la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1
dal nostro corrispondente
Federico Rampini

NEW YORK — «Farà del male a Biden.
In quanto a me, sarei felice di batter-
mi col Piccolo Michael». Donald
Trump liquida con sarcasmo la noti-
zia che il suo concittadino Michael
Bloomberg, ex sindaco di New York,
sta per scendere in campo per la no-
mination democratica. Gli ha già af-
fibbiato il nomignolo sprezzante co-
me ama fare lui. Se mai dovessero in-
contrarsi in finale, la bassa statura
di Bloomberg sarà evidente nei duel-
li televisivi. Anche se in termini di
ricchezza, il nano è Trump: il suo pa-
trimonio personale (accuratamente
nascosto ai cittadini) non arriva a un
decimo di quello di Bloomberg, su-
periore ai venti miliardi di dollari. E
in quanto a nomignoli, Little Mi-
chael parlando alla convention de-
mocratica del 2016 — quella che inco-
ronò Hillary Clinton — demolì la figu-
ra imprenditoriale di Trump defi-
nendolo «un Con Man, truffatore di

mezza tacca, losco figuro che noi
newyorchesi conosciamo bene».
Bloomberg rappresenta l’altro volto
del capitalismo americano: mecena-
te progressista, filantropo alla Bill
Gates, da primo cittadino investì nel
verde pubblico e nelle piste ciclabi-
li, guidò una coalizione mondiale di
sindaci per combattere il cambia-
mento climatico. Miliardario liberal
contro miliardario-canaglia; 77enne
contro 73enne; gara tra newyorche-
si; e tra due outsider della politica
nessuno dei quali viene dai ranghi
del partito in cui si candida: sarebbe
un duello ricco di paradossi.
Trump vede giusto però quando
analizza la notizia della quasi-candi-
datura di Bloomberg come un colpo
per Joe Biden, l’ex vice di Barack
Obama. Per la precisione, l’ex sinda-
co di New York ha predisposto le

pratiche per inserire il suo nome sul-
le schede elettorali delle primarie
democratiche in alcuni Stati dove la
scadenza per iscriversi è vicina, co-
me l’Alabama. Non c’è ancora nulla
di sicuro. Però il segnale è chiaro: sfi-
ducia verso gli altri candidati demo-
cratici. Un anno fa Bloomberg aveva
già esaminato l’ipotesi per poi ac-
cantonarla. Diversi dubbi lo aveva-
no trattenuto. Da un lato il timore di
essere troppo “newyorchese”, cioè
radical chic: ambientalista, favore-
vole agli immigrati, ma anche lega-
to al mondo della finanza (i terminal
della sua società sono usati dalle
banche per operare sui mercati ol-
tre che per avere quotazioni e noti-
zie). E poi ebbe il timore che la sua
candidatura potesse dividere i de-
mocratici più che mobilitarli. Bloom-
berg rappresenta un mix controver-

so di liberismo economico, modera-
tismo fiscale, posizioni radicali sui
temi valoriali (contro le armi, per il
diritto al matrimonio gay ecc).
Cos’è cambiato, per indurlo ad ac-
cantonare le riserve? Innanzitutto
c’è un impeachment che rischia di
danneggiare Biden, il moderato per
eccellenza, per il suo coinvolgimen-
to nel Kiev-gate. Ancor più di recen-
te c’è l’effetto Elizabeth Warren. I
maligni diranno: con la Warren in te-
sta nei sondaggi e la sua proposta di
tosare le grandi fortune con una ma-
xi-patrimoniale del 6% annuo, il mi-
liardario Bloomberg vuole difende-
re i propri soldi. In realtà lui la ric-
chezza la usa per fare filantropia, la
patrimoniale (se mai dovesse entra-
re in vigore) dirotterebbe verso il Te-
soro una parte di quel che il mecena-
te sta donando — per esempio — all’u-
niversità Johns Hopkins di Baltimo-
ra per la ricerca medica. L’effetto
Warren è un altro: il timore che l’a-
scesa della senatrice del Massachu-
setts sia il preludio di una débâcle.
Da quando la Warren ha esplicitato
le sue proposte più “socialiste”, co-
me il sistema sanitario pubblico e
universale a cui lei stessa attribui-
sce un costo di transizione da 20mi-
la miliardi di dollari in un decennio,
un pezzo di America moderatamen-
te progressista è nel panico; mentre
la destra esulta. Gli opinionisti con-
servatori gongolano: contro una so-
cialista che promette di espropriare
i ricchi e dissanguarli di tasse, la rie-
lezione di Trump a un secondo man-
dato sarà una passeggiata. Bloom-
berg sta convincendosi di dover sal-
vare i democratici da una sconfitta.
Quali effetti può avere una sua
partecipazione alle primarie? Rap-
presenterebbe l’alternativa modera-
ta a un Biden in declino. Potrebbe
anche attrarre una fascia di modera-
ti repubblicani, quelli che un tempo
si riconoscevano in Mitt Romney o
Bush (più padre che figlio). Più pro-
blematico invece l’appeal verso i me-
talmeccanici del Michigan, i neri, i
giovani innamorati del socialismo al-
la Warren-Sanders.

