16 Lunedì2Marzo2020Corriere della Sera
Esteri
Nuovoesodosirianoalconfinegreco
LaTurchialasciapassareiprofughi:«Sonopiùdi80mila».L’EuropacercalaspondadiPutin
DAL NOSTRO INVIATO
SALONICCOVia, via dall’inferno
siriano, via daicampi profu-
ghi in Turchia.Sfidano il filo
spinatoeilacrimogeni. Si bat-
tonoamani nudecontro
manganelliescudi.Aterra i
lorofagotticonlepoverecose,
vestitivecchi, maglie di lana
sporche. Sono migliaia di uo-
mini, donne, anziani, ragazzi-
ni, bambini checercano di
passarelafrontiera dalla Tur-
chiaverso la Grecia.Unfiume
in piena. Secondo ilcapo della
comunicazione della presi-
denza turca,Fahrettin Altun,
sarebberoaieri nottecirca
81.000 ad aver attraversatoil
confineverso laUe.Accade
nelle ultime orenellazona
turcadi Edirne, sulconfine
orientale grecoaest diTessa-
lonica, in particolarealpunto
di passaggio presso la cittadi-
na diKastanies. Lefonti gre-
che danno numeri minori, ma
chiedono aiuti ai partner eu-
ropei,iquali stannoconvo-
cando una riunione urgente
percolloquiconAnkara. Oltre
10.000 migranti sono stati
brutalmentefermati sabatoe
altri 5.500 ieri dalla polizia
greca, che fa barriera, impedi-
sceilpassaggio. Mentreloro
scappano, si disperdono,cer-
cano di farsivarchi nellereti
diconfine inzone più nasco-
stedimontagnaeforesta. Al-
tri almeno 600 sono arrivati
congommoni difortuna dalla
costa turcaalle isole greche di
Lesbos, ChioseSamos. Le or-
ganizzazioni Onu parlano di
13.000 in marcia dal Bosforo
versoovest.
Sono scene che ricordano
quelleterribili del grande eso-
do del 2015. Solo che adesso la
situazioneèanche piùtesa,
più difficile. Il presidentetur-
coErdogan in persona pro-
mettevaamuso durol’altroie-
ri ai governi europei che entro
pochi giorniimigranti in par-
tenza saranno «oltre30.000».
Numeri da minaccia, unvero
ricattopolitico.Icivili siriani,
afghani, iracheni, africani,
marocchini si trovano al cuore
della sfida senza esclusione di
colpi tra la Turchia, che si sen-
te abbandonata dallacomuni-
tà internazionale,el’Europa
indignata, che accusa Erdo-
gan di violareipatti.
Maacomplicarelecosec’è
alle origini la guerra in Siria.
Erdoganèschieratocon le mi-
lizie sunnitesiriane nellazona
di Idlib, dovevivono oltre tre
milioniemezzodioppositori
al regime di Bashar Assad. Tra
lorojihadisti induritieradica-
lizzati da9anni di guerra,re-
pressioneemorte.Unmilione
stannocercando di scappare
in Turchia. Ma qui vivono già
3milionie700mila profughi.
Erdogan non ne vuole altri.
Così li lascia partireverso la
Grecia.Eciò nonostantenel
2016 abbia promesso ditener-
li in Turchia incambio di 6
miliardi di europagati dal-
l’Europa. «L’esodo dei mi-
granti ècollegato alla crisi di
Idlib», ammettonoidirigenti
turchi. L’offensivalanciata a
dicembredalregime di Da-
mascocon il pieno sostegno
russorende tuttopiù grave. I
turchi hanno perso una cin-
quantina di soldati nellazona
di Idlib infebbraio, 33 solo tra
giovedìevenerdì scorsi. Ieri la
guerra sièfatta più aspra. La
contraerea turcaha abbattuto
duecaccia siriani, dopo che
questi avevano distruttoun
drone turco.Iministri degli
EsteriUeterranno una riunio-
ne straordinaria nei prossimi
giorni, in cuicercheranno tra
l’altrodicoinvolgereVladimir
Putin perfermareBashar.
LorenzoCremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Guerra
●Un milione di
profughi siriani
scappano dalla
zona di Idlib
sotto l’attacco
delle forze
governative di
Assad
appoggiate
dalla Russia
●In Turchia
vivono già
quasi 4 milioni
di profughi,
grazie a un
accordo tra Ue
e governo di
Ankara
Alconfine
Migliaia di
migranti sono
ammassati
al valico
di frontiera
di Pazarkule,
tra Turchia e
Grecia, diretti in
Europa(Afp)
ARehovot,cittàbarometro
stallotraBibi eGantz
«Giàsiparladirivotare»
Israeletornaalleurne:èlaterzavoltain12mesi
Ilreportage
diDavideFrattini
DAL NOSTRO INVIATO
REHOVOTIncasa tiene appesa
lafotodi Benjamin Netan-
yahu che assaggia uno dei
suoi falafel, tuttiedue più
giovani. Il leader della destra
cominciavaallora la scalata
dentro al Likud; ne è ancora il
monarcaincontrastato. Fino
al cultodella personalità: al-
meno qui traibanconi del
mercatodiRehovot, doveBibi
è ilre, e chi vuoletogliergli la
guida del governo è un tradi-
tore.«Il miglior primo mini-
stroche abbiamo mai avuto,
rispettato dai leader mondia-
li. Senza di lui siamo perdu-
ti»,commenta Zev Efraym: da
35 anni servelepolpettine
preparatecon la farina diceci
allo stesso angolo apertodal
padre.
