Uno scrigno segreto
rimasto nascosto
per mille anni tra
le vestigia imperiali
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Sopra: l’interno dalla navata destra. Pagina seguente: dettaglio della “parete palinsesto” nel presbiterio, con quattro strati pittorici sovrapposti: si
distinguono Maria Regina in trono con l’angelo (VI secolo), in alto l’Annunciazione (fine VI secolo), al centro San Gregorio Nazianzeno (705-707).
ti, tra addetti ai lavori e studiosi, avevano
potuto ammirare. Una nuova scoperta tra
le tante attrattive del Foro, uno squarcio
di Medioevo che si apre a sorpresa in mez-
zo alle vestigia romane, tra la casa delle
Vestali e il tempio dei Castori.
Fino all’11 settembre il percorso di visita è
arricchito dalla mostra “Santa Maria Anti-
qua tra Roma e Bisanzio”, promossa dalla
Soprintendenza e curata da Maria Anda-
loro, Giulia Bordi e Giuseppe Morganti:
pochi ma preziosi prestiti, allestimenti
multimediali e pannelli esaltano il patri-
monio artistico e la singolare storia del
monumento, ponte tra il Foro e il Palatino,
tra la Roma pagana e quella cristiana.
La basilica viene infatti ricavata, nel VI
secolo, in un complesso di ambienti di
rappresentanza costruiti ai piedi del
Palatino nella tarda età di Domiziano
(fine I secolo), che introducevano, attra-
verso una monumentale rampa coperta,
alla residenza imperiale sul colle.
Da subito la nuova chiesa assume grande
importanza in un Foro che, da cuore della
Roma pagana, si va trasformando in un
luogo cristiano. L’interno dell’edificio vie-
ne letteralmente vestito di pitture nel cor-
S
i è meritata, a ragione, l’appella-
tivo di Cappella Sistina dell’Alto
Medioevo per il suo straordina-
rio corredo di pitture murali: 250
metri quadrati di affreschi data-
bili tra il VI e l’VIII secolo, una testimo-
nianza assolutamente unica dell’arte cri-
stiana dei cosiddetti secoli bui. Ma si
potrebbe anche chiamare la “Bella Addor-
mentata” del Foro Romano, perché è ri-
masta nascosta sotto una coltre di terra per
oltre mille anni ed è stata “risvegliata” e
riportata alla luce solo all’alba del 1900.
Ora, finalmente, sulla basilica di Santa Ma-
ria Antiqua si è alzato il velo: in marzo, al
termine di un lungo restauro, è stato aper-
to al pubblico questo gioiello segreto che
negli ultimi trent’anni solo pochi fortuna-
se di due secoli di campagne decorative
che si susseguono a ritmo serrato; Giovan-
ni VII, papa dal 705 al 707, trasferisce ad-
dirittura la residenza dal Laterano alla
Domus Tiberiana sul Palatino e fa di San-
ta Maria Antiqua la sua cappella persona-
le. Ma un terremoto, nell’847, rende ina-
gibile la basilica, che viene abbandonata.
Sarà l’archeologo Giacomo Boni, a partire
dal gennaio del 1900, a riportare alla luce
il gioiello perduto, insieme all’attiguo ora-
torio dei Quaranta Martiri.
UN “SONNO” SALUTARE
DURATO UNDICI SECOLI
Nonostante gli ovvi danni prodotti dalla
permanenza sottoterra, proprio questo
“sonno” di quasi undici secoli ha preserva-
to un patrimonio pittorico unico.
«A differenza delle altre chiese medievali
di Roma, Santa Maria Antiqua è passata
indenne attraverso le trasformazioni di
età barocca. Il terremoto ha cristallizzato
la situazione al IX secolo», spiega Maria
Andaloro, curatrice della mostra e tra le
massime esperte di arte medievale. «Tro-
viamo una concentrazione di dipinti del
VI-VIII secolo che non ha pari: è dav-
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