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LE CONFESSIONI DI LILLI
«Mio padre, mapiùin generalel’edu-
cazione alla responsabilità ricevuta
fin da piccola a casa».
È quasi un’ossessione per lei la
responsabilità.
«Le faccio un esempio: quando io e
i miei fratelli andavamo a scuola, il
nostro dovere non era soltanto esse-
re promossi, ma anche studiare con
rigore, mettere il medesimo impegno
- almeno per quanto riguardava me e
mia sorella - nella danza e nella mu-
sica. Tutto andava fatto con passione
e buoni risultati. Era così e basta».
Alla sua terra ha dedicato tre li-
bri.L’ultimo sichiamaInganno.
Le manca il Sudtirolo?
«Qualche volta, quando sono intrap-
polata nel traffico di Roma o vedo la
città deturpata dall’immondizia. In
questi casi, penso alla mia terra e al-
la lungimiranza della classe politica
locale di 40 anni fa: avevano capito
in anticipo quanto fosse importante
preservare e proteggere il paesaggio.
Chi va in Sudtirolo trova una qualità
della vita che non esiste altrove».
Nel libro indaga il rapporto tra
“questione sudtirolese” e terro-
rismo. Scrive per fare pace col
passato o per cercare qualcosa?
«Entrambe le cose. Da cronista, con-
sultoarchivi, cercosempre le intervi-
ste con i sopravvissuti, studio i testi
meno noti. Fare pace con un passato
complicato e perfino doloroso è pos-
sibile solo se arrivi a conoscerlo dav-
vero, senza sconti o pregiudizi».
La protagonista, Klara, è bella,
ricca, intelligente, ama il pote-
re. Oggi è un peccato amarlo?
«È un peccato essere considerati ab-
bienti: la nostra società ha maturato
un tasso incontrollato di invidia so-
ciale. L’aumento delle ingiustizie va
combattuto con ogni mezzo ma per
condurre questa battaglia non dob-
biamo commettere l’errore di spac-
care il mondo e dividerlo in buoni e
cattivi. È un gioco molto pericoloso».
E lei si considera una donna di
potere?
«Se lo fossi stata, probabilmente
avrei fatto una carriera di potere
all’interno della Rai, cosa che non è
successa. E sa perché? Non mi pia-
cevano le regole e le modalità con le
quali si poteva andare al potere: per
ottenere certi incarichi era necessa-
rioappartenereapartitioagruppi di
interesse. Oggi sento di contare più
di ieri: ho sessant’anni, trentacinque
di professione, un percorso lineare e
trasparente, ho sempre lavorato tan-
to e molto volentieri. Ho un’etica del
lavoro prepotente, quasi protestante:
questa è stata e sarà la mia forza, il
mio unico potere».
Ilpotere che incontra ognisera
aOttoemezzocom’è?
«Variegato, come le facce dell’attuale
geografiapolitica.Avolteèappassio-
nato, altre competente, altre ancora
un po’ ignorante, di rado generoso».
Secondo Bruno Vespa, quella
in atto a livello politico è una
rivoluzione. È d’accordo?
«A volte si usano parole esagerate
per descrivere il cambiamento in
atto. Osservando giorno dopo giorno
quello che accade nel nostro Paese,
non mi pare di vedere la rivoluzione,
ecco...».
Non è sui social network, dove
però tantissimi parlano di lei.
Le piace essere inaccessibile?
(ride) «Ma no: andando in onda tutte
le sere, sono già sovraesposta. E poi,
il pubblico ha la libertà di commen-
tare le puntate attraverso l’account
ufficiale della trasmissione. Non ho
profili personali perché non amo
esserci a ogni costo: un giornalista
non dovrebbe raccontare sui social
il proprio privato. Mi fanno paura le
persone che riversano sui social gli
aspetti intimi della loro vita. È una
cosa oscena».
Ha dichiarato: «Abbiamo biso-
gno di donne coraggiose». Sua
mamma Herlinde è coraggiosa?
«Mia mamma, che oggi viaggia me-
ravigliosamente per i 92 anni, è una
donnafantastica:forteedeterminata.
Loammetto: ho scopertotardiqueste
sue doti. Quando ero ragazza, tante
sue scelte mi sembravano poco con-
divisibili: la trovavo troppo accondi-
scendente verso papà, forse perché
era figlia di una cultura che relegava
le mogli a un ruolo un po’ antico. Poi
ha lavorato nell’azienda di famiglia
e fatto cose che per le sue coetanee
dell’epoca non erano immaginabili.
Mammaèungrande esempiodiforza
e di saggezza. È delicata, nell’animo
e nella forma in cui manifesta i suoi
sentimenti».
Pierluigi Diaco
SPORTIVA
Lilli Gruber
comincia
le sue
giornate
con ilpower
walking.
Forse, leggendo, ve lo siete
chiesti anche voi: ma si chiama
Südtirol o Sudtirolo? In realtà
sono corrette entrambe le
diciture. Il nome formale della
provincia è Alto Adige/Südtirol,
ma è molto frequente anche la
sua italianizzazione in Sudtirolo
(usata anche dal quotidiano più
diffuso in lingua italiana, l’Alto
Adige), specie tra persone
(come appunto Lilli Gruber) di
cultura ibrida, tedesco-italiana.
Nessun errore quindi. L’unico
errore sarebbe scriverlo
staccato: Sud Tirolo.
●Il primo libro di Lilli Gruber fu, nel 1990,QueigiorniaBerlino, sulla caduta del Muro, scritto con Paolo Borella
MA SI DICE SUDTIROLO?