Questa cittàasud diTel
Aviv rappresenta dal 2009 —
l’anno in cui Netanyahu ètor-
natoalpotereecièrimasto
senzainterruzioni—ilbaro-
metro percapirecomevotano
e voteranno ilresto degli isra-
eliani: aconteggi fatti le scelte
dei suoi 140 mila abitanti si
sono discostatedipochissi-
mo rispetto ai risultati nazio-
nali.
La maggior partedegli in-
tervistati, quiaRehovot, di-
chiara di non avercambiato
idea, al massimo si sposta al-
l’interno delle alleanzetra
partiti. È lo stesso risultatore-
gistrato dagli ultimi sondaggi
prima delvotodi oggi, ilterzo
in meno di 12 mesi: il Likud è
risalitomasifermerebbe a
uno-due seggi in più o al pa-
reggiocon Blu Bianco guidato
da Benny Gantz, nessuno riu-
scirebbe a mettere insieme la
maggioranza, arbitroresta
Avigdor Lieberman che racco-
glieconsensi tra gli immigrati
dall’ex Unione Sovietica.
«ARehovot lacombinazio-
ne di periferie disagiate e élite
attrattedall’istitutoWeiz-
mann, lacomunità ultraorto-
dossaeiquartieri svecchiati
dall’arrivo dei nuovi borghesi
riproduceunmicrocosmo
della nostra società», scrive il
quotidianoHaaretz.Aman-
caredalcampione sono gli
arabi israeliani: la loro prefe-
renzavasoprattutto alla Lista
Unicache potrebbe rappre-
sentare ancora una sorpresa.
Sulretrodeicaffé—dove
lo spazio si aprenei piccoli
cortili interni — ognivenerdì
mattinaiclienti di sempresi
siedono attornoauntavolo
per discutere di politica. Ipar-
liamentsono diffusi in tutto
Israele,comuni quantoledi-
visioni in unPaese che non
riesce a mettersi d’accordo su
chi debba essereilprossimo
primo ministro (e soprattutto
se quello incaricadebba di-
mettersi adesso che si siederà
davanti ai giudici nel proces-
so percorruzione).
Il Weizmann è uno deicen-
tri di ricercascientificapiù
avanzati al mondoeattrae
premi Nobel. Ma neppure
emergendo dai suoi laborato-
ri il professorJacob Sagiv — è
immigratocon i genitori dalla
Romania nel 1961—riescea
immaginarelaformula chi-
micaper superarelostallo.
«Ad aprile scorso ero all’este-
ro. In settembre ho dato il mio
appoggio a Lieberman perché
prometteva di deporre Netan-
yahu. Adesso potrei scegliere
Gantz, ma sarà una decisione
dell’ultimo minuto».
La famiglia di Daniella
Dankner sostieneilaburisti
da generazioni. Dalla sua gal-
leria d’arte, spiega, passa la si-
nistra della città (o quel che
neresta). Da dominanteche
era nella politicaenella vita
della nazione, il partito si agi-
ta ai minimi storici. «Ammet-
toche uscire dicasa sarà uno
sforzo. Io e i miei amici siamo
sfiduciati,inumeri nei son-
daggi noncambiano: quasi
pareggio, nessuno è in grado
diformare unacoalizione. Ri-
schiamo di ritrovarci nella
stessa gabbia».
Itamar Moraz, produttore
video, vuole soprattutto usci-
redalla paralisi, il suo è ilvoto
per nonvotarepiù: da Blu
BiancodiGantz (ri)passa al
Likud di Netanyahu perché è
convintoche abbia maggiori
possibilità di sbloccarela si-
tuazione. «Volevoilcambia-
mento, sono statoattratto
dalle proposte sociali di Gan-
tz.Peròhocapito che non ne
veniamo fuori, qualcuno già
parla di quarteelezioni. Al-
meno Bibi sappiamo chi è.
Chiamatela pure sindrome di
Stoccolma».
@dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bibi
Netanyahu
Conservatore
del Likud, 70
anni, è il
premier più
longevo della
storia di Israele
con 14 anni di
mandato
Benny
Gantz
Già capo di Stato
Maggiore, 60
anni, ha fondato
nel 2018 il
partito
Resilienza
Israeliana, parte
della coalizione
liberale Blu e
Bianco
Ilproduttore
«Ero attratto
dal cambiamento.
Ma voterò Likud,
se no non ne usciamo»
Ilprofessore
«Ho votato Lieberman,
contro Netanyahu: oggi
potrei votare Gantz, ma
deciderò all’ultimo»