Corriere della Sera - 02.03.2020

(avery) #1


CorrieredellaSeraLunedì2Marzo2020
CRONACHE

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AMUCHINA


SEGUEDALLAPRIMA


I


ricercatori della cura
controlapestesono 10
giovani (7 ragazze e 3 ra-
gazzi) che, dopo aver
pregatoinSanta Maria
Novella, decidono di ri-
tirarsi incampagna, ri-crean-
do la vita che la pestehadi-
strutto, trascorrendo due set-
timane tra lavoro, meditazio-
neeriposo. Ogni pomeriggio
(trannevenerdìesabatoper
ragioni liturgiche) si sceglie
untemaeciascuno racconta
una storia,ecosì sono 10 i
giorni (da cui il titolo dell’ope-
ra) nei qualivengono narrate
le 100 famose novelle (Chichi-
bioelagru,FederigodegliAl-
berighi,LisabetadaMessi-
na...). Emergonocosì lefonda-
menta che lo scintillanteau-
tunno del Medioevo
consegnavaall’Occidenteco-
me antidoto alla morte.Fortu-
na, Amore e Ingegno sono in-
fatti gli argomenti attorno a
cui ruotano i racconti (e la vi-
ta), perché AmoreeIngegno
sono le dueforze umanecapa-
ci dicontrastarelaFortuna, il
caos dell’intera vicenda uma-
na,compresa in modo esem-
plaretra la malvagità di Ciap-
pellettonella prima novella e
la magnanimità di Griselda
nell’ultima.
IlDecameronè un distillato
della cultura medievale per
«ri-creare» la vita (il titolo ri-
prende l’Examerondi San-
t’Ambrogio,relativoalla crea-
zione del mondo in sei giorni).
Il più importantestudioso di
Boccaccio, Vittore Branca, dice
infatti che le 100 novelle sono
la versione «umana»» dei 100
canti dellacommedia «divi-
na» di Dante,acui Boccaccio
era profondamentelegato
(morì mentreneesponeva
l’opera ai fiorentini in piazza).
Non sicapisceilMedioevo
se non sitengono insiemeDe-
cameroneCommediacome
poli, umano e divino, della vi-

ta: «L’armonia di ansia del tra-
scendente e di ricerca delcon-
creto, di mistici rapimenti e
corposavolontà di vivere, di
eroismi civiliereligiosiedi
violenza degli istinti del sesso
e dellaroba,rendecosì affasci-
nante questa etàcosì comples-
saemultiforme, madredella
nostra culturaedella nostra
vita». MentreDantenarra il
versanteinterioredella guari-
gione (dal peccato), Boccaccio
quello esteriore(dalla peste).
Per uno la «purificazione» è la
viaverticaleverso la Vita, per
l’altroèl’orizzontale difesa
della vita, rappresentata sim-
bolicamenteda10giovani e
100 racconti, che arginano la
morte ricreando lefondamen-
ta della loro civiltà: ordine, ra-
zionalità,relazioni, bellezza.
E noi? Assaltiamo supermer-
cati efarmacie, ci isoliamo,
consultiamo dicontinuo ag-
giornamentieinformazioni.
Non si sa a chi credere e, in as-
senza diverità, la paura, senza
un preciso oggetto, diventa an-
goscia, cherende l’agire assur-
do. AllaFortuna non opponia-
mo né Amore né Ingegno: non
ci siamo allenati intempi di pa-
ce.Cidifendiamo dalla morte
accumulandocose, medicine,
informazioni: abbiamo impa-
ratoquesterisposte.Ecosì vi-
viamo nella paura senza inter-
rogarla,come invece è chiama-
ta a fare una manciata di polve-
re animata dal soffio di Dio. Ci
crediamocosì progrediti che,
quando sbeffeggiamo chi ère-
trogrado, usiamo l’aggettivo
«medioevale». Maforse se ci ri-
scoprissimo eredi di un uma-
nesimo che ha lasciatoun
«mondo» di bellezza, proprio
perché sapevache—divino e
umano—sono entrambi ne-
cessari per fareil«mondo»,
apriremmo vie nuovecontro la
morte. L’Amuchinarende le
mani pure, sterili, ma sterile è
anche chi non crea e ricrea la vi-
ta: non può e non deve bastare
per quello che le nostremani
possono ricevere, dare e fare.
©RIPRODUZIONERISERVATA

diAlessandroD’Avenia



Anoimortalilavita«inpurezza»


nonèdata.Iltempocirende


«sanamenteimpuri»,inlotta


continuacontrolamorte,eperquesto


fecondiecreativinelcostruirelavita



ILLUSTRAZIONE DI


GIANCARLOCALIGARIS


ULTIMO
BANCO

Lo scrittore Alessandro
D’Avenia tiene ogni
lunedì sulla prima
pagina delCorriere
dellaSerala rubrica
«Ultimo banco».
Attraverso i personaggi
e le pagine che abbiamo
amato, odiato o ignorato
tra i banchi di scuola,
l’autore risveglia in noi
una possibile arte
di vivere il quotidiano
con nuovoentusiasmo

Irimproveridimamma


altennistaTsitsipas


Ilnumero 6almondo


battutoinsalastampa


Lui:«Viaggiocoimiei,èdura».Eleireagisce


Lastoria


diGaiaPiccardi


I


mmagina di essere l’astro
emerso deltennis, fresco
maestro alle Atp Finals di
Londra e n. 6 della classi-
fica mondiale. Sei giovane (21
anni), ricco(oltre10milioni
di dollari guadagnati incar-
riera in soli premi), social (più
di un milione difollower sulle
tre principali piattaforme, poi
c’è uncanaleYouTubecon 171
mila iscritti), un dio greco na-
turalmente destinato a racco-
gliere l’eredità diFederer, Na-
daleDjokovic.Stai rispon-
dendo ai giornalisti altorneo
di Dubai quando, inconferen-
za stampa, planaasorpresa
tua madre, l’extennista sovie-
ticaJulia Salnikovasposata
conilcoach grecoApostolos
Tsitsipas, tuo padre. Ecomin-
cia — lei! — a farti domande.
L’ultima puntata della soap
opera CasaTsitsipas, protago-

nistaStefanos e l’ennesima fa-
miglia di genitori invadenti,
avrebbe fattolafortuna di
Freud. Scordiamoci Mike
Agassi, il padrepadrone che
costringeva Andre bambino a
sfidare la macchina spara-pal-
le, ribattezzata «il dragone». E
anche i genitori violenti, quel-
li che itornei eranocostretti a

bandire dagli spalti per abusi
verbali e intemperanze (Lucic,
Tomic, Dokic, Pierce), non
abitano più qui.
Julia Salnikova si fa largocon
un bel sorriso per riconqui-
stareilterreno perduto. «So-
no allenatoda mio padre, da
sempreviaggio assieme alla
mia famiglia, parliamo diten-
nis tuttoilgiorno—aveva
detto il giorno primaTsitsipas
a Dubai —. Da un lato li amo:
sono mio papàemia mam-
ma. Dall’altroaverli intorno
tutto iltempo, avolte, mi pe-
sa: hocome la sensazione che
siano troppocoinvolti nella
mia vita, dentroefuori dal
campo. Nonèfacile trovare
un equilibrio». Sacrosanta (e
sana) riflessione. Maaquel
puntolasignoraTsitsipas ri-
tiene opportuno riprendere,
pubblicamente, ilcontrollo di

una situazione che —forse —
teme possa sfuggirle di mano.
«Seguo le tueconferenze
stampa da un po’ — dice tra le
risatine dei presentiaStefa-
nos, che più la scenettava
avanti più pareimbarazzato

—. Hai presente quantitenni-
sti di alto livello sono allenati
dai genitori?». «Tratop-5 e
vincitori di Slam non me ne
vengono in mentemolti»re-
plicaStefanos. «Beh tu sarai il
primo, allora» chiosa lei che a
Brisbane, all’inizio della sta-
gione, ritenne di doverscen-
deredagli spalti per sgridare
(anche lì pubblicamente, in
pieno match) il figlio che in
un impeto d’ira aveva spacca-
tola racchettaferendo papà
Apostolos.
Se tuttelefamigliefelici si
somigliano, insomma, laTsit-
sipas family è infelice a modo
suo. In spogliatoio girano leg-
gende sulla stravaganza di Ju-
lia,celebrepercerteuscite
inopportune anchecongli
estranei, spesso infastidita
per un nonnulla, sempre sin-
cera aiconfinicon un’impul-
siva inopportunità, nata a Mo-
sca da unex calciatore meda-
glia d’oroaiGiochi olimpici
1956, laureata in giornalismo,
passata a giocare atennis per
la Grecia dopo il matrimonio
con Apostolos,capace di bat-
tereun’altracelebremamma
del circuito, Irina Zvereva ma-
drediquel Sasha Zverev nu-
mero7del ranking, nella fi-
nale deltorneo di Atene 1994.
Ma questa è un’altra storia.
E sono altri parenti serpenti.
©RIPRODUZIONERISERVATA

ExUrss
Julia Salnikova,
55 anni, ex ten-
nista
dell’Unione
Sovietica:
è la madre
del campione
greco Stefanos
Tsitsipas

Incampo
Il tennista
greco Stefanos
Tsitsipas, 21
anni, sesto
nel ranking
Atp(fotoEpa)
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