Panorama - 30.10.2019

(coco) #1

82 Panorama | 30 ottobre 2019


oggi (Daft Punk) e domani (vedi gli
australiani Parcels).
Lo spiega dettagliatamente La sto-
ria della disco music, il libro definitivo
sul genere scritto da Andrea Angeli
Bufalini e Giovanni Savastano (Hoe-
pli). «La disco ha stravolto tutti i canoni
entrando nelle case della gente
come alternativa alla musica
rock e cantautoriale» racconta
a Panorama Angeli Bufalini. Il
medesimo approccio concet-
tuale del guru del genere, Nile
Rodgers, leggendario produttore
e chitarrista degli Chic. «La disco
revolution è stata caos, anarchia
e liberazione sessuale: il suono e
la voce di una scena underground
che in una manciata di mesi ha
conquistato e scardinato i mecca-
nismi del mercato».


Le hit dei Bee Gees, i passi e il
look di John Travolta nella Febbre
del sabato sera, la sensualità, i sospiri
e gli orgasmi vocali di Donna Summer
in Love To Love You Baby, il vocione
carismatico di Barry White, gli acuti
dell’androgino Sylvester in You Make
Me Feel: la disco è ovunque alla fine dei
Settanta (persino negli album dei Rolling
Stones), e non solo in America.
Se ne innamorano gli svedesi Abba,
il leggendario e
italianissimo pro-
duttore Giorgio
Moroder, Cerro-
ne in Francia e il
discografico tede-
sco Frank Farian
(regista del pro-
getto Boney M). E
in Italia? «Anche
qui» racconta An-
geli Bufalini «quel


sound esplosivo entra nei dischi di Lucio
Battisti, Renato Zero, Alan Sorrenti, Mia
Martini, Donatella Rettore. Per non par-
lare di Mina che alla Bussola, in Versilia,
apre uno dei suoi ultimi show di sempre
con Stayin’ Alive dei Bee Gees».

Da noi la disco viene osteggiata
soprattutto dai media di sinistra, che
la descrivono come una musica priva
di valore artistico e senza contenuti.
Lotta continua, come riporta libro, la
definisce «il trampolino verso un piacere
inteso come fine e non come terapia»,
mentre Il Manifesto scrive: «Il mito di
Travolta è il volto nuovo con cui le mul-
tinazionali hanno deciso di aggredire i
giovani».
Ma è in America che la disco mu-
sic ha suoi più acerrimi nemici. E il 12
luglio 1979, al Comisey Park Stadium
di Chicago accade l’inimmaginabile:
migliaia di ragazzi incitati e aizzati dal
conduttore radiofonico Steve Dahl, au-

tore di un’incessante campagna «anti
disco», bruciano migliaia di 33 e 45 giri
del genere in un unico grande falò. «Alle
spalle di quei facinorosi del rock c’erano
l’industria discografica e le radio» sotto-
linea Angeli Bufalini «che detestavano il
potere del terzo polo del music business,
ovvero quello conquistato sul campo dai
deejay che dalla consolle indirizzavano
i gusti del pubblico. Da qui la necessità
di delegittimare la musica da discoteca
che di fatto stava surclassando il pop e
il rock nelle classifiche».
Così, dopo il rogo di Chicago, inizia
un lento quanto inesorabile declino e la
disco music scompare dai radar del bu-
siness. Ma non dai cuori e dalla memoria
del pubblico che tra la fine degli Ottanta
e l’inizio dei Novanta la riporta in auge
come ai tempi d’oro. «Perché quelle can-
zoni, piaccia o meno, sono nella colonna
sonora della vita di ciascuno di noi. Per
sempre». Parola di Nile Rodgers. I
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Estate 1979.
A Chicago nello
stadio dei White Sox
divampa la rivolta
contro la disco
music. Vengono
bruciati migliaia
di dischi sul campo.

La storia della disco music
di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni
Savastano è la «bibbia» per
gli appassionati di questo genere.


Luglio 2019. Il gruppo
musicale francese
Daft Punk durante
un concerto
all’Ippodromo
di Milano.

Getty Images (3) - Mondadori Portfolio/Archivio Marco Piraccini/

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