88 Le Scienze 6 15 novembre 2019
I cambiamenti rapidi e sconvolgenti possono
minacciare il senso del sé e dell’identità.
L’insicurezza di sé incoraggia le persone a
cercare un’identificazione più forte in un gruppo,
oltre che a preferire una leadership in grado di
incoraggiare pregiudizi di conferma e populismo.
Questi due fattori sono stimolati ed esasperati
dalla disponibilità illimitata di informazioni
e dall’accesso a gruppi estremisti in Internet.
IN BREVE
persecuzione dei presunti devianti. Offre l’occasione alle antipa-
tie e vendette personali di intensificarsi, con il pretesto di proteg-
gere la coesione.
L’accettazione dei membri del gruppo e la piena fiducia in lo-
ro sono importanti non solo per il gruppo, ma anche per i mem-
bri stessi. D’altronde hanno un bisogno disperato di inclusione,
in modo da vedere confermata la propria identità e quindi ridurre
l’insicurezza. Chi aspira a entrare nel gruppo o l’ha appena fatto –
così come chi teme di essere visto con sospetto oppure non è sicu-
ro di essere accettato pienamente – si spinge fino all’estremo per il
bene del gruppo, per dimostrare di essergli fedele e degno di farne
parte. Queste persone sono a rischio di fanatismo e radicalizzazio-
ne. I neonazisti e i suprematisti bianchi che compiono pubblica-
mente atti violenti di terrorismo e odio razziale sono un esempio
di questo estremismo.
Inoltre l’identità sociale rappresentata da simili gruppi non de-
ve avere complicazioni, per poter essere accettata senza riserve
come «la verità». Sottigliezze e sfumature sono un’eresia, perché
ostacolano la riduzione dell’insicurezza. La chiarezza sulle posi-
zioni del gruppo permette ai suoi membri di sapere che cosa de-
vono pensare e sentire, e anche come devono comportarsi. Que-
ste identità si rafforzano avendo un’ideologia forte che identifica
gruppi esterni sgradevoli e in sfacelo morale, che si possono de-
monizzare attribuendo loro il ruolo di «nemico». In questo am-
biente fioriscono le teorie complottiste secondo cui questi esterni
avrebbero vittimizzato il gruppo nel corso della storia.
Come l’incertezza stimola il populismo
Se l’insicurezza di sé stimola le persone a identificarsi con un
gruppo e a interiorizzare quell’identità come parte essenziale di
ciò che sono, allora devono essere sicure di sapere esattamente
che identità ha il gruppo. Quando avete bisogno di quelle che voi
Michael A. Hogg è professore di psicologia sociale
alla Claremont Graduate University, negli Stati Uniti,
ed è professore onorario all’Università del Kent nel Regno
Unito. È stato presidente della Society of Experimental
Social Psychology, è direttore della rivista «Group
Processes & Intergroup Relations» e membro di numerose
società, tra cui l’Association for Psychological Science.
Alla ricerca di un’identità sociale
Una notevole fonte di identità è costituita dai gruppi sociali.
Possono essere molto efficaci nel ridurre l’insicurezza di sé in una
persona, soprattutto se sono gruppi distintivi e i loro membri con-
dividono un senso di interdipendenza.
I gruppi rivestono questo ruolo essenziale nel fissare chi siamo
perché sono categorie sociali e, come dimostra la ricerca, la cate-
gorizzazione sociale è onnipresente. Una persona categorizza le
altre, dividendo chi è «dentro» il gruppo da chi ne è «fuori». As-
segna ai primi le caratteristiche e lo status sociale del gruppo, co-
struendo così un mondo soggettivo in cui i gruppi internamente
sono omogenei, mentre le differenze tra loro sono esagerate e po-
larizzate in modo etnocentrico. E, poiché categorizziamo anche
noi stessi, interiorizziamo come parte di noi le caratteristiche con-
divise che definiscono il gruppo. Per costruire l’identità sociale ci
circondiamo psicologicamente di chi è come noi.
Questo processo psicologico, che porta a identificarsi con i
gruppi e a comportarsi come loro membri, prende il nome di cate-
gorizzazione sociale. Fissa e cristallizza il nostro senso del sé, asse-
gnandoci un’identità che stabilisce come dobbiamo comportarci,
pensare e interpretare il mondo. Inoltre rende prevedibile l’inte-
razione, ci permette di mettere in conto come le persone ci trat-
teranno e che cosa penseranno di noi, e offre una conferma con-
sensuale dell’identità: le persone come noi – i membri del gruppo
- convalidano chi siamo.
Di per sé, questo meccanismo di in-
sicurezza di sé e identità sociale non è
un male: permette l’organizzazione col-
lettiva alla base della società umana. In-
dividualmente le persone non sono in
grado di realizzare le imprese dell’uma-
nità che richiedono la coordinazione di
molti al servizio degli obiettivi comu-
ni. Questa dinamica tuttavia diventa un
problema quando il senso di insicurezza di sé e minaccia all’iden-
tità è acuto, persistente e generalizzato. In questo caso le persone
sentono un bisogno travolgente di identità: non una qualsiasi, ma
una che sia ben attrezzata per affrontare queste sensazioni di diso-
rientamento e perfino paura.
Ridurre l’insicurezza con l’appartenenza a un gruppo
Alcune caratteristiche dei gruppi e delle identità sociali sono
particolarmente adatte a ridurre l’insicurezza di sé. Innanzitutto,
ciascun gruppo deve essere polarizzato rispetto agli altri e avere
confini inequivocabili che distinguano chi è «dentro» e chi è «fuo-
ri». All’interno deve avere una struttura chiara, di solito con una
gerarchia. Queste caratteristiche rendono il gruppo coeso e omo-
geneo, in modo che i membri siano interdipendenti e concordi nel
condividere un destino comune.
La diversità e il dissenso riportano l’insicurezza, e quindi si
evitano. Quando però queste sfaccettature compaiono, le singo-
le persone e il gruppo nel suo insieme reagiscono con decisione e
durezza, creando un’atmosfera di sospetto che pone le basi per la
I processi psicologici che portano all’insicurezza
di sé e all’identità sociale non sono necessariamente
un male, perché permettono l’organizzazione
collettiva alla base della società umana