la Repubblica - 09.11.2019

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La tiratura de “la Repubblica”di venerdì 8 novembre 2019
è stata di 305.261 copieCodice ISSN online 2499-0817

CONSIGLIERI:
Agar Brugiavini,
Giacaranda Maria
Caracciolo di Melito Falck,
Elena Ciallie, Alberto Clò,

Rodolfo De Benedetti,
Francesco Dini,
Silvia Merlo,
Luca Paravicini Crespi,
Carlo Perrone,
Michael Zaoui

Divisione Stampa
Nazionale
VIA CRISTOFORO
COLOMBO, 90 -
00147 ROMA

«I


l 2 agosto ho salutato la mia
mamma alle 7 prima di andare al
lavoro, bacio, lei che mi dà del citrullo e
via, tutto normale. Un’ora dopo inizia un
incubo. Mi chiama urlando che ha un
dolore sul petto fortissimo, esco subito
dal lavoro, chiamo il mio babbo che mi
dice che il nostro medico di famiglia, il
dottor Casarosa, ha già chiamato
l’ambulanza. Al pronto soccorso di Pisa
arrivo e parlo con la dottoressa Simona
Gennai che mi dice che faranno una Tac
all’aorta. Dopo una decina di minuti inizia
un incubo, “dissezione dell’aorta”, va
operata subito o muore, io vado in tilt, non
capisco più nulla. Ma pur nella tragedia
inizia qualcosa di bello che va raccontato.
Arrivano il cardiochirurgo, Stefano
Pratali, e il suo staff, mi parlano come se
fossi un ragazzino sperso, e lo sono,
umani e professionali: 15% di mortalità
operatoria, possibili danni celebrali, va
operata subito, ma la mamma ha dei
dubbi. La dottoressa Gennai è bravissima,
si mette a parlare con lei con calma, la fa
parlare con il mio babbo a casa, nel
frattempo arriva un infermiere livornese
barba e riccioli, Marco, che mi dice: “La tu’
mamma un si vole operà? Ci parlo io dé!”.
Tira la tenda e ci parla lui “come se fosse la
su’ mamma”. Mentre lui e la dottoressa la
convincono, gli altri parlano con me, una
collega del dottor Pratali mi parla come se
ci conoscessimo da anni, emana
un’umanità immensa, lei insieme ai suoi
colleghi, io però sto malissimo, è un
incubo, l’idea che in 3 ore possa essere
successo tutto questo mi pare
impossibile. Alla fine mamma si convince,
si parte, prima di andare in sala
operatoria, giuro, mi dice: “Senti, in frigo

c’è un tegamino con pomodoro e capperi,
stasera scaldalo e mettici dentro
prosciutto e sottilette, a Lorenzo (che è
mio fratello) gli piace”. Parte e io
incomincio a piangere come un bimbo,
non ci spero. Invece va bene, il dottor
Pratali è bravissimo, l’intervento riesce
ma la strada è lunga, scrivo questo post
perché oltre alla felicità che mamma è
tornata a casa, voglio far sapere quanto di
bello ho trovato in questa strada. Oltre a
chi ho detto, c’è il rianimatore che quando
mamma era in terapia intensiva mi ha
spiegato tutto quello che era successo, le
infermiere, Simona che mi rassicura sulle
condizioni di mamma, e Valentina che,
senza conoscermi, quando mi ha visto
piangere quando mamma è uscita dalla
sala si è commossa anche lei. Tutti gli
operatori di chirurgia cardiotoracica che
hanno trattato mia mamma come “una
regina, il medico che assomiglia a
Lorenzo mio figlio, anche se vorrei che
Lorenzo somigliasse a lui”. E poi a tutto il
personale della riabilitazione
cardiologica di Volterra che per tre
settimane hanno avuto cura di lei. Un
grazie a tutti, anche se il maggiore va a
Stefano Pratali che ha dimostrato una
bravura pari solo alla sua umanità. C’è
una sanità a Pisa che è umana e capace, è
giusto si sappia».

Le lettere di Corrado Augias


Chi ha demolito


i nostri anticorpi?


