la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1
Roma. Luigi Zanda, tesoriere
dem, cosa vuole fare il Pd di
questo governo esangue?
«Il Pd ha sempre sostenuto questo
governo con grandissima lealtà,
anche digerendo bocconi molto
amari, come la riduzione del
numero dei parlamentari. Vorrei
dire ai nostri alleati che bisogna
votare prestissimo le norme
connesse alla riduzione. Non
vorrei che arrivassimo all’elezione
del presidente della Repubblica
con una platea squilibrata a
sfavore del Parlamento e a favore
delle Regioni».
Renzi accusa voi Dem di essere
aspiranti suicidi perché volete
andare a votare. È così? Volete le
urne?
«Zingaretti è stato molto chiaro,
lineare e coerente. Il Pd non vuole
il voto, ma considererebbe un vero
harakiri un governo che non
governa e che debba subire tutti i
santi giorni un’interdizione da
parte dei nostri alleati. Non può
reggere».
Ma lei giudica questa una
tattica per dare visibilità a Italia
Viva?
«Io non so se Italia Viva resterà al
palo o diventerà più forte. Mi
dicono però che importanti
dirigenti renziani starebbero
tuttora telefonando a
parlamentari, assessori,
consiglieri regionali e militanti del
Pd, spingendoli ad abbandonarci
per andare da loro. Io non ci credo,
perché se fosse vero sarebbe un
comportante grave, anzi molto
scorretto».
Insomma secondo lei, a tirare
la corda con il rischio di
spezzarla, è l’ex segretario
scissionista?
«Preferirei non parlare di Renzi,
ma del mancato voto delle destre
alla commissione Segre,
dell’urgenza dell’abrogazione dei
decreti sicurezza, delle misure di
sviluppo necessarie al nostro
paese. In troppi si sono
dimenticati che l’Italia è tuttora in
una grave crisi economica e che il
Pil non cresce sufficientemente da
decenni, che la produttività
langue e che, dopo la chimica e
l’auto, potremmo presto perdere
anche l’acciaio e l’aviazione civile.
Si immagini se in queste
condizioni un partito responsabile
come il Pd può aspirare alle
elezioni politiche. Nel Pd non ci
sono né guerriglieri armati di
emendamenti, né crociati che
puntano alla crisi di governo.
Forse sono altri che lavorano a
crisi sì/ crisi no, badando al
proprio futuro».
Ma di quante mine è costellata
la strada del governo?
«Un governo in tempi difficili può
trovare una mina al giorno. Ma è
chiaro che quelle più grosse sono
Ilva, Alitalia, la manovra di
bilancio, le elezioni regionali in
Emilia Romagna. E poi c’è la messa
a punto di una nuova legge
elettorale».
Su Ilva, Di Maio ha detto che se
il Pd presenta un emendamento

sullo scudo penale, il governo
rischia.
«Rovescerei la domanda a Di Maio,
che dovrebbe dirci cosa fare per
garantire il funzionamento
dell’acciaieria e il lavoro a 10 mila
operai. Non vorrei che Di Maio si
perdesse in inutili ultimatum al
Pd».
Il Pd teme la spada di Damocle
agitata da Renzi di altre
maggioranze se il Conte 2 non ce
la fa?
«Qualcuno si rifiuta di prendere
atto che quando cadrà questo
governo, non vi sarà altra
alternativa che nuove elezioni
politiche e che nessun’altra
maggioranza oggi è possibile in
Parlamento».
I grillini escludono alleanze con
i Dem per le regionali dopo la
batosta umbra.
«Non so ancora cosa faranno i
5Stelle in Emilia Romagna. Ma un
partito politico che è presente in
Parlamento con un gruppo
numeroso e che poi sceglie se e

