REPORTERS ASSOCIATI & ARCHIVI\MONDADORI
L’eleganza era lì, irrinunciabile,
anche quando bisognava canta-
re l’euforia estiva degli italiani in
vacanza. Per lui al massimo pote-
va essere Una rotonda sul mare,
ballare sì, ma possibilmente un
lento, languido e carezzevole,
niente yé yé e dozzinali hully gul-
ly da spiaggia. La vocazione del
resto la portava già nel nome, Al-
fredo Buongusto, ma fu perfezio-
nata stringendo il nome a Fred,
più diretto e più “americano”, e
togliendo una “u” al cognome
perché alla fine Bongusto forse
suonava meglio. La rotonda sul
mare, dove “vedo gli amici balla-
re ma tu non sei qui con me”, era
una delle migliaia di rotonde a
bordo mare dove l’Italia oltre al-
le vacanze stava scoprendo i 45
giri, i juke box, le avventure sta-
gionali e la folgorante velocità di
canzoni che riuscivano a racchiu-
dere un mondo intero in tre mi-
nuti. Gli amori si potevano addi-
rittura sintetizzare in poche sem-
plici strofe come in Tre settima-
ne da raccontare, con quella di-
sinvoltura che piaceva tanto alla
nuova borghesia che si era for-
mata intorno al boom economi-
co. Era una borghesia che cerca-
va identità e distinzione, che
amava molto rispecchiarsi in
canzoni emancipate, moderne,
ma sussurrate con garbo e discre-
zione, senza furori e trasgressio-
ni en travesti. Una storia d’amo-
re poteva anche vivere e conclu-
dersi nel ristretto giro di una ven-
tina di giorni, senza che nessuno
si scandalizzasse. Altro che amo-
ri eterni. Malizia sì, ma con de-
cenza. “Amore fermati” cantava
il raffinato Bongusto, “questa se-
ra non andartene”, e quindi si
parlava di un’avventura in corso,
forse l’avventura di una sola not-
te, un’ammissione di spigliata
modernità che aveva bisogno di
essere compensata e allora arri-
vava il tocco di classe: “c’è un’or-
chestra tra le nuvole, la tua can-
zone suonerà”. Cosa non s’inven-
terebbe per trattenere una don-
na.
Fred Bongusto, morto ieri a 84
anni dopo una lunga malattia (i
funerali a Roma lunedì alle 15,
nella Chiesa degli artisti in piaz-
za del Popolo), era soprattutto
un crooner, un cantante confi-
denziale come si diceva all’epo-
ca, traducendo alla meglio il ter-
mine americano che era una pa-
rolina da quattro soldi ma che
rendeva bene l’idea già nel suo-
no. Il crooner all’italiana lo face-
va benissimo, con la dovuta iro-
nia, e l’obbligo del napoletano,
vedi Doce Doce, che ai tempi era
la lingua internazionale del
night club, e che lui pronunciava
piuttosto bene, con solo una pun-
ta lieve di residuo molisano, anzi
di campobassese, la cadenza del-
la città dove era nato nel 1935. Se
proprio doveva scatenarsi, lo fa-
ceva in chiave jazz, per cantare
di “Spaghetti, pollo, insalatina e
una tazzina di caffè” e chissà poi
perché questa spaghettata con
l’agognata Lola si svolgeva a De-
troit, forse perché agli italiani l’A-
merica è sempre piaciuto sognar-
la, in tutte le possibili chiavi. Can-
tava con le finali spalancate,
quelle ”a” ed “e” molto aperte a fi-
ne verso che erano un suo mar-
chio di fabbrica e facevano la gio-
ia dei suoi numerosi imitatori.