VICEDIRETTORE:
Giorgio Martelli

DIREZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
Carlo Verdelli

di Corrado Augias

Caro Augias, non capisco le diatribe scoppiate
a proposito del calciatore italiano di colore
Mario Balotelli. È italiano a tutti gli effetti,
nato a Palermo nel 1990. L’etnia è altro perché
si basa su differenze fisiche tipiche di luoghi
diversi. In questo caso le differenze sono palesi;
ma a breve le etnie saranno completamente
amalgamate fra loro per la facilità di
spostamento sui vari continenti. Un po’ di
pazienza. Il problema si risolverà da sé, ci
vuole soltanto tempo – ed educazione civile.

Cornelia Serra [email protected]

C’


è l’imbarazzo della scelta. Dai «buu» a
Balotelli alla necessità di dare una
scorta a una signora di 89 anni che ha avuto la
fortuna di sopravvivere all’orrore e la
sventura di dover rivedere ancora una volta il
volto ripugnante dell’odio. Quattro
scalmanati che urlano improperi a qualcuno
perché ha la pelle nera sono un sintomo di
pensiero primitivo. Ho trovato esemplari le
parole asciutte pronunciate proprio da
Liliana Segre dopo i fatti: ma c’è davvero
qualcuno che fa ancora caso al colore della
pelle? Le ripeto senza intenzioni buoniste,
con lo stesso stupore: ma davvero qualcuno
può far caso al colore della pelle in un mondo
in tumulto dove tutto cambia a velocità
vertiginosa, certi come siamo che in capo a
pochi anni nulla sarà più come era solo poco
tempo fa? Alcuni ultrà veronesi per
giustificare le loro ingiurie hanno tentato la
via filologica: «Li abbiamo sentiti, nei film
americani, i negri chiamarsi l’un l’altro
nigger. E poi, al gay pride, si appellano tra loro
checca o finocchia». Avrebbero potuto
aggiungere che le barzellette ebraiche sono

quelle improntate quasi sempre ad un
corrosivo humor autoironico o che gli italiani
in generale sono i peggiori denigratori di se
stessi, come scriveva Carlo Emilio Gadda. La
differenza è che gli stessi epiteti o sfottò
assumono un significato molto diverso se
usati all’interno di una comunità o lanciati
dall’esterno. Giorni fa una signora chiudeva
la sua lettera qui pubblicata chiedendo: ma
che cosa è successo a noi italiani? Che cosa ci
è successo perché odio e violenza dilaghino
senza più nascondersi? Ci sono adolescenti
che danno fuoco a un barbone per passare il
tempo; ci sono adunate dove s’inneggia al
Duce e al nazismo. Comportamenti
paracriminali che vengono allo scoperto
perché i partiti di destra presenti in
Parlamento li derubricano a ragazzate senza
importanza. Non c’è bisogno di fare alleanze
ufficiali, si tratta di convergenze che si
colgono al volo, basta non dire mai una
parola esplicita di condanna. Perché siamo
ridotti a questo? La doppia crisi, politica ed
economica, il dominio del web, hanno
demolito gli anticorpi rappresentati dagli
organismi collettivi che hanno tenuto
insieme la Repubblica: partiti e sindacati in
primis. Sono stati loro, per decenni, a
svolgere un’utile azione di pedagogia
collettiva facendo sedimentare i veleni che il
corpo sociale produce. La frantumazione di
quegli organismi è uno degli aspetti peggiori
della crisi in atto. La plebe è sempre stata la
plebe, guidata più dagli istinti che dalla
ragione. Se poi qualcuno sfrutta quegli istinti
per costruirci la sua fortuna politica, le
conseguenze sono quelle che vediamo – dalla
curva di Verona a Liliana Segre.

