la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1
di Marino Niola

kIl branopiù celebre
La copertina del 45 giri del 1964

Il commento


L’indimenticabile colonna sonora


del miracolo economico


e delle passioni da villeggiatura


Amadeus
“Appartiene alla storia della musica
italiana. Avevo i suoi dischi, i miei
genitori erano suoi fan. Ci sarà
sicuramente modo di ricordarlo
durante Sanremo, rifletteremo su
come rendergli omaggio”

L’omaggio
Dediche e memorie
per un amico

Guardavi solo me


mentre cantavi


“China Town”


l’orchestra ripeteva


“Schubi-du”


Spaghetti


a Detroit


Fred è stato il cantante simbolo
di un Paese in amore. Prima di
tutto con sé stesso. Il suo stile
confidenziale, da crooner, da
Sinatra “de noantri”, era lo
specchio di un’Italia che cercava
luoghi e pretesti per innamorarsi,
anche per una sola estate. Perché
quelle fiammate d’agosto, quelle
passioni light, quelle “cotte”
desinate a svanire con l’autunno,
erano il lusso di un popolo che per
la prima volta poteva concedersi
una spensieratezza gentile,
il privilegio di un romanticismo
adolescenziale. Allora le vacanze
si chiamavano ancora
villeggiatura ed avevano un
andamento lento, una stagionalità
immutabile. Un eterno ritorno.
Stesso lido, stesso ristorante, stesso
ombrellone. E il tempio di questa
umanità felicemente transumante
era la rotonda sul mare, un teatro
di corpi in movimento e di anime in

fermento, dove tra un lento
allacciato e un veloce staccato, si
consumavano illusioni e delusioni,
infatuazioni e trasgressioni.
Non erano solo fantasie, ma realtà
concrete. Le forme architettoniche
che il benessere aveva dato ai
nostri sogni. La celebre rotonda
di Senigallia, che ha ispirato il
maggior successo di Fred Bongusto,
esisteva eccome. E ancora esiste
e resiste. Come un’allegoria del
tempo andato, come
un’archeologia dell’eros e del

pathos di uno Stivale che ormai
appare lontano anni luce. Altro che
cinquant’anni. È una distanza
giurassica quella che ci separa dal
popolo riflesso nel sussurro del
cantante confidenziale. Un popolo
nazional popolare nel gusto e nel
bon gusto, che mangiava ancora
spaghetti pollo insalatina in un sol
pasto. Niente diete né vite
dissociate.
La tavola era la stessa per tutti,
proprio come la TV. Che aveva
un solo canale, dove ancora non si

poteva dire pane al pane e culo al
culo. In realtà il mezzo tono di Fred
era il riflesso di un’Italia che del
mezzo tono, del leggermente fumé,
del centrismo egocentrico aveva
fatto la sua cifra, dalla politica ai
sentimenti, dall’etica all’estetica.
Se la musica è la voce di un’epoca,
è il suo soffio vitale, le canzoni
di Bongusto sono state la colonna
sonora del miracolo economico,
il sentimental mood di quella
mutazione antropologica di cui
Pasolini vedeva il bicchiere mezzo
vuoto. Infatti, a dispetto dei
Beatles, degli Stones, dell’onda
sessantottina incipiente, l’autore
di “Amore fermati”, ha continuato a
rappresentare un intermezzo felice
ma breve, un’età dell’oro buona più
per essere ricordata che vissuta.
E rimane nell’immaginario italico
come il nume ispiratore
di una nazione di amatori.

1967
Gli autori sono Migliacci e Bongusto

Tu sei andata a


piangere in cabina,


ma non aver paura


non è soltanto


un’avventura


1973
Autori Testa, Bongusto e Malgoni

kAmori estivi
Sole, spiagge e canzoni alla radio

Tre settimane


da raccontare


©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pippo Baudo
“È stato un grande, un cantante
molto bravo e delicato, purtroppo
negli ultimi anni è stato molto male,
ha sofferto tanto. Sarebbe giusto
che a Sanremo venisse ricordato
con l’affetto e il rispetto che merita”

Rita Pavone
“Se ne sono andati in silenzio.
Quasi in punta di piedi. Prima Maria
Perego, creatrice di Topo Gigio, e
ora Fred Bongusto, un gentleman
oltre che un grande artista dalla
vocalità particolare. Chissà se
anche Lassù c’è una rotonda? Rip”

. Sabato,9 novembre^2019 Cronaca pagina^23

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