Era l’eroe supremo di un certo
stile della canzone italiana colti-
vato all’ombra protettiva dei lo-
cali notturni, fondamentale
scuola per gli intrattenitori “con-
fidenziali”, quelli che dovevano
sussurrare frasi romantiche,
stuzzicare malizie di coppie spes-
so illegittime, avvolgere tutto di
morbide fantasie e non urlare
troppo per non impedire che si
potesse dire qualche parolina
mentre si ballava o si cenava al lu-
me di candela ascoltando musi-
ca dal vivo. Arte umile e preziosa
che del resto ha prodotto capola-
vori, se solo pensiamo a Estate d i
Bruno Martino, che ha fatto il gi-
ro del mondo. La stessa scuola
dalla quale uscirono Nicola Ari-
gliano e Peppino Di Capri, gran-
de amico di Fred, col quale ha
spesso unito le forze sul palco-
scenico e che ieri lo ha ricordato
così: “Anche il mio amico Fred se
n’è andato in punta di piedi...Ol-
tre alla sincera amicizia, ci lega-
va l’amore per il nostro lavoro, ci
uniscono tanti momenti dei tem-
pi in cui inseguivamo il successo
in quel mondo sempre in evolu-
zione, difendendo lo stile ’night’
che man mano si affievoliva”.
Di questa magia tutta italiana
si accorse il maestro João Gilber-
to. Dopo aver già scoperto e lan-
ciato nel mondo Estate, in uno
dei suoi rari dischi di studio, inse-
rì nel 1991 la delicatissima Mala-
ga. “Il mio amore è nato a Mala-
ga” diceva la canzone “il mio cuo-
re resta a Malaga, in quella casa
dal patio antico, quante dolcez-
ze ti ho sussurrato” niente di più
niente di meno, più che parole
erano piccoli tocchi messi lì co-
me pennellate in un quadro a co-
lori pastello. Ma l’elegante sem-
plicità di questo pezzo riassume
perfettamente il fascino discreto
di Bongusto. Successi a parte, il
suo repertorio nasconde fantasti-
ci gioielli tutti da riscoprire. Uno
per tutti la sua versione di Star-
dust. Cercatela col titolo italiano
di Polvere di stelle. Nella sua stre-
pitosa rivisitazione a tempo di
lento swing con spazzole e piano-
forte, il pezzo si trasforma in una
perfetta ballata in dialetto napo-
letano e la scintillante polvere
dell’originale americano diven-
ta: “tu tien’ a polvere di stelle, e
je rest’ ‘cca, povero Dio”. Da
Frank Sinatra alla commedia all’i-
taliana. Com’era giusto che fos-
se.
L’Italia
di Bongusto
Amore mio dimmi
se sei triste così come
me dimmi se chi
ci separò è sempre
lì accanto a te
La famosa rotonda di Senigallia sarà dedicata a Fred
di Gino Castaldo
Una rotonda
sul mare
Quando il Paese scoprì la malizia
nelle parole del cantante sentimentale
1964
Scritta da Valleroni, Faleni e Migliacci
L’artista molisano I successi
è morto a 84 anni
Con successi come
“Una rotonda
sul mare” e “Spaghetti
a Detroit” mise
in musica vizi e virtù
di una nazione
che cercava leggerezza
dentro il jukebox
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“Stiamo pensando di onorare nel modo più degno e
giusto Fred Bongusto che ha fatto conoscere la nostra
Senigallia nel mondo”: il sindaco marchigiano Mauri-
zio Mangialardi annuncia l’intenzione di intitolare al
cantante la famosa rotonda cittadina resa nota dal bra-
no. La struttura (a sinistra in una foto d’epoca), proget-
tata dall’architetto Vincenzo Ghinelli a metà Ottocen-
to, è tornata a splendere tredici anni fa dopo un lungo
restauro. Aveva dato il nome anche a un programma
tv su Canale 5 nel 1989 nel quale si sfidavano cantanti
italiani degli anni Sessanta. La rotonda diventa an-
nualmente luogo di nostalgia anche in occasione del
festival estivo Summer Jamboree che celebra la
cultura e la musica degli anni 40 e 50 (foto a destra).
pagina. (^22) Cronaca Sabato,9 novembre 2019