Aldo Picchi,
54 anni, nato
a Pontedera,
infermiere a
Cascina, figlio
di Alda e
Angiolo,
entrambi
80 anni

g


E-mail
Per raccontare
la vostra storia
a Concita
De Gregorio
scrivete
a concita
@repubblica.it
I vostri
commenti e le
vostre lettere
su
invececoncita.it

CAPOREDATTORI
CENTRALE:
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(responsabile)
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(vicario)
Alessio Balbi,
Andrea Iannuzzi,
Laura Pertici

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DELEGATO
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E SISTEMI INFORMATICI:
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RELAZIONI ESTERNE:
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Per scrivere a
Corrado Augias
c.augias
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Lettere
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Colombo 90
00147

©RIPRODUZIONE RISERVATA

VICE DIRETTORI:
Gianluca Di Feo,
Angelo Rinaldi
(Art Director)
Giuseppe Smorto

f


Storia


di un’emergenza


sanitaria


drammatica


affrontata


con umanità


e professionalità


di Concita De Gregorio

Invece Concita


Il tegamino


col pomodoro


GEDI
Gruppo Editoriale S.p.A.

CONSIGLIO
DI AMMINISTRAZIONE
PRESIDENTE
Marco De Benedetti
VICE PRESIDENTI
John Elkann,
Monica Mondardini

FONDATORE EUGENIO SCALFARI

DIRETTORE GENERALE:
Corrado Corradi

La telefonata
dall’Albania

Fabrizio Raccanello
Cittadella (Padova)

Ma dove siamo arrivati?
Chiama un’addetta da un
call center e prima di
propormi chissà cosa mi
avverte che la telefonata
arriva dall’Albania e che se
preferisco mi fa
richiamare da un center
della Ue. Il clima feroce che
ci sommerge ormai
costringe a far assumere
misure di “pseudo
sicurezza” inusuali che
pensavamo scomparse.

Quel desiderio
di cambiare passo

Angela Boscaro
Castellanza (Varese)

Sottoscrivo quanto
espresso giovedì dai
signori Maurizio Parodi e

Basilio Mario Fornari. Se il
51% degli italiani lo
esigesse, la trasformazione
del Paese si chiamerebbe
“rivoluzione in Italia”.
Saluti da una utopista che
vuole aiutare a cambiare
passo continuando ogni
giorno a crederci.

Armiamoci
e studiamo

Claudia Zamorani
Ferrara

Gentilissima Liliana Segre,
come donna, madre e
cittadina italiana mi
vergogno nel profondo e le
chiedo scusa. Vedere che è
costretta a girare con la
scorta mi riempie di
sgomento e mi chiedo dove
stiamo andando a finire e
cosa siamo diventati. Le
chiedo scusa a nome mio,
dei miei figli, di questo
Paese. Provo sgomento. I
vecchi mostri del passato
stanno tornando ma

facciamo finta di niente.
Armiamoci e studiamo,
quindi. Ravviviamo le
nostre passioni, pensiamo,
viaggiamo, leggiamo,
arricchiamoci
sorseggiando la squisita
diversità degli altri per
non diventare tutti quanti
cloni, tutti uguali,
impilabili e manipolabili
come qualcuno vorrebbe.

Mia figlia
non è al mercato

Marco Moschetti
Bologna

Mia figlia frequenta la
terza elementare in una
scuola (pubblica) di
Bologna. Lo scorso anno
alcune classi hanno
ricevuto gadget durante le
lezioni che volevano
promuovere il consumo di
latte vaccino. Peccato che
questi regali fossero tutti
griffati da una nota
azienda alimentare

bolognese. Quest’anno il
bis: figurine e giornalini,
sempre a scuola, che
invitavano a fare acquisti
in una grande catena
elettrodomestici. Infine,
qualche giorno fa, l’ultima
iniziativa. Le classi
vengono portate nella
maggiore delle librerie di
Bologna, dove
incontreranno l’autore di
un volumetto per ragazzi.
Le maestre fanno presente
che dopo la presentazione
si potranno acquistare
copie del libro, per cui i
bimbi sono invitati a
portare il denaro
necessario. Viene fatto
notare che non è molto
corretto, che potrebbe
configurarsi una
situazione di imbarazzo
per quanti non potranno
portare il denaro.
Immediata marcia
indietro, Ma è davvero
triste per non dire
preoccupante che anche la
scuola venga sfruttata per
vendere i nostri piccoli al
mercato della domenica.

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Carlo Verdelli
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Dario Cresto-Dina

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. Sabato,9 novembre^2019 Commenti pagina^33

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