per distruggere
il virus sulle superfici.
l7 La candeggina è efficace
per disinfettare superfici e pa-
vimenti?
I disinfettanti a base di clo-
ro all’1% sono in grado di
disinfettare le superfici di-
struggendo il virus.
l8 Gli antibiotici sono effica-
ci nella prevenzione e nel trat-
tamento del coronavirus
(2019-nCoV)?
Gli antibiotici non funzio-
nano contro i virus, ma sol-
tanto contro i batteri. Il
nuovo coronavirus è, per
l’appunto, un virus. In que-
sti casi non si ricorre agli
antibiotici (nè per la pre-
venzione né come tratta-
mento), a meno che non
subentrino co-infezioni
batteriche.
l9 Assumere farmaci antivi-
rali previene l’infezione?
Non ci sono evidenze scien-
tifiche che permettano di
asserire che l’uso dei farma-
ci antivirali prevenga l’infe-
zione da Covid-19. F.D.T. —
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DOMANDE & RISPOSTE
Zona rossa di 4 piani e tamponi a tappeto
Il Sacco è la nuova trincea contro il virus
È lo “Spallanzani di Milano” che cura il paziente zero. I medici: “È una minaccia ma non ci tiriamo indietro”
ALLARME GLOBALE
GIUSEPPE CONTE
PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO
ANSA
ROMA
L’Italia è pronta ad affrontare
l’emergenza, ma lo tsunami di
una vera e propria pandemia
sarebbe difficile da fronteggia-
re. «Siamo uno dei pochi Paesi
al mondo a disporre di reparti
e specialisti di malattie infetti-
ve, con 2739 posti letto in circa
125-130 strutture: se arrivas-
se una ondata di decine o centi-
naia di casi il sistema sarebbe
in grado di assorbirli. Se l’on-
data fosse formata da migliaia
di casi servirebbero misure ec-
cezionali, da catastrofe. Io cre-
do che ci troveremo nella ne-
cessità di gestire piccoli foco-
lai collegati tra loro per i prossi-
mi giorni o settimane: quello
che succederà tra un mese pe-
rò non lo so dire». Marcello Ta-
vio, presidente della Societa
Italiana Malattie Infettive e
Tropicali (Simit) parla di «si-
tuazione vicina alla pande-
mia», con «una piccola ma si-
gnificativa epidemia a Codo-
gno da affrontare con mezzi ec-
cezionali» e il resto del Paese
senza evidenza di altri focolai
epidemici in cui il massimo li-
vello di allerta non deve corri-
spondere al panico. «Non ser-
ve chiudere le scuole, bloccare
le partite, non andare al cine-
ma o auto-recludersi».
Se tuttavia il numero di infe-
zioni da coronavirus aumen-
tasse rapidamente, il sistema
potrebbe non reggere. Oggi in-
fatti i reparti di malattie infetti-
ve, benché diffusi sul territo-
rio, hanno già un elevato tasso
di occupazione e un aumento
improvviso di pazienti potreb-
be farli collassare. Nel 2013,
anno di pubblicazione del Li-
bro bianco Simit, erano stati ol-
tre 51mila i pazienti per 2.
posti, con il 58per cento dei let-
ti occupati e un tempo di de-
genza media di 11,7 giorni. Co-
sa succederebbe quindi se i ri-
coveri dei malati affetti da co-
ronavirus aumentassero in mo-
do esponenziale? «I letti in iso-
lamento e le stanze a pressio-
ne negativa ci sono, non dob-
biamo costruire niente, non
servono nuove strutture – af-
ferma Tavio – serviranno inve-
ce protocolli per liberare posti
letto trasferendoli in reparti in
cui sia possibile seguire i pa-
zienti con analoga cura. E già
oggi in tutti i reparti di Malat-
tie infettive è possibile seguire
i pazienti come allo Spallanza-
ni di Roma o al Sacco di Mila-
no. Anche gli intensivi, perché
la polmonite da coronavirus
non è diversa dalla polmonite
da influenza». L’obiettivo dun-
que è migliorare il collegamen-
to tra i vari “nodi” della rete.
Con il passare delle settimane
per esempio, i test che prima
erano affidati unicamente al la-
boratorio dello Spallanzani
ora, spiega, possono essere
eseguiti nei laboratori di riferi-
mento regionali, che poi posso-
no inviarli all’Istituto naziona-
le per le Malattie infettive e
all’Istituto superiore di sanità
solo per la conferma, accor-
ciando così i tempi. «Ma biso-
gna mettere mano seriamente
ai piani di preparazione pande-
mica» avverte l’epidemiologo
Pierluigi Lopalco, professore
di Igiene all’università di Pisa.
«Prepararsi a una pandemia –
sottolinea – significa fare eser-
citazioni e simulazioni in ogni
ospedale, prevedere spazi e
percorsi per pazienti che neces-
sitano isolamento respiratorio
in terapia intensiva e persona-
le che ha e sa usare i dispositivi
di protezione individuale».
Come dimostrano i casi de-
gli italiani rientrati da Wuhan,
ospitati nella cittadella della
Cecchignola di Roma, e ora
quello di Codogno, una even-
tuale infezione di massa po-
trebbe essere fronteggiata uti-
lizzando strutture militari. Ieri
dopo i casi accertati in Lombar-
dia e Veneto, la Difesa ha reso
disponibili per la quarantena
in 60 posti presso il Comando
Esercito di Milano e 130 pres-
so l’ex base del 50º Stormo in
San Polo di Podenzano (Pia-
cenza). Per ridurre i rischi, la
Società italiana di medicina
ambientale (Sima) chiede tut-
tavia misure più rigorose, dal-
lo screening dei passeggeri in
arrivo in Italia da qualunque
destinazione, al blocco dell’ac-
cordo tra Cina e Regione To-
scana per il rientro di 2.500 ci-
nesi a Prato «o stringente qua-
rantena di 21 giorni con sorve-
glianza sanitaria in caso di
rientro in Italia».
(ha collaborato Paolo Russo) —
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MATTEO SALVINI
LEADER
DELLA LEGA
NICOLA MARFISI/FOTOGRAMMA
Alcuni esami medici su un paziente all’ospedale Sacco di Milano nell’unità malattie infettive
190
I posti letto
messi a disposizione
dall’Esercito
per la lotta al virus
58%
La percentuale
di posti letti
attualmente
occupata
Le strutture ci sono, servirebbero più posti letto
Ma se il numero di infezioni aumenta rapidamente
il sistema attuale potrebbe anche non reggere
ALLARME GLOBALE
La prevenzione migliore è lavarsi le mani
Impossibile il contagio attraverso il cibo
Tra una settimana
il quadro dei contagi
in Italia sarà chiaro
Sarebbe giusto
chiudere le scuole
Nell’ospedale Sacco lavorano 2500 medici, infermieri e personale sanitario. Ogni anno cura oltre 10 mila persone
Bisogna blindare
i nostri confini
Se il premier Conte
non è in grado
di difendere l'Italia
si faccia da parte