la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1
Il caso

“Sono solo un’anziana


la scorta mi stupisce”


Segre riceve Salvini


Il leghista in visita con la figlia, la senatrice voleva evitare pubblicità


Mattarella: solidarietà contro l’odio. Lamorgese: rigurgiti preoccupanti


di Zita Dazzi

Milano — «Ho molta simpatia per i
carabinieri, ma certamente che io,
una vecchietta senza nessun interes-
se per nessuno, avessi bisogno della
scorta, non me l’aspettavo proprio.
Non l’ho mai chiesta e pensavo che
mai l’avrei avuta». Ha l’aria davvero
basita, Liliana Segre, intervistata da
Rainews24, quando le chiedono che
cosa prova ora che le hanno messo
due militari al fianco per ogni spo-
stamento. Stanca, ma con lo sguar-
do sempre fiero, la senatrice a vita,
messa sotto scorta per le minacce di
morte che continuano ad arrivarle,
ieri pomeriggio ha ricevuto nella
sua casa in zona Fiera la visita di Mat-
teo Salvini, accompagnato della fi-
glia Mirta. Un incontro che il leader
della Lega avrebbe voluto tenere
pubblicamente. Ma che la senatrice,
a 89 anni, ha concesso solo in priva-
to, nel suo stile assolutamente so-
brio e rigoroso. Con lo sguardo serio
e la disponibilità ad ascoltare tutti:
«Io non odio», aveva detto pochi
giorni fa, quando Salvini aveva chie-
sto, tramite social, di vederla. La fa-
miglia alla fine ha acconsentito, po-
nendo come clausola quella del si-
lenzio assoluto, segretezza rigida-
mente mantenuta fino alla fine.
Mentre lo staff di Salvini conferma-
va l’evento, provocando un certo im-
barazzo dell’entourage della senatri-
ce. La quale a Rainews, in mattinata,
aveva confermato la sua amarezza
per il voto sulla commissione parla-
mentare di cui ancora non si sa se ac-
cetterà la presidenza: «Vedremo
quale sarà il mio ruolo. Io non ho vo-
luto questa commissione contro
l’antisemitismo, ma contro l’odio.
Vorrei che fosse vista la parola odio
come tale, che non è quello contro
uno. È l’odio in generale che io ho
vissuto nei fatti, oltre che nelle paro-

le. È una parola orribile e combatter-
lo democraticamente mi sembrava
una cosa che avrebbe dovuto avere
l’applauso di tutti. L’ottimismo del
passato mi aveva fatto pensare che
ci sarebbe stata una specie di gara a
proporre cose da fare contro l’odio».
Il presidente della Repubblica Ser-
gio Mattarella ha espresso la sua pre-
occupazione: «Se qualcuno arriva a
dire a una bambina sull’autobus
non ti puoi sedere accanto a me per-
ché hai la pelle di colore differente,
o se è necessario dare una scorta a
una persona anziana che il male lo
ha subito da bambina in forma cru-
dele, come Liliana Segre, significa
che gli interrogativi dei bambini,
che chiedono solidarietà contro in-
tolleranza e odio, non sono astratti
né retorici ma sono concreti». Sgo-

menta Luciana Lamorgese, mini-
stra dell’Interno, che ha disposto la
scorta a Segre, ribadisce l’«attenzio-
ne massima»: «Rilevo anche io che
c’è una parte d’Italia che non mi pia-
ce. Dobbiamo essere preoccupati
perché è un momento in cui ci sono
rigurgiti che non vorrei vedere».
Commenti arrivano da tutto il mon-
do politico, da Prodi a Zingaretti, fi-
no alla ministra Bellanova. Intanto,
in Italia è scattata la gara a dare la
cittadinanza onoraria alla senatrice
minacciata. Da Sud a Nord, sono
una quindicina le città che vorrebbe-
ro consegnarle personalmente l’at-
testato. Compresi alcuni sindaci le-
ghisti, come quello di Ferrara, Alan
Fabbri, dopo il collega di Varese. Ma
la vorrebbero invitare a Firenze,
Reggio Calabria e a Modena, dove
pure i consiglieri comunali del Car-
roccio non si sono alzati in piedi
mentre le veniva dedicato un ap-
plauso. Il centrodestra ha votato no
alla cittadinanza anche a Pescara.
Mentre il governatore leghista lom-
bardo, Attilio Fontana, uno dei fede-
lissimi di Salvini, invita la senatrice
a parlare nella stessa aula dove la
sua maggioranza ha appena boccia-
to la proposta Pd di istituire una
commissione contro l’odio. Per for-
tuna Milano è al fianco della signo-
ra. Ieri sera in centinaia si sono tro-
vati davanti alla sinagoga con lo stri-
scione: “La scorta siamo noi”. Lune-
dì Anpi, Pd e sindacati, saranno al Bi-
nario 21, da dove Segre partì bambi-
na verso Auschwitz.

di Valerio Varesi

bologna — Roberto Canali, sindaco
di centrodestra di Predappio, paese
natale di Benito Mussolini e meta
dei nostalgici del Ventennio, non pa-
ga il biglietto a uno studente suo
concittadino in procinto di salire su
un treno della memoria destinazio-
ne Auschwitz. «Il problema — dice —
non è la cifra, 370 euro, ma la modali-

tà: si va solo a visitare i campi di con-
centramento e mai i luoghi di altri
eccidi come le foibe e gli orrori del
comunismo. La storia — aggiunge —
va insegnata a 360 gradi».
La motivazione ha fatto insorgere
parte del mondo politico e delle as-
sociazioni, Anpi in testa («un errore
colossale»). «Una vicenda rabbrivi-
dente», l’ha bollata il ministro della
Cultura Dario Franceschini, mentre
il collega all’Istruzione Lorenzo Fio-
ramonti invita provocatoriamente il
sindaco a viaggiare con lui e gli oltre
duecento studenti delle scuole fina-
liste del bando di concorso sulla me-
moria. «Il ministero si impegna a pa-
gare le sue spese e quelle per lo stu-
dente a cui è stato impedito il viag-

gio», conclude ironicamente il mini-
stro. E secondo il capogruppo Pd al-
la Camera Graziano Delrio «gli erro-
ri del passato ci insegnano da che
parte stare oggi, e questa è la storia
che dobbiamo far conoscere ai gio-
vani». Alle reazioni si aggiunge la
sindaca di Roma Virginia Raggi, che
invita gli studenti di Predappio a
partecipare al prossimo viaggio del-
la memoria organizzato da Roma ca-
pitale. E mentre Nicola Fratoianni di
Leu scrive che «per chi nega la parte-
cipazione dei ragazzi a quei doloro-
si viaggi nella tragedia della Shoah
c’è una sola parola: miserabili», il go-
vernatore dell’Emilia Romagna Ste-
fano Bonaccini e la presidente
dell’assemblea legislativa Simonet-

ta Saliera rispondono al no di Canali
promettendo di far partire ancora
più ragazzi per Auschwitz.
Nel frattempo è decollata una sot-
toscrizione per pagare il viaggio al
ragazzo, protagonisti il Pd e il M5S.
La senatrice di quest’ultimo Miche-
la Montevecchi scrive: «370 euro so-
no il prezzo del negazionismo». Il
sindaco, che in campagna elettorale
ha brindato con Alessandra Mussoli-
ni, si difende: «Ritengo queste inizia-
tive encomiabili, ma non devono an-
dare in una sola direzione. I morti so-
no tutti uguali». Lapidario il com-
mento del segretario nazionale Pd
Nicola Zingaretti: «Che pena! Io da
amministratore ho organizzato più
di 10 viaggi con 6 mila studenti».

Il sindaco: “Iniziativa di parte, perché non si va mai nelle foibe?”


E Predappio boicotta il viaggio della Memoria


DUILIO PIAGGESI/FOTOGRAMMA

di Antonio Dipollina

Il commento


Spegniamo


il fascismo


almeno in tv


L’


ultima frontiera, ovvero
sempre la penultima, è il
fascista di periferia — coattissimo
e addirittura citato come
esponente delle periferie
medesime — che si fa protagonista
in tv come gli succede nella vita
reale, tra social e agitazioni varie:
sbrocca in pieno talk (a “Dritto e
Rovescio”, Retequattro, giovedì
sera), rivolge inviti che suonano
minacciosi a una giornalista
(Francesca Fagnani) e in studio
c’è il vignettista Vauro che si alza,
gli va incontro, gli dice fascio di
m., i due si fronteggiano tipo rissa
da bulli: finché con infinita bontà
il conduttore Del Debbio
interviene e minaccia di cacciare
entrambi. Se non fosse televisione
di espedienti sarebbe una cosa
seria e ci sarebbe da
preoccuparsi: ma dalla tv passa
ormai di tutto, se il tema là fuori è
il fascismo ostentato bisogna
spalancare le telecamere,
soprattutto nell’alveo dei talk
Mediaset. Il giorno dopo la
domanda è: non sarà il caso di
disertare questi programmi e
basta? Se lo chiede Debora
Serracchiani del Pd su Twitter — e
il segretario Zingaretti la
rilancia. Se ne parlò tempo fa e
allora il talk era invece di quelli
corretti (Formigli a
“Piazzapulita” ospitò Simone Di
Stefano di CasaPound, non coatto
ma da shock nelle parole, eppure
al confronto con il fascista
dell’altra sera era pressoché in
doppiopetto), la storia ritorna e
in forma più estrema. Ma
davvero, viene da chiedersi se sia
il caso di alimentare la tendenza.
Per di più, con la fresca svolta di
narrazione: ovvero Vauro che
scrive una lettera aperta al suo
avversario, invitandolo a un
confronto con toni del tipo «Ho
letto nei tuoi occhi solitudine e
disperazione».

kTestimone
Liliana Segre, 89 anni. Sopra,
il presidio di solidarietà davanti alla
sinagoga di via Guastalla a Milano

L’Anpi: “Un errore


colossale”. Pd e M5S


“Il biglietto al ragazzo


lo paghiamo noi”


Ellekappa


pagina. (^10) Politica Sabato,9 novembre 2019

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