quando presentarsi alle elezioni
regionali può determinare una
lacerazione nel rapporto tra Stato
e Regioni. La democrazia non è un
menu à la carte, nel quale si
partecipa alle elezioni dove si
spera di vincere e si disertano
quando si teme di perdere. Questa
considerazione vale per i 5Stelle,
ma anche per Italia Viva che non
partecipa alle elezioni regionali e
dopo distribuisce voti sui
risultati».
Se in Emilia Romagna vince la
Lega, cade il governo?
«Sbagliato fare politica con i se».
Comunque un’alleanza stabile
con i 5Stelle è ancora una
prospettiva per il centrosinistra?
«Se si dovesse allontanare del
tutto, sarebbe venuta meno una
delle ragioni che hanno fatto
nascere il Conte 2: quella di creare
una grande coalizione di
centrosinistra in grado di
combattere una destra autoritaria
e nazionalista».

Una rissa di tutti contro tutti. Si rico-
noscono Matteo Renzi, Giuseppe
Conte, Luigi Di Maio, si legge qual-
che frase, mentre Salvini, in dispar-
te, freme: «Qualcuno vada a menare
le mani al posto mio!». È un caos co-
loratissimo la copertina disegnata
da Makkox per l’Espresso. Che nel
numero in edicola da domani rac-

conta un governo portato al punto
di fusione da risse sempre più scot-
tanti: dall’Ilva alla legge di bilancio,
dalle guerre tra apparati alle lotte
tra Pd, renziani e 5 stelle.
Marco Damilano bolla il “Governo
di nessuno” che dilania la “non-coali-
zione” nata solo due mesi fa. Paola
Natalicchio e di Vittorio Malagutti

affiancano il caso dell’industria di
Taranto alle altre 146 aziende in cri-
si. Emiliano Fittipaldi punta il dito
sulla guerra tra spie che fa tremare i
nostri servizi segreti. Il procuratore
nazionale antimafia Cafiero De Ra-
ho spiega a Giovanni Tizian che «la
mafia c’è ma non si vede»; Vittorio
Malagutti e Francesca Sironi dise-

gnano le rotte della cocaina che in-
vade il Paese a tonnellate. E mentre
Gigi Riva indica il filo rosso che lega
le proteste che infiammano le piaz-
ze del mondo intero, Michela Mur-
gia si chiede perché “L’Italia si è ad-
dormentata”.
Mentre un’edizione critica getta
nuova luce sul memoriale di Aldo

Moro nel sequestro, Fabrizio Rondo-
lino rivive con Susanna Turco la fine
del Pci firmata trent’anni fa alla Bo-
lognina. E L’Espresso chiude con tre
storie: Sara Lucaroni torna sul luogo
dell’eccidio delle donne yazide che
5 anni fa sconvolse il mondo; France-
sca Sironi spiega come lavorano gli
attivisti dei “semi liberi” che combat-
tono il monopolio delle multinazio-
nali; Maurizio Di Fazio raccoglie le
testimonianze di chi, sconfitto un tu-
more, si trova a dover combattere
contro il mobbing in azienda.

L’intervista al senatore che risponde a Renzi


Zanda “Il Pd non vuole votare


ma il vero suicidio è un governo


ostaggio dei veti incrociati”


kLa copertina dell’Espresso
in edicola da domani

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GIUSEPPE LAMI/ANSA

Da domani in edicola


Sull’Espresso la non coalizione


©RIPRODUZIONE RISERVATA

kIeri su Repubblica
L’intervista a Matteo Renzi: “Suicidio
tornare al voto, il Pd ci pensi bene”

kIl tesoriere
Luigi Zanda, 76 anni, politico di
lungo corso, attualmente è
senatore. Dal marzo 2019 è anche
tesoriere del Partito democratico
con la segreteria Zingaretti

di Giovanna Casadio

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Dirigenti di Italia


Viva starebbero


chiamando nostri


eletti e militanti per


convincerli ad andare


con loro. Sarebbe


scorretto e grave


Regionali senza 5S?


La democrazia non è


un menu à la carte, in


cui si partecipa alle


elezioni dove si può


vincere e si diserta


per paura di perdere


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. Sabato,9 novembre^2019 Politica pagina^9

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