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giardino d’inverno. Il Salotto verde, con
meravigliose collezioni di porcellane dei
secoli XVIII e XIX provenienti da tutt’Eu-
ropa oltre che dalla Real Fabbrica di Ca-
podimonte, raccorda la Sala da pranzo e
la Biblioteca. Nella prima, intatta e cir-
condata da raffinate boiseries, la tavola è
apparecchiata con un servizio di Limoges
(1830-40) e bicchieri di cristallo inglese.
La Biblioteca (circa duemila volumi), con
parati in cuoio e oro e un bellissimo Nar-
ciso di Vincenzo Gemito, fu sala biliardo
con gli Acton e fumoir coi Pignatelli.
Vera chicca è il Museo delle Carrozze,
nelle scuderie della Palazzina Roth-
schild. Conserva le vetture del marchese
Mario d’Alessandro di Civitanova (so-
prannominato “’O marchese d’e carrozze”),
a cui si sono aggiunte quelle di Spennati,
Dusmet, Leonetti e Strigari. Carrozze,
balconi, separato mediante un arco dal-
la Sala per gli orchestrali, alla fine della
quale troviamo un vero gioiello: il Salot-
tino pompeiano, gabinetto semicircola-
re da toletta dove le dame si “incipriava-
no il naso” durante le feste. Le pareti, su
zoccolatura nera, sono ornate con scene
mitologiche, amorini e figure femminili
ispirate a modelli antichi. Dalla Sala da
ballo si accede al Salotto azzurro e poi al
Salotto rosso, con pavimento in cotto di-
pinto a finti marmi (anch’esso restaura-
to): nelle vetrine e sulle consolle, prezio-
si candelabri francesi, vasi cinesi, oggetti
in argento, bronzo, smalto e cristallo.
Davvero mozzafiato è l’enorme Ve-
randa neoclassica (oggi sala concerti),
affacciata sul giardino, con statue in
marmo, in origine aperta e a fine Otto-
cento trasformata, con ferro e vetro, in
spider e calessi, coupé con centinaia di
preziosi finimenti raccontano di una Na-
poli famosa per le scuole di equitazione e
per i costruttori di carrozze di lusso. Un
universo composto, a inizio Ottocento, da
duemila cocchieri e 1.300 vetture che da-
va lavoro a migliaia di falegnami, fabbri,
vetrai, artigiani del cuoio, affitta-carrozze,
sellai, stallieri, allevatori e commercianti
di cavalli. L’arrivo delle auto e dei mezzi
di trasporto pubblico segnò la fine di un
mondo. E fu proprio il marchese d’Ales-
sandro, nella sua «eterna fedeltà al caval-
lo», l’ultimo a passeggiare per Napoli in
carrozza nel 1958, fermato nel tempo da
una foto in bianco e nero.
Bell’Italia 163