National Geographic Italy - 11.2019

(Tina Meador) #1

Rania Abouzeid è
autrice di N o Tu r n i n g
Back: Life, Loss,
and Hope in Wartime
Syria. Scrive di Medio
Oriente e Asia del Sud
da più di 15 anni.
La fotografa Ya g a z i e
Emezi si occupa
delle storie delle donne
africane e di temi
come salute, sessualità,
scolarizzazione e diritti.


governo di un gran numero di figure come Ruba-
gumya, il loro impatto ha dato un grande impulso
all’elaborazione di leggi e politiche. Agnes Nyi-
nawumuntu, 39 anni, è presidente di una coope-
rativa di 160 donne per la coltivazione del caffè
nel distretto orientale di Kayonza. Prima del ge-
nocidio, dice, la lista di cose che le donne non
potevano fare, compreso coltivare il caffè, era
infinita. «Per noi esisteva solo un’attività: farci
mettere incinta e avere bambini». Nyinawumuntu
ne ha cinque e, anche se il marito lavora nell’agri-
coltura, è lei quella che più contribuisce a mante-
nere la famiglia. Vedere donne in Parlamento,
dice, «ci dà fiducia e orgoglio. Mi rendo conto che,
se lavoro sodo, posso arrivare lontano».
Il quadro legale e politico ruandese a favore
della parità di genere e il numero di donne al
potere sono impressionanti, ma i dati nascon-
dono anche una verità meno univoca sui limiti
delle leggi nel portare il cambiamento.
Le donne ruandesi non sono scese in piazza
per i loro diritti; li hanno conquistati con l’a-
zione legislativa e si aspettavano che le riforme
permeassero l’intera società. Eppure, né Ruba-
gumya, la parlamentare, né Uvuza, ex respon-
sabile della divisione legale del ministero per le
Politiche di genere e la Famiglia, credono che
la società sia cambiata tanto da rendere super-
flua la quota del 30 per cento per assicurare una
robusta presenza femminile in Parlamento.
«Non ci siamo ancora al cento per cento», dice
Rubagumya. «La mentalità non si cambia dal
giorno alla notte». Questo si nota soprattutto
nei rapporti di genere all’interno delle famiglie, che secondo Uvuza non
sono cambiati quanto le politiche governative. A suo avviso, il potere di
una donna ruandese, per quanto grande possa essere in pubblico, finisce
davanti alla porta di casa: «Gli uomini non abbandonano le loro vecchie
abitudini».
Anche i mariti delle parlamentari, dice Uvuza, si aspettano che le mo-
gli «si assicurino che le loro scarpe siano lucidate, le loro camicie stirate».
Il prossimo passo, dice Mary Balikungeri, direttrice e fondatrice del
Rwanda Women’s Network, è concentrarsi sugli uomini e sul «modo di tra-
sformare le nostre famiglie, i nostri mariti. Non possiamo cambiare davvero
se questi uomini non cambiano il loro modo di vedere le cose», dice.
Il ministro per le Politiche di genere e la Famiglia, Solina Nyirahabi-
mana, è d’accordo sul fatto che in 25 anni passati a smontare gli stereotipi
di genere dicendo alle donne quello che possono fare, «gli uomini sono
stati lasciati fuori» dal dibattito. Sostiene che il suo ministero abbia un
piano più ambizioso: prevenire che la discriminazione venga seminata,
instillando i principi dell’uguaglianza di genere nei bambini.
In un circolo doposcuola nel distretto di Kamonyi, ragazze e ragazzi
mettono in scena commedie basate su ciò che hanno imparato sulla lotta
agli stereotipi di genere. Nel corso di una di queste rappresentazioni, un

EMMA FURAHA
RUBAGUMYA
PRESIDENTE,
C O M I T A T O P E R
LE POLITICHE
DI GENERE


Non ci siamo
ancora al
100 per cento.
Cambiare
la mentalità
non è una
cosa che si
fa dal giorno
alla notte.


64 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA

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