La Stampa - 14.11.2019

(Brent) #1
FRANCA CASSINE

O

ggi avrebbe com-
piuto 83 anni. «Se
fosse ancora tra
noi sarebbe un an-
ziano eccezionale, ha sem-
pre avuto un’incredibile
energia e una vitalità pazze-
sca. Starebbe a osservare il
mondo con il suo sguardo
ammaliatore». A racconta-
re Antonio Gades, ovvero la
leggenda del flamenco, è
Stella Arauzo che con lui ha
danzato nei ruoli principali
e che ne ha raccolto il testi-
mone. Lei da tempo dirige

la Compañía Antonio Ga-
des che arriverà da oggi a
domenica al Regio con
«Fuego», balletto che è il
simbolo stesso del celebre
genere andaluso.
Danzatore e coreografo,
Gades è stato un importan-
te innovatore di questo lin-
guaggio artistico comples-
so e potente e, se un cancro
non lo avesse portato via a
67 anni, avrebbe continua-
to a sviluppare la sua idea
di flamenco.
«Fuego», nato dal sodali-
zio con Carlos Saura, con
cui ha anche realizzato pel-
licole indimenticabili, è ispi-

rato a «El amor brujo (L’a-
more stregone)» su musica
di Manuel de Falla. Sul po-
dio dell’Orchestra del Tea-
tro salirà Miquel Ortega,
con interpreti Álvaro Ma-
drid (Carmelo), Esmeralda
Manzanas (Candela), Mi-
guel Ángel Rojas (lo spet-
tro) e Raquel Valencia (la
strega), affiancati da 13 bal-
lerini, 4 cantanti e 2 chitarri-
sti. Spettacolo nato nel
1989 come trasposizione
teatrale del film «El amor
brujo», è la passione trasfor-
mata in danza e rappresen-
ta l’inestricabile intreccio
tra amore e morte. Al cen-
tro c’è il rapporto tra la gio-
vane Candela e Carmelo
ostacolato dallo spettro del
primo amore di lei, folle di
gelosia. Gades ha preso que-
sto intreccio epurandolo
dalle caratteristiche più fan-
tasiose, puntando invece
sul tormento della ragazza.
«L’argomento è sempre
attuale – spiega Stella Arau-
zo -. I sentimenti non han-
no scadenza e l’allestimen-
to non risente in alcun mo-
do i suoi trent’anni, proprio
grazie alla potenza del fla-
menco che è passione, sen-
sualità e libertà. E’ un’arte
che non deve essere com-
presa ma sentita, possiede
una forza che non si riesce a
razionalizzare: è viscera-
le». Questo magma incan-
descente nelle mani del
grande coreografo si tra-
sforma e, attingendo alla
tradizione, assume una va-
lenza drammaturgica per
raccontare storie. «E’ la sua

creazione più personale –
prosegue -. E’ legata a un
momento della sua vita e,
pur aderendo perfettamen-
te alla linea estetica, è il suo
lavoro più sentimentale».
A Torino la Compañía An-
tonio Gades comparirà in
una formazione particola-
re. «Gli interpreti hanno
dai 20 ai 70 anni – conclude
Arauzo -. Questo ritengo
sia un’opportunità per i più
giovani di essere al fianco
di professionisti esperti e

pure un’occasione unica
per il pubblico di vedere ot-
timi interpreti». Sul palco,
tra gli altri, ci saranno Enri-
que Pantoja e Antonio Sole-
ra che ha lavorato con il
maestro fin dal 1972.
Inoltre, al Cinema Massi-
mo da domani a domenica
ci sarà un omaggio a Ga-
des e Saura e con la proie-
zione della trilogia nata
dalla loro collaborazione
e amicizia. —
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MARIA TERESA MARTINENGO

L


a carta bollata da è in-
giallita, il fascicolo az-
zurrino che la contie-
ne è punteggiato di
macchie di vecchiaia. Il loro
posto è nel faldone 0001783 -
scaffale 1, Archivio Centrale
dello Stato - Ministero dell’In-
terno, Direzione Generale
Pubblica Sicurezza - Informa-
zioni su persone 1911-1943.
L’umiliazione del composito-
re torinese Leone Sinigaglia di
fronte alle assurdità delle leg-
gi razziste e del regime fasci-
sta è contenuta lì. È lì che l’ha
rintracciata Augusto Cherchi,
storico e ricercatore, ammini-
stratore unico di Alicubi, socie-
tà che sta lavorando con la Fon-
dazione 1563 della Compa-
gnia di San Paolo a «Dalle car-
te le vite. Gli archivi racconta-
no gli effetti delle leggi razzi-
ste del 1938», progetto web di
ricerca per il collegamento tra
archivi nato dalla mostra «La
casa e le cose» del 2018,
nell’80° dell’emanazione delle
leggi razziste. La partenza del

progetto è il Fondo Egeli
dell’Archivio Storico della
Compagnia di San Paolo. L’E-
geli era l’ente nazionale nato
nel 1939 che sul territorio si af-
fidava alle banche, per inven-
tariare i beni sequestrati agli
ebrei. Un meticoloso, freddo
elencare indifferente di poltro-
ne, appartamenti, cappotti,
cucchiaini e centrini. La vita
dei cittadini torinesi ebrei, dal-

le case emerge attraverso una
miriade di incroci di archivi
pubblici e privati, statali, scola-
stici, di imprese, militari, di
giornali, insieme con testimo-
nianze orali, film di famiglia,
fotografie. «L’Egeli “parla”
con l’Archivio del Partito Na-
zionale Fascista - racconta
Cherchi -, 80.000 fascicoli per
la provincia di Torino, pubbli-
co dal 2013, con possibilità di

narrazioni e di collegamenti
impensabili».La georeferen-
ziazione delle case si integra
con dati, foto, documenti con
chiavi d’accesso alternative.
Un lavoro in progress che por-
ta lontano «grazie a strumenti
digitali innovativi che permet-
tono di navigare tra km di do-
cumenti, aprendo realmente
nuove vie alla ricerca storia.
L’Egeli, in questo senso, è co-

me una palestra», spiega Elisa-
betta Ballaira, vicedirettore
della Fondazione 1563. «Chi
ricerca può farlo in modo evo-
luto, nella logica della condivi-
sione», dice Cherchi.
Il fascicolo Sinigaglia è uno
sperduto attimo di vita in que-
sto mare. L’amico di Brahms,
allievo di Dvoràk, nel dicem-
bre 1941 scrive al ministero
dell’Interno perché gli venga
concessa l’autorizzazione di
continuare a usufruire del pro-
prio apparecchio radio. «Data
l’età avanzata che lo costringe
a rimanere per lunghi mesi in
casa in compagnia della sua
unica sorella, anch’essa anzia-
na e sofferente, l’apparecchio
radio costituisce per il sotto-
scritto la sola possibilità di te-
nersi in contatto col mondo
musicale ed un conforto spiri-
tuale la cui privazione non po-
trebbe non avere per lui dolo-
rose ripercussioni». Poi: «Il sot-
toscritto, per la sua provata,
costante, profonda italiani-
tà... e per avere impresso a tut-
ta la sua musica, sempre, un
carattere italianissimo, dalle
Danze Piemontesi alle Baruf-
fe Chiozzotte alle Vecchie
Canzoni popolari del Piemon-
te raccolte in 12 anni di assi-
duo lavoro dalla bocca stessa
del popolo... confida venga di-
sposto nei suoi riguardi il
provvedimento di eccezione
richiesto». Il nullaosta arriva
in gennaio. Sinigaglia muore
d’infarto il 16 maggio 1944, a
76 anni, nel momento in cui i
fascisti lo prelevano all’Ospe-
dale Mauriziano dove si è rifu-
giato con la sorella Alina, che
morirà poco dopo. —
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ANDREA PARODI

«O


h tu che leg-
gi, non pian-
gere. Prega,
prega per
l’Umanità tanto caduta affin-
ché non ricada nelle barba-
rie, nell’odio, nella guerra.
Prega per la Pace, Pace, Pa-
ce». Parole strazianti e attuali
quelle che scriveva l’avvoca-
to torinese Remo Jona in un
necrologio su La Stampa il 14
febbraio 1950. Annunciava
lo sterminio della sua fami-
glia nelle camere a gas di Bir-
kenau sei anni prima. Un do-
cumento che grida sofferen-
za e trovato da un gruppo di
studenti dell’Istituto Rus-
sel-Moro-Guarini di Torino
nell’archivio digitalizzato La
Stampa. La ricerca è avvenu-
ta in occasione di un affasci-
nante progetto storico intra-
preso grazie al programma
«Le case e le cose. Le leggi raz-
ziali del 1938 e la proprietà
privata» della Fondazione
1563 sotto la guida di Elisa-

betta Ballaira. È proprio
nell’archivio della sede di
piazza Bernini dell’ente stru-
mentale della Compagnia di
San Paolo che i giovanissimi
Lorenzo Berardo, Mattia
Grossato, Stefano Rosini e
Demis Bogdan, coordinati
dalla docente di lettere Anto-
nella Filippi, hanno ritrovato
il documento chiave.

L’emozione
«Per noi, non abituati alla ri-
cerca archivistica - racconta-
no Berardo e i suoi compagni


  • è stato di grande emozione
    trovare una lettera scritta di
    pugno dall’avvocato Jona,
    leggere la sua calligrafia».
    Con essa, dal campo di con-
    centramento di Fossoli, vici-
    no Modena, Jona implorava
    all’Egeli, l’ente istituito pres-
    so il San Paolo nell'ambito
    dei provvedimenti razziali
    del 1938 per curare la gestio-
    ne e la liquidazione dei beni
    ebraici espropriati, di poter
    usufruire delle rendite dei
    suoi immobili torinesi confi-
    scati sui quali continuava a
    pagare regolarmente le tas-


se. La lettera è straziante.
L’avvocato si appella alla sua
condizione di «buon italia-
no», iscritto al Partito Fasci-
sta dal 1932, per poter dispor-
re di fondi per sfamare la sua
famiglia nel lager. «Leggere
queste righe ci ha profonda-
mente colpiti», