Bell_39_Italia_-_Maggio_2016

(Maria Cristina Aguiar) #1

N


ella città turistica per eccel-
lenza, è una scommessa av-
vincente riuscire a “scoprire”
luoghi ancora poco noti, ep-
pure custodi di episodi d’arte
e di memorie storiche di grande valore.
Una scommessa che si può vincere sco-
standosi dagli itinerari di visita maggiori,
ad esempio spingendosi verso i margini
settentrionali del sestiere di Cannaregio,
dove le Fondamente Nove guardano
all’isola di San Michele e, più in là, a quella
di Murano. Quest’area, un tempo perife-
rica, era sede nel Medioevo di conventi
e di ricoveri gestiti da religiosi, ed è qui,
presso il grande campo dei Gesuiti, che il
piccolo Oratorio dei Crociferi custodisce

un inaspettato gioiello: il ciclo pittorico
realizzato alla fine del ’500 da Jacopo Pal-
ma il Giovane. Chiuso alle visite per oltre
dieci anni, questo prezioso frammento
della bellezza veneziana è stato riaperto
di recente grazie alla Fondazione Venezia
Servizi alla Persona, che lo gestisce insie-
me ad altri beni di proprietà dell’Ire (Isti-
tuzioni di ricovero e di educazione), come
la splendida Scala Contarini del Bovolo.
L’Oratorio sorse alla metà del XII se-
colo insieme all’ospedale in cui l’ordine
dei Crociferi (Crosechieri in veneziano)
accoglieva i pellegrini, i viandanti e i cro-
ciati che da Venezia si imbarcavano per la
Terra Santa. Nato grazie a una generosa
donazione, il complesso visse poi sempre

di atti liberali; anche illustri, come quel-
lo del doge Renier Zen nel 1268. Venuto
meno lo slancio crociato, nel corso del
’300 l’ospedaletto venne trasformato in
ricovero per donne indigenti, che qui
venivano sfamate, accudite e indirizzate
a compiere qualche mestiere utile alla
comunità, come il ricamo. Nonostante le
tante difficoltà economiche, i Crociferi ri-
uscirono a risollevarsi dalle rovinose con-
seguenze dell’incendio che nel ’500 mise
in ginocchio la comunità, suggellando
l’opera di ricostruzione con un atto d’or-
goglio: la commissione a Jacopo Negretti,
detto Palma il Giovane, del ciclo pittorico
che ammiriamo ancora oggi su pareti e
soffitto dell’Oratorio.

Bell’Italia 149
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