Internazionale - 28.02.2020

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Peter Saul
Crime and punishment, Ne w
Museum, New York, fino al 31
maggio 2020
Sorprendentemente la mostra
più opportuna e anche la più
sguaiata di questa stagione è la
prima retrospettiva newyor-
chese di Peter Saul. Le opere
giovanili risalgono alla fine de-
gli anni cinquanta quando
Saul, che è nato a San Franci-
sco, era un bohémien sognato-
re appena espatriato a Parigi.
Sono soffici pasticci di pennel-
late espressioniste innestati su
un immaginario proto-pop. Lo
stile fumettistico e i toni ag-

gressivi di Saul suggeriscono lo
sfogo improvviso di un adole-
scente polemico. Figure grot-
tesche e contorte impegnate in
intricate violenze, caricature
di politici da Nixon a Trump,
riferimenti sfacciati a dipinti
classici da Rembrandt a Picas-
so a de Kooning. Bisogna os-
servare queste opere per un
po’ per rendersi conto della
qualità pittorica fatta di forme
liricamente cinetiche dipinte
con acrilici Day-Glo dai toni al
neon, con un’improbabile ap-
prossimazione di chiaroscuri.
Il catalogo immaginario di
Saul nasce dal suo amore vi-

scerale per i fumetti infernali,
come la serie raccapricciante
dei primi anni cinquanta Cri-
me does not pay, che il congres-
so costrinse ad autocensurarsi.
Arrivato in Europa, Saul co-
minciò a virare verso il pop di-
pingendo beni di consumo e
personaggi buffi. Nonostante
gli storici dell’arte abbiano cer-
cato di classificare le sue opere
in base alla loro affinità con l’e-
spressionismo, il surrealismo e
la pop art inglese, il mondo po-
polato di figure mostruose di
Peter Saul sfugge a qualsiasi
definizione.
The New Yorker

New York


Un mondo indefinibile


Cultura


Arte


Opere che aprono lo spirito
Centro penitenziario di Réau,
Francia, fino all’8 marzo
Le ceramiche antiche, gli
schizzi di Picasso, le foto di Ja-
nine Niépce e le altre settanta
opere in mostra sono chiuse a
chiave dietro le finestre inac-
cessibili, le porte blindate, il fi-
lo spinato e i metal detector
della prigione di Réau, comu-
ne dell’Île-de-France a una
quarantina di chilometri da
Parigi. Iniziativa curata da una
decina di detenuti a beneficio
degli altri detenuti e delle loro
famiglie, questa mostra è il ri-
sultato di un anno e mezzo di
lavoro. Assistiti da due curatori
professionisti, i neo-commis-
sari hanno scelto le opere dalle
collezioni di diverse istituzioni
parigine (il museo Picasso,
quai Branly, il museo di arte
moderna), hanno progettato
l’illuminazione, costruito un
percorso e progettato testi e
opuscoli per un tema, “La don-
na, uno sguardo diverso”, che
è stato sottoposto al voto dei
detenuti. La scommessa è au-
dace: mettere in discussione le
relazioni tra uomini e donne
attraverso figure di dee madri,
eroine femministe o antichi
miti in un ambiente carcerario
dove la diversità non è proprio
all’ordine del giorno. A mag-
gior ragione in un ambiente in
cui il dibattito sul consenso, la
cultura dello stupro o il patriar-
cato assumono significati e im-
plicazioni molto diversi da
quelli che possono avere nalla
società civile. La discussione
tra uomini e donne detenuti
sui proverbi di Annette Messa-
ger (“Una donna senza mode-
stia è come un piatto senza sa-
le”, “Tutto viene da Dio tranne
la donna”, “La donna ha gonne
lunghe e una mente corta”), ri-
camati a colori su lenzuola di
cotone, si è trasformata in un
processo di secondo grado.
Libération


Peter Saul, Self

PER GENTILE CONCESSIONE DI GEORGE ADAMS GALLERY, NEW YORK
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