Le statistiche sulla sicurezza per le donne in India sono atroci: dal casel-
lario giudiziario risulta che nel 2011 sono stati commessi 228.650 reati contro
donne, tra cui omicidi, stupri, rapimenti e molestie sessuali. Secondo un’in-
dagine internazionale, quell’anno l’India era al quarto posto nella classifica
dei paesi più pericolosi per le donne, preceduta da Afghanistan, Repubblica
Democratica del Congo e Pakistan. In India il trattamento riservato alle donne
in pubblico è causa di frustrazione da generazioni; ma il caso di Jyoti Singh,
nota come Nirbhaya, ha spezzato qualcosa: l’atavica disposizione ad accettare
che il pericolo faccia parte della vita quotidiana di una donna.
Nirbhaya significa “senza paura” in hindi. Nel 2012 il caso di questa giovane
studentessa di medicina ha fatto il giro del mondo: Jyoti è stata violentata
da sei uomini ubriachi, che alla fine l’hanno penetrata con una spranga e
buttata giù dal pullman sul quale l’avevano stuprata. In seguito all’aggres-
sione la ragazza è morta e i suoi assassini (tutti tranne un minorenne) sono
stati arrestati e condannati a morte; un evento insolito in un paese in cui un
Usha Vishwakarma
insegna tecniche
di autodifesa a un
gruppo di studentesse
di Ramgarh, località
rurale del Rajasthan.
Dopo aver subito
un’aggressione non
perseguita dalla polizia
nonostante la sua
denuncia, Vishwakarma
ha deciso di fondare
il gruppo Red Brigade,
che organizza
marce, campagne
di sensibilizzazione
e corsi di autodifesa.
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