di Gabriella Colarusso

Nel settembre 2008, quando Leh-
man Brothers fallì, Gabriel Zucman
aveva 21 anni e lavorava come giova-
ne analista alla Exane, una società
d’investimento con sede a Parigi. A
33 anni, questo economista france-
se che veste sempre in jeans e t-shirt
sta cambiando il modo in cui gli
americani guardano al capitalismo.
O almeno, i democratici americani.
Cresciuto alla scuola di Thomas Pi-
ketty, ricercatore all’università di
Berkeley, in California, è diventato
uno dei più accreditati studiosi in-
ternazionali di disuguaglianze, in-
sieme a Emmanuel Saez, e ha ispira-
to la proposta di una tassa sui ricchi
al centro del programma di Elizabe-
th Warren e Bernie Sanders, i candi-
dati più di sinistra alla nomination
democratica per la Casa Bianca.
Il sistema fiscale americano è rot-
to, favorisce la concentrazione della
ricchezza, fa crescere le disugua-
glianze e influisce negativamente
sulla crescita economica e sulla qua-
lità della democrazia, è l’analisi di
Zucman, che ha da poco pubblicato
il suo nuovo libro con Saez, The
Triumph of Injustice (Il Trionfo
dell’Ingiustizia). Secondo i due ricer-
catori, i 400 americani più ricchi pa-
gano un’aliquota fiscale totale di cir-
ca il 23%, meno dell’aliquota che pa-

ga la metà delle famiglie americane
nella fascia più bassa di reddito.
Conseguenza, anche, della riforma
fiscale voluta da Trump, che ha ab-
bassato le tasse ai ricchi e alle socie-
tà. Alla fine dello scorso anno, Zuc-
man è stato contattato da Bharat Ra-
mamurti, che lavora con Warren co-
me esperto economico: era interes-
sata a una tassa sulla ricchezza e vo-
leva incontrarlo. Ne è uscita fuori la
proposta di un’imposta del 7% sui
profitti oltre i 100 milioni di dollari,
del 2% sui patrimoni sopra ai 50 mi-
lioni di dollari e una del 3% su quelli
oltre il miliardo. Nel piano di San-
ders, invece, a cui pure Zucman e
Saez hanno fatto da consulenti, l’ali-
quota fiscale sale fino all’8% sopra ai
10 miliardi di dollari.
Un cambio di prospettiva ambi-
zioso, considerato che nell’establish-
ment democratico resta l’idea che
tassare i ricchi sia complicato — spo-
sterebbero all’estero i capitali — e
dannoso per l’economia — frenereb-
be gli investimenti, finendo per pe-
sare su posti di lavoro e salari. Qual-
che giorno fa Larry Summers, ex mi-
nistro del Tesoro con Bill Clinton e
consigliere economico con Obama,
ha detto che è una proposta di catti-
va economia, basata su una «pessi-
ma politica», Un assaggio dello scon-
tro che la wealth tax rischia di scate-
nare non solo con i repubblicani ma
soprattutto in casa democratica.

Il personaggio


Zucman, il consulente di Warren


che vuole tassare i ricchi americani


REUTERS

kLa senatrice
La senatrice Elizabeth Warren
70 anni, candidata alla nomination
democratica per la Casa Bianca

REUTERS

Economista francese


allievo di Piketty


33 anni, ha ispirato


il programma


della candidata


alla nomination


più a sinistra


le elezioni usa 2020

Il miliardario


e la socialista


vanno alla sfida


Bloomberg pronto a scalzare Warren


per salvare i democratici nel duello con Trump


iAlla Casa Bianca
L’ex sindaco di New York
Michael Bloomberg
77 anni, in visita alla
Casa Bianca nel 2013

Trump ironizza


sul “piccolo Michael”


Ma l’ex sindaco di


New York filantropo


rappresenta l’altro


volto del capitalismo


americano


pagina. (^12) Mondo Sabato,9 novembre 2019

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