Antony Gormley
Royal academy, Londra,
fino al 3 dicembre
Un neonato di metallo giace a
terra in posizione fetale im-
merso in un sonno innocente,
lucido e pesante come una
bomba. Archiviata la tenerez-
za, l’unica sensazione che re-
sta è il disagio al pensiero di
poter inciampare su quel feto
fermaporte. Iron baby è l’arro-
ganza che esplode e si trasfor-
ma in consapevolezza della
vulnerabilità umana. La scul-
tura di Antony Gormley è di
gran lunga il lavoro più bello e
originale di questa mostra.
Costosa, monumentale e
prolifica, l’arte di Gormley è
visibile un po’ ovunque, le sue
figure alte e atletiche emergo-
no dall’asfalto, dalla sabbia,
dal mare e dominano i paesag-
gi di tutto il mondo. La ripro-
duzione è sempre stato il mo-
dus operandi dell’artista, ma
alla Royal academy si confon-
de con la ripetizione perché
tutte le opere sembrano riela-
borazioni di vecchie idee.
Clearing VII, del 2019, consiste
in otto chilometri di tubi di al-
luminio nero che formano vo-
lute e anelli tra il soffitto, il pa-
vimento e le pareti di un’intera
galleria: un enorme scaraboc-
chio in 3d, dentro il quale lo
spettatore si può muovere libe-
ramente. Il Clearing originale
era stato esposto in una galle-
ria londinese nel 2004. Le pri-
me opere di Gormley sono di-
dascaliche, come Full bowl,
una ciotola piena di ciotole, o
Grasp, un pezzo d’argilla con
l’impronta delle mani che
l’hanno modellata. L’opera più
apprezzata dal pubblico è Host,
un mare di salamoia sopra una
distesa di terra rossa, che si
scurisce al crepuscolo e riflette
i lucernari sovrastanti.
The Observer
Londra
Ripetizioni didascaliche
Cultura
Arte
DAvID PARRy (PeR GentILe ConCessIone DeLL’ARtIstA)
Il cratere nel deserto
Roden crater, Arizona
James turrell, 76 anni, è famo-
so per la sua gigantesca instal-
lazione di land art al Roden
crater, un cratere nel deserto
dell’Arizona, dove l’artista si è
trasferito a vivere venticinque
anni fa per seguire i lavori
dell’opera. All’inizio del 2019 il
rapper Kanye West ha donato
dieci milioni di dollari a tur-
rell per completare quella che
ha definito “un’opera che cam-
bia la vita”. Per raggiungere il
cratere bisogna arrivare ai
margini del mondo, lasciando-
si la strada alle spalle e proce-
dendo in mezzo al terreno ac-
cidentato in una distesa di ter-
ra marrone. All’orizzonte s’in-
travede l’inquietante profilo
del vulcano spento. Il cratere
trasformato da turrel divente-
rà una delle opere pubbliche
più ambiziose e sublimi del
mondo. L’artista ama definirsi
uno che “vende aria colorata e
cieli blu”, ma è capace di mate-
rializzare la luce e creare strut-
ture apparentemente solide
che sfidano i limiti della fisica e
del senso comune.
The Telegraph
Neri e bianchi
Gagosian, Parigi,
fino al 14 marzo 2020
simon Hantaï nacque simon
Handl nel 1922 in Ungheria.
nel 2013 il Centre Pompidou
consacrò l’artista, morto nel
2008, con una prima grande
retrospettiva in cui furono
esposti i suoi études, dipinti re-
alizzati piegando la tela in mo-
do preciso e sistematico. Una
volta distesa, la superficie di-
pinta mostra una trama di se-
gni e colori modulari ripetuti.
Il fatto che un gallerista del ca-
libro di Larry Gagosian abbia
deciso dedicargli una mostra è
un segno dei nostri tempi, e
della sete di pittori utopisti e di
artisti tenaci. Le Figaro
Antony Gormley, Clearing VII, 2019