Dossier VisioNAri
200 dove maggio - 2016
così algido e inattuale perché possiamo ricordarlo
solo nel suo essere ibernato nel freezer della memo-
ria. Più che una collezione, ha costruito un set, un
palcoscenico su cui è andata in scena l’insostenibilità
della nostalgia. Nella sua permanenza come direttore
creativo del marchio, Slimane ha sovrapposto il suo
punto di vista a quello di una moda che già il fon-
datore, Yves Saint Laurent, ha fatto nascere con gli
elementi dirompenti di una visione controcorrente
per i suoi tempi. Usando una capacità prospettica in
cui ha annullato l’elemento sentimentale dell’omag-
gio che troppo spesso viaggia insieme alla trappola
della nostalgia, il direttore creativo non ha fatto altro
che recuperare il metodo di indagine del fondatore e,
allontanandosi da ogni tendenza, da ogni omologa-
zione richiesta dal mercato, ha elaborato una propria
visione del marchio storico compatibile con gli anni
di oggi. avversato fin dalla prima sfilata, Slimane non
si è fatto spaventare dalle critiche feroci di chi l’accu-
sava di tradire il dna del marchio. anzi, ha radicaliz-
zato la sua visione fino al punto che, visto il successo
di notorietà che ha anticipato quello commerciale, il
suo metodo è diventato un esempio da seguire per
altri marchi in sofferenza, sia di immagine sia di mer-
cato, proprio per avere inseguito, sbagliando, un’o-
mologazione che appariva vincente.
l’iNDAgiNe culturAle Di PrADA
Nasce anche da questo precedente la radicale tra-
sformazione di gucci, per esempio. esauritasi dopo
dieci anni l’esperienza di Frida giannini, il nuovo
presidente, marco Bizzarri, ha affidato la direzione
creativa ad alessandro michele, già nell’ufficio sti-
le dei giannini. La forza con cui ha proposto il suo
punto di vista, che non vede le differenze tra la moda
maschile e quella femminile in un’accezione natura-
le del “no gender”, che non prevede né travestitismi
né cross-dressing, e quindi assolutamente fuori dalle
tendenze dominanti, ha fatto in modo che gucci ri-
tornasse tra i nomi che creano le tendenze della moda
e, addirittura, in attivo economico solo in un anno.
ma l’esempio di quanto il punto di vista sia il me-
todo naturale della moda è quello di miuccia Prada.
arrivata alla moda dopo esperienze diverse, quando
ha deciso di prendere le redini dell’azienda di fa-
miglia non ha fatto altro che adattare al suo nuovo
lavoro il metodo di indagine culturale che aveva già
praticato in altri ambiti. La sua prima collezione di
moda donna nel 1988, che molti ricordano come la
stagione in cui è nato il minimalismo che ha domi-
nato tutto il decennio successivo, è stata solo l’ini-
zio di un percorso che è riuscito fare degli abiti una
materializzazione di un’idea, di un pensiero e di un
ragionamento. in questo modo, sono oltre vent’anni
che miuccia Prada è il faro indiscusso di molti altri
creatori di moda. Che in alcuni casi sono riusciti a
carpirne il metodo di analisi e, quindi, si classificano
come seguaci. in molti altri casi, non lavorando sul
proprio punto di vista ma appoggiandosi interamen-
te su quello che osservano, non possono che essere
definiti epigoni.
ed è proprio in questa necessità dell’originalità
che c’è la prova di quanto la presa di posizione e il
punto di vista siano vincenti. anche in quest’epoca
semi-dormiente che l’ottimismo vorrebbe vedere in
fase di risveglio.
gucci, finale della
sfilata per la
collezione P/E
- Nominato
alla direzione
creativa nel
gennaio 2015,
Alessandro Michele
ha sovvertito le
regole non scritte
dell’omologazione
proponendo una
visione di moda
molto forte e
molto personale.
Premiata, in
pochissimo tempo,
anche dai mercati.
Nella necessità
dell’originalità c’è la prova
di quanto avere un pensiero
forte sia vincente
courtEsy of gucci