Panorama - 30.10.2019

(coco) #1

80 Panorama | 30 ottobre 2019


D


ue dollari e cinquanta: il prez-
zo per entrare nell’esclusivo loft
newyorkese di David Mancuso al
647 di Broadway, dove nei primi
Settanta la disco music ha iniziato
a spiccare il volo. Era un deejay ante
litteram con un impianto stereo «tailor
made» e avanguardistico, Mister Man-
cuso, uno che non si limitava a far bal-
lare i suoi ospiti mettendo banalmente
un disco dopo l’altro. Mancuso creava
esperienze sonore per serate uniche
e speciali andando a pescare canzoni
e ritmi negli anfratti della discografia
ufficiale. Brani black nel segno del rit-
mo e dell’energia, interpretati da artisti
e band semisconosciuti, esattamente
quello che le major non promuoveva-


no e le radio non mandavano in onda.
Come Soul Makossa di Manu Dibango,
uno dei primi pezzi «disco» di sempre,
recuperato da Mancuso in un nego-
zietto di vinili a Brooklyn, e diventato,
prima, uno dei pezzi cult dei suoi party,
e poi, un successo mondiale (ripreso
anni dopo anche da Michael Jackson
e Rihanna). «Nessuna barriera econo-
mica o razziale» era il mantra di Man-
cuso, che nelle sue feste pretendeva
una mescolanza totale tra poveri e vip
milionari, tra bianchi, afroamericani,
ispanici, gay, etero e trans.

Nel 1979 il genere che ha
fatto ballare una generazione
venne soffocato dalle major
e da rivolte di piazza. Quel
ritmo travolgente continua
a ispirare: non solo le rock
star, ma anche moda e costume.


di Gianni Poglio

Donna Summer canta
dal vivo allo Studio 54
di New York, nel 1984. Getty Images (4) - Ipa

40 ANNI DI DISCO MUSIC


LA «FEBBRE» NON PASSA

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