La Stampa - 06.11.2019

(Romina) #1

IRENE FAMÀ


MASSIMILIANO PEGGIO


Registi di violenza. Se due lea-
der del centro sociale Askata-
suna vanno per i boschi di
Chiomonte, attorno al cantie-
re dell’Alta Velocità, con tutto
quel bagaglio di lotte di piaz-
za e mobilitazione No Tav sul-
le spalle, è quasi scontato fini-
re nel mirino della Digos. Così
è successo la scorsa estate. Ap-
pena tornati «liberi» dopo le
restrizioni cautelari inflitte lo-
ro per i disordini al G7 del
2017, Giorgio Rossetto, in-
fluente ideologo dell’area an-
tagonista, e Mattia Marzuoli,
altro punto di riferimento del-
lo storico centro sociale tori-
nese, si sono subito catapulta-
ti sui sentieri di Chiomonte a
«gestire» l’ennesimo attacco
al cantiere, organizzato in oc-
casione del festival Musicale
Alta Felicità, kermesse cara ai
No Tav. «La lotta non trova li-
miti» rispondono loro. Già,
ma per la procura e la Digos le
loro azioni non sono passate
inosservate. Anzi. Sono stati
ritenuti «registi di violenza»,
e come tali meritevoli di restri-
zioni «incisive» quali gli arre-
sti domiciliari.
È la storia di due «irriducibi-
li». Due propulsori delle con-
testazioni di piazza e degli
scontri con le forze dell’ordi-
ne. Soprattutto Giorgio Ros-
setto, 57 anni, veterano delle
lotte operaie, delle contesta-
zioni sociali e dalle battaglie
No Tav. Un collezionista di
provvedimenti cautelari, de-
nunce e sentenze. Per gli inve-
stigatori sarebbe un accurato
pianificatore delle strategie
di violenza adottate dalle
schiere antagoniste nei cortei
in città e in particolare in Val
di Susa, da anni teatro della
contrapposizione alla linea
Torino-Lione, commissiona-
ta alla società mista italo-fran-
cese Telt.
Questi nuovi guai per i due
leader di Askatasuna, nasco-
no dall’aggravamento dei
provvedimenti cautelari cui
erano stati sottoposti ai primi
di luglio. Per gli episodi di vio-
lenza che si erano verificati
nel centro di Torino e poi di
fronte alla Reggia di Venaria,
in occasione dei gironi di verti-
ce del G7 del settembre 2017,
Rossetto e Marzuoli erano fi-

niti agli arresti domiciliari. I
loro legali, dopo una dozzina
di giorni dall’emissione del
provvedimento del Gip, era-
no riusciti ad ottenere dal tri-
bunale dei Riesame una ridu-
zione della misura cautelare:
i giudici avevano trasformato
gli arresti domiciliari in obbli-
go di firma quotidiano alle for-
ze di polizia. Una «formalità»
che non ha impedito loro, os-
servano gli investigatori della
Digos, di tornare in sella, gui-
dando la più importante con-
testazione estiva contro l’Alta

Velocità. Così, dopo appena
una ventina di giorni dagli ar-
resti, il 27 luglio scorso i due
leader di erano ritrovati l’uno
affianco all’altro tra i boschi, a
dirigere gli assalti alle recin-
zioni del cantiere.
Nella narrazione dei No
Tav sarebbe stata una gita di
protesta. Poi però la marcia
era sfociata in un lancio di pie-
tre e petardi, e nel danneggia-
mento di un cancello di sbarra-
mento aggredito con cesoie e
flessibili. Stando ai filmati ac-
quisiti dalla Digos, i due sono

stati ripresi in più occasioni ad
incitare gli attivisti, molti in-
cappucciati. A Rossetto, se-
condo le indagini, sarebbero
attribuibili una serie di frasi re-
gistrate da telecamere e telefo-
nini, nei pressi cancellata pre-
sa di mira, che delimita l’area
rozza attorno al cantiere. «Ma
quand’è che va giù sto c... di co-
sa, dai tagliamo». E poi: «Anco-
ra per un po’ tagliamo dai», ve-
stendo i panni appunto del
«coordinatore», stando alla ri-
costruzione degli investigato-
ri, delle azioni di violenza.

