A sinistra: scorcio di piazza
San Vito a Lentate.
A sinistra, l’Oratorio
di Santo Stefano; a destra,
la chiesa novecentesca
di San Vito Martire.
Il palazzetto giallo è sorto
sull’area della residenza
fortificata dei Porro.
Sopra: l’Incoronazione
della Vergine affrescata
nella volta del presbiterio.
La decorazione delle
quattro vele della volta
è opera dell’artista
di maggiore qualità tra
quelli attivi nell’oratorio.
A destra: le pie donne
e le tre Marie, particolare
della Crocifissione
che occupa la parete
di fondo del presbiterio.
faro che conduce nel cuore di Lentate
sul Seveso, in posizione leggermente
rilevata. Nella piazza, la grande chiesa
si impone sulla settecentesca villa Il Ce-
nacolo e su recenti edifici residenziali; il
palazzo-fortezza dei Porro non c’è più,
ma nell’angolo in cui la strada guadagna
la cima dell’altura la semplice facciata a
capanna dell’Oratorio si propone ancora
con fierezza grazie all’eleganza del porta-
le archiacuto e della bifora soprastante.
Il piccolo edificio in mattoni a vista
appartiene tuttora, con il suo prezioso
contenuto d’arte, ai discendenti del fon-
datore; la sua conservazione e l’apertura
al pubblico si devono alla fattiva colla-
borazione tra privato, pubblico e volon-
tariato. La proprietà ha sottoscritto una
convenzione trentennale con l’ammini-
strazione comunale di Lentate che, tra
2006 e 2008, ha provveduto al completo
restauro del bene (sostenuta dall’associa-
zione Arpai di Vicenza) e da allora si oc-
cupa della sua gestione. All’apertura
C
onosceva la gloria e gli onori del
mondo Stefano Porro. Ricco e
di nobili natali, godeva della
fiducia di Bernabò e Galeazzo
II Visconti, signori di Lombar-
dia alla metà del ’300, nonché di quella
dell’imperatore Carlo IV che lo fece con-
te palatino. Era un uomo di governo, un
abile diplomatico, frequentava le corti
d’Europa, risiedeva tra Milano e Pavia,
nel centro del potere visconteo. Eppu-
re, trovatosi a gettare lo sguardo oltre le
cose terrene, a immaginare la sede del
riposo al di là della vita, aveva visto una
cappella addossata al palazzo fortifi-
cato di famiglia nel feudo di Lentate,
nella rigogliosa terra lombarda a nord
di Milano solcata dal fiume Seveso. Un
rifugio eterno sotto l’ala degli avi per sé
e per i suoi: la moglie Caterina Figini, i
tre figli, le tre figlie. Questo immaginò
e realizzò a partire dal 1368: un orato-
rio gentilizio interamente affrescato,
ispirato alla cappella ducale milanese e
a quella padovana degli Scrovegni, ca-
polavoro di Giotto, ma immerso in un
orizzonte rurale.
UN BENE PRIVATO
CHE TUTTI POSSONO VISITARE
Non è difficile da trovare, anche da lon-
tano, nonostante la fitta e spesso disordi-
nata urbanizzazione della Brianza odier-
na. Basta cercare l’altissimo campanile
della parrocchiale di San Vito, infallibile
Da sette secoli i rossi
mattoni custodiscono
gli affreschi nel cuore
del piccolo centro
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LENTATE SUL SEVESO Oratorio di Santo Stefano
68 Bell’Italia