sempre più difficile per entrambi i paesi.
A luglio il Fondo monetario internaziona-
le (Fmi) ha previsto che quest’anno l’eco-
nomia venezuelana subirà una contrazio-
ne ulteriore del 35 per cento. Ad agosto
Trump ha decretato l’embargo totale
contro il paese di Maduro e ha autorizza-
to sanzioni secondarie contro “chiunque”
lo aiuti, aprendo la strada a potenziali
azioni contro gli interessi della Cina e
della Russia, che hanno società in parte-
cipazione con il Venezuela nel settore
petrolifero e sono i principali creditori di
Maduro.
Quando il provvedimento è stato an-
nunciato, John Bolton, all’epoca consi-
gliere per la sicurezza nazionale di
Trump, ha dichiarato che il nuovo embar-
go contro il Venezuela, insieme a quello
decennale in vigore contro Cuba, prima o
poi avrebbe fatto cadere tutti e due i regi-
mi. “Ha funzionato con Panamá e con il
Nicaragua, funzionerà anche con il Vene-
zuela e con Cuba”, ha detto Bolton.
Ma sul successo degli embarghi pre-
cedenti Bolton si è sbagliato. Probabil-
mente, parlando di Panamá, l’ex consi-
gliere di Trump si riferiva alla deposizio-
ne del dittatore Manuel Noriega nel 1989.
Ma Noriega fu destituito dall’invasione
militare statunitense, non dalle sanzioni
economiche. Nel 1979, dopo la vittoria
della rivoluzione sandinista in Nicara-
gua, Washington aveva applicato delle
sanzioni anche al paese centroamericano
e alle elezioni del 1990 il presidente san-
dinista Daniel Ortega fu sconfitto. Ma in
quegli anni il governo di Managua era in
guerra anche con i contras, gruppi armati
appoggiati dagli Stati Uniti. Senza conta-
re che nel 2007 Ortega è stato rieletto
presidente. Oggi gli Stati Uniti impongo-
no ancora sanzioni al suo governo a causa
della repressione violenta contro i nicara-
guensi scesi in piazza nel 2018 per chie-
dere elezioni anticipate e la sua destitu-
zione. L’embargo contro Cuba è in vigore
dal 1962. Il governo comunista è ancora
al potere sotto la guida di Miguel Díaz-
Canel, un fedelissimo del partito, che nel
2018 è succeduto a Raúl Castro.
Quindi nulla fa pensare che le sanzio-
ni statunitensi da sole possano allontana-
re Maduro dal potere. Invece è probabile
che molti venezuelani ancora, logorati
dalla miseria e dalle condizioni di vita nel
loro paese, si uniscano a quelli che sono
già fuggiti. L’esodo venezuelano è diven-
tato la seconda migrazione più grande del
mondo dopo quella siriana. Secondo le
Nazioni Unite, entro la fine del 2019 più
di cinque milioni di persone avranno la-
sciato il Venezuela. Se il numero continua
ad aumentare, la crisi sembrerà portare il
marchio degli Stati Uniti.
Non molto tempo dopo che l’ammini-
strazione Trump ha applicato le sanzioni
contro l’industria petrolifera venezuela-
na, un diplomatico statunitense di lunga
esperienza ha ammesso di essere preoc-
cupato. “Finora, la responsabilità è stata
tutta di Maduro”, ha detto. “Su questo
non c’è dubbio. Ma d’ora in avanti, la crisi
dipenderà sempre più da noi”.
Pragmatici
Eppure non sembra che la strategia di Bol-
ton, licenziato il 10 settembre, sarà abban-
donata. Il 12 settembre il senatore della
Florida Marco Rubio, cubano-statuniten-
se e tra i principali consiglieri di Trump
per la politica verso Cuba e il Venezuela,
ha scritto su Twitter che probabilmente il
presidente manterrà la linea dura con tut-
ti e due i paesi. E Trump lo ha confermato,
sempre su Twitter: “Le mie idee sul Vene-
zuela, e soprattutto su Cuba, erano molto
più severe di quelle di Bolton. Era lui a
trattenermi”, ha scritto. Infatti Mauricio
Claver-Carone, l’ultraconservatore re-
L’Avana, 2018. Quartiere del Vedado