«Adesso, tiriamo pietre, tiria-
mo pietre», avrebbe aggiunto,
incendiando l’ondata di prote-
sta. Fatti che hanno indotto il
Gip a rispedirli ai domiciliari.
«Marzuoli e Rossetto, pur es-
sendo stati beneficiati da un
trattamento di minore afflitti-
vità - scrive il Gip Adriana Co-
senza - a poco più di una setti-
mana da tale intervento deci-
samente favorevole, trasgredi-
vano di nuovo le prescrizioni
imposte, con modalità crimi-
nali del tutto analoghe».—
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Indagine della digos per gli attacchi dell’estate scorsa ai cancelli del cantiere di chiomonte

“Sono i registi della violenza in Val di Susa”


Arrestati due leader di Askatasuna: liberati dopo altri guai giudiziari sono subito tornati alla testa dei No Tav


I semafori che multano slittano ancora

L’addio del capo dei vigili


ritarda anche i Vista Red


Ma quand’è che va
giù sto c... di cosa, dai
tagliamo...
Ancora per un po’
tagliamo dai...
Adesso, tiriamo
pietre, tiriamo pietre

I


semafori che multano slit-
tano ancora. E, ancora
una volta, la causa è una
certa tensione dentro l’am-
ministrazione comunale.
Ieri avrebbe dovuto essere il
giorno del via libera ai Vista
Red, le apparecchiature per
sanzionare automaticamente
chi brucia il rosso al semaforo
o svolta dove non è consentito.
La giunta avrebbe dovuto auto-

rizzare l’accensione dei primi
tre impianti: all’incrocio tra
corso Regina Margherita, cor-
so Potenza e corso Lecce; tra
corso Trapani e corso Peschie-
ra; e tra corso Novara e corso
Vercelli. Invece no: niente deli-
bera, ed è un’altra scoria dei
dissidi che hanno portato alle
dimissioni del comandante
dei vigili Emiliano Bezzon.
I semafori che multano sono
un cavallo di battaglia del ca-
po dei vigili, che resterà fino al-
la nomina del successore. Ep-

pure il testo che avrebbe dovu-
to mettere in funzione i primi
tre (su tredici) era stato confe-
zionato con la firma dei diri-
genti della Viabilità ma senza
quella di Bezzon. Una situazio-
ne ampiamente prevedibile,
ma forse gestibile almeno pri-
ma che Bezzon rassegnasse le
dimissioni proprio dopo uno
scontro con l’assessore alla Via-
bilità Maria Lapietra.
Proprio questo cortocircui-
to ha imposto lo stop. Per sbloc-
care l’impasse servirà un atto
del comandante della polizia
municipale, che sia Bezzon o
chi ne prenderà il posto. Ma a
questo punto è scontato l’enne-
simo ritardo, che certamente
non dispiacerà agli automobili-
sti, terrorizzati dall’ondata di
sanzioni in arrivo: basti pensa-
re che nel 2020 il Comune ha

stimato, mantenendosi pru-
dente, di incassare 6 milioni.
Dopo i primi tre impianti,
che a questo punto nel miglio-
re dei casi non entreranno in
funzione prima di dicembre,
il Comune prevede di installa-
re altri dieci entro la primave-
ra del 2020: tra i corsi Lecce e
Appio Claudio, tra via Pianez-
za e corso Potenza, tra i corsi
Agnelli e Tazzoli, tra i corsi
Corsica e Giambone, tra i cor-
si Unione Sovietica e Braman-
te, tra corso Siracusa e via Tir-
reno, tra piazza Pitagora e
corso Orbassano, tra corso
Unione Sovietica e piazzale
Gabriele da Gorizia, tra corso
Rosselli e corso Turati, tra cor-
so Vittorio e corso Castelfidar-
do e tra corso Vittorio e corso
Vinzaglio. A. R. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ADRIANA COSENZA


GIP TRIBUNALE


DI TORINO


GIORGIO ROSSETTO


LEADER CENTRO SOCIALE


ASKATASUNA


Attivisti No Tav incappucciati di fronte al cancello che sbarra la strada all’area di cantiere sui boschi di Chiomonte

LAPRESSE


IL CASO


Marzuoli e Rossetto,
pur essendo stati
beneficiati da un
trattamento di
minore afflittività
rispetto a quello
originariamente
applicato nei loro
confronti, a poco più
di una settimana da
tale intervento
giurisdizionale ad
essi decisamente
favorevole,
trasgredivano di
nuovo le prescrizioni
cautelari imposte,
con modalità
criminali del tutto
analoghe

Uno dei primi tre impianti installati, in corso Regina Margherita

MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2019LASTAMPA 45


CRONACA DI TORINO


T1 PR

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