Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

246 l Bambini che ricordano altre vite


mento poiché, i tentativi fatti per osservare i fenomeni sotto condizioni di con­
trollo, hanno prodotto (nella maggior parte) soltanto degli effetti marginali che ri­
chiedono delle statistiche per essere dimostrati; e i risultati sperimentali non so­
no ripetibili a volontà (38). Per di più, gli scienziati che come me mettono in evi­
denza l'apparente abbondanza di cognizioni paranormali presenti nei casi spon­
tanei, devono richiedere ai loro lettori ed ai loro interlocutori, di condividere la
loro fiducia nelle testimonianze umane riguardanti gli eventi passati. Inoltre,
confidiamo nelle nostre supposizioni e, molti di noi, sono convinti che infine si
riuscirà ad ottenere una serie di prove evidenti che porteranno altri scienziati a
mutare il loro parere. Vi è anche la possibilità - è più una speranza che non
un'aspettativa- che parecchi scienziati cambino molto prima le loro idee e co­
mincino a considerare in modo più favorevole le prove a sostegno dei fenomeni
paranormali, prove che sono accessibili fin d'ora.
Sono consapevole che, pur avendo spiegato che la mente non è il cervello,
ma che essa lo utilizza, non ho ancora detto in cosa essa consista; né lo posso fa­
re. Posso, tuttavia, congetturare che sia formata da una sostanza non-fisica. Chia­
miamo « essenza » una tale sostanza, almeno fino a che non ne sapremo di più.
Ovvero, come disse Schrodinger in una sua felice metafora, « essa è poco più di
una piccola collezione di singoli dati (esperienze e ricordi), o meglio, la tela su cui
essi si vengono a collocare » (39).

Possiamo concepire una vita dopo la morte?


Utilizzando questa intestazione vorrei inizialmente ricordare che quasi tutte
le grandi religioni del mondo - e anche molte di quelle minori - hanno inclu­
so l'idea di una vita dopo la morte nei loro insegnamenti e nella loro mitologia.
Per l'Occidentale medio queste idee hanno spesso avuto ben poco richiamo. So­
no piuttosto vaghe, come lo è il concetto di « beatitudine eterna », o sembrano

(38) Esperimenti sulle cognizioni paranormali
Non voglio qui sminuire il valore del contributo che molti esperimenti hanno apportato nel rendere
evidenti fenom�eni quali la telepatia e la chiaroveggenza. Il fatto che tali esperimenti non possano essere
ripetuti a richiesta, li mette sullo stesso piano di quelli che vengono condotti dagli psicologi e che sono
notoriamente instabili. Altri scienziati studiano senza porsi alcun problema fe nomeni quali le meteoriti, i
vulcani ed i terremoti, fe nomeni che non si manifestano sistematicamente.
Coloro che studiano i fe nomeni paranormali compiono un grave errore e si aspettano che questi si
conformino ai modelli di ripetibilità che sono invece comuni agli esperimenti che si effettuano nel campo
della fisica e della chimica. Quasi tutti i fenomeni paranormali avvengono in corrispondenza di una o
dell'altra di due circostanze. Alcuni, come ho cercato di dimostrare in precedenza, si manifestano durante
una situazione di minaccia per la propria vita. Altri derivano da una speciale capacità di cui sono in pos·
sesso solo poche persone (Whiteman, 1972). Non tutti hanno delle percezioni extrasensoriali così come
non tutti hanno delle inclinazioni ben delineate e determinate.
Quegli studiosi che hanno avuto la fortuna di lavorare con i rari sensitivi dotati, hanno pubblicato
delle prove a sostegno della telepatia e della chiaroveggenza molto superiori a quelle derivanti dagli espe·
rimenti di gruppo. Mi sto riferendo a persone quali Stefan Ossowiecki (Besterman, 1933; Borzymowski,
1965; Efron, 1944; Geley, 1927), Olga Kahl (Osty, 1929, 1932 ; Toukholka, 1922) e Craig Sinclair (Sinclair,
1962/ 193 0).
(39) Sostanza mentale: lo schermo su cui vengono a stagliarsi i ricordi
La citazione è stata tratta da Schrodinger (1955, pag. 91-92).

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