Le Scienze - 11.2019

(Tina Sui) #1
http://www.lescienze.it Le Scienze 89

Illustrazione di Bud Cook


COME UN NEUROSCIENZIATO
CERCA LE RISPOSTE

Contrariamente a quanto molti

potrebbero pensare, la scienza
non cerca la verità. Il suo vero obiettivo consiste piuttosto nel
cercare domande migliori. Facciamo esperimenti perché c’è
qualcosa che ignoriamo e vogliamo saperne di più, e a volte questi
esperimenti falliscono. Ma quello che impariamo dalla nostra
ignoranza e dai nostri errori apre la strada a nuove domande e
nuove incertezze. E sono domande e incertezze migliori, che
portano a nuovi esperimenti. E così via.
Pensiamo al mio settore, la neurobiologia. Per una cinquantina
d’anni la domanda fondamentale sul sistema sensoriale è stata:
quali informazioni si trasmettono al cervello? Per esempio, che cosa
dicono i nostri occhi al cervello? Adesso vediamo un’inversione
di quell’idea: in realtà è il cervello a fare domande al sistema
sensoriale. Può darsi che il cervello non si limiti a setacciare enormi
quantità di informazioni visive, provenienti per esempio dall’occhio,
ma chieda invece all’occhio di cercare determinate informazioni.
Nella scienza ci sono inevitabilmente questioni che restano in
sospeso e piccoli vicoli ciechi. Anche quando si pensa di avere
chiarito tutto, c’è sempre qualcosa di nuovo e inaspettato. Ma
l’incertezza ha un valore. Non deve creare ansia: è un’occasione.
Stuart Firestein è professore del
Dipartimento di scienze biologiche della Columbia University;
testo raccolto da Brooke Borel

Uncertainty-Identity Theory. Hogg M.A., in Handbook of Theories of Social
Psychology, Vol. 2, Van Lange P.A.M., Kruglanski A.W. e Higgins E.T. (a cura),
Sage Publications, 2012.
From Uncertainty to Extremism: Social Categorization and Identity Processes.
Hogg M.A., in «Current Directions in Psychological Science», Vol. 23, n. 5,
pp. 338-342, ottobre 2014.
Il tribalismo e l’idea di verità. Fisher M., Knobe J., Strickland B. e Keil F.C.,
in «Le Scienze» n. 596, aprile 2018.
La Babele di Internet. Quattrociocchi W., in «Le Scienze» n. 596, aprile 2018.

ritenete fonti credibili e fidate di informazioni sull’identità, a chi
vi rivolgete? Il primo punto di riferimento è chi, secondo voi, rac-
coglie il consenso del gruppo come suo leader: in genere questo
ruolo è riconosciuto anche formalmente.
Secondo recenti ricerche sul modo in cui l’insicurezza di sé in-
fluisce sul tipo di leader preferito delle persone, la situazione po-
tenzialmente è preoccupante. In fondo le persone hanno bisogno
di qualcuno che dica loro che cosa fare, e tanto meglio se queste
direttive arrivano da chi possono considerare affidabile, «uno di
noi». È stato dimostrato che inoltre le persone insicure preferisco-
no leader risoluti e autoritari, perfino autocratici, in grado di tra-
smettere un messaggio semplice, senza vie di mezzo e chiaro su
«chi siamo», invece di un messaggio identitario più aperto, sfuma-
to e complesso. L’aspetto forse più preoccupante è che l’insicurez-
za di sé può legittimare e sostenere leader che presentano la co-
siddetta «triade oscura» di tratti della personalità: machiavellismo,
narcisismo e psicopatia. In altre parole, a quanto pare l’insicurez-
za di sé alimenta il populismo.
Un’altra fonte di informazioni sull’identità sono «le persone
come voi»: a vostro giudizio, anche loro incarnano l’identità del
gruppo e hanno una visione del mondo come la vostra. Possono
essere persone con le quali interagite dal vivo, come gli amici, op-
pure fonti di informazione come i canali radiotelevisivi che segui-
te, in particolare i notiziari. Oggi tuttavia tra queste fonti predo-
minano i centri di informazione e influenza in Internet, come siti
web, social media, feed di Twitter, podcast e così via.
Il Web è il luogo ideale per ridurre il disagio dell’insicurezza di
sé: offre un accesso continuo a una quantità illimitata di informa-
zioni, spesso selezionate con cura dagli utenti stessi e dagli algo-
ritmi, che lo fanno con discrezione. Perciò le persone accedono
solo alle informazioni che confermano la loro identità. Il pregiu-
dizio di conferma, un pregiudizio potente e universale insito nella
natura umana, è particolarmente forte in situazioni di incertezza,
separa le informazioni e gli universi identitari che frammentano e
polarizzano la società. In rete è facile cercare gruppi che dal vivo
potrebbero essere meno accessibili.
Inoltre Internet rafforza ulteriormente il pregiudizio di con-
ferma in caso di incertezza, perché le persone vogliono essere
circondate da chi la pensa come loro, in modo da avere continue
conferme della propria identità e visione del mondo. Quindi i con-
torni della «verità» combaciano con questi universi autosufficien-
ti di identità sociale. In uno scenario del genere non ci sono veri-
tà assolute, né la motivazione per cercare seriamente e adottare
punti di vista alternativi, perché annullerebbero il potere dell’i-
dentità sociale di ridurre l’insicurezza di sé. Questa dinamica con-
tribuisce a spiegare perché le persone si soffermino in camere
dell’eco (echo chamber) sempre più omogenee, che confermano la
loro identità. Q

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