Le Scienze - 11.2019

(Tina Sui) #1
La finestra di Keplero

professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

di Amedeo Balbi

http://www.lescienze.it Le Scienze 19

Le ragioni di un premio

Il Nobel per la fisica di quest’anno rappresenta una
sintesi dell’intero percorso dell’astronomia moderna

A

ll’apparenza, non potrebbero es-
serci due campi dell’astrofisica più
lontani tra loro come quelli pre-
miati quest’anno con il Nobel per la fisica,
ovvero la cosmologia e la ricerca di piane-
ti extrasolari. Può sembrare una scelta insoli-
ta, ma personalmente la trovo molto giusta. È
un premio agli ultimi cinque decenni di pro-
gressi nella nostra comprensione dell’univer-
so su grande scala e, allo stesso tempo, del po-
sto che il nostro pianeta occupa nel cosmo: in
un certo senso, una sintesi dell’intero percor-
so dell’astronomia moderna.

Un’intera carriera
Quello a Jim Peebles è il premio a una car-
riera. Non credo ci siano molti studiosi che ab-
biano dato un contribuito personale più gran-
de del suo al progresso teorico in cosmologia.
Basterebbe questo: a metà degli anni sessan-
ta, Peebles faceva parte del gruppo di giovani
di Princeton che, sotto la guida di Robert Di-
cke, cercava le tracce della fase calda e densa
dell’universo primordiale. Peebles era il bril-
lante teorico che aveva sviluppato i calcoli del
segnale radio previsto, a quanto pare, igno-
rando l’esistenza dei primi studi sulla que-
stione, compiuti negli anni quaranta da Ralph
Alpher, Robert Herman e George Gamow.
Quando Arno Penzias e Robert Wilson, in-
volontariamente, captarono quella che fu poi
identificata come la radiazione cosmica a mi-
croonde (il residuo, appunto, della fase calda
iniziale dell’universo), fu proprio il gruppo di
Princeton a fornire l’interpretazione corret-
ta della misurazione. Tuttavia, nonostante la
pubblicazione simultanea dello studio speri-
mentale di Penzias e Wilson, e di quello teori-
co di Dicke, Peebles, Roll e Wilkinson, furono
solo i primi due a ricevere il Nobel, nel 1978.
Tra i molti altri contributi di Peebles all’a-
strofisica teorica c’è l’aver messo in piedi
l’armamentario fisico e matematico che ha
portato alla previsione delle fluttuazioni di

temperatura nella radiazione cosmica di fon-
do (rilevate negli anni novanta dal satellite
COBE: altro Nobel, nel 2006) e la compren-
sione dei meccanismi per cui, a partire da quei
semi primordiali, si è formata la struttura su
grande scala dell’universo. È anche grazie ai
calcoli di Peebles se oggi conosciamo con stra-
ordinaria precisione i parametri che descrivo-
no il cosmo e la sua evoluzione.

L’inizio di un’era
Altrettanto meritato è il premio a Michel
Mayor e Didier Queloz. Nel 1995 (proprio ne-
gli anni in cui lo studio della radiazione cosmi-
ca di fondo accelerava a seguito dei risultati
di COBE) i due astronomi scoprivano il pri-
mo pianeta extrasolare in orbita attorno a una
stella simile al Sole.
Fu un risultato per molti versi inatteso: il
pianeta scoperto da Mayor e Queloz attor-
no alla stella 51 Pegasi era del tutto diverso da
quelli che conoscevamo nel nostro sistema so-
lare. Un pianeta gigantesco, simile a Giove,
ma in orbita strettissima attorno al suo astro.
Una cosa del genere, secondo i modelli teori-
ci, non doveva esistere. La scoperta di quella
che fu poi riconosciuta come una nuova classe
di pianeti – ribattezzati, appunto, «Giove cal-
di» – fu dunque uno scossone a quello che cre-
devamo di sapere sull’abbondanza e sul tipo di
pianeti esistenti nell’universo. Ma fu anche l’i-
nizio dell’era degli esopianeti, e di un cammi-
no che ci porterà a capire se i mondi come il
nostro siano frequenti o no.
Mi sembra bello, dunque, e del tutto ap-
propriato, che l’Accademia reale delle scien-
ze di Svezia abbia accomunato la prospetti-
va cosmica con quella locale: l’universo che
si espande e che conserva le tracce della sua
origine, e che in quelle tracce ci mostra i semi
da cui è emersa la straordinaria varietà e com-
plessità dei mondi che lo popolano. Da uno di
quei mondi, oggi, guardiamo il cielo, per sco-
prire chi siamo.

Uno sguardo all’insù.
Anche grazie alle scoperte premiate
con il Nobel per la fisica di quest’anno
oggi sappiamo come l’universo è nato
e si sta espandendo, e sappiamo anche
che la nostra galassia, la Via Lattea,
è ricca di pianeti in orbita ad altre stelle
oltre al nostro Sole.

European Southern Observatory/SPL/AGF

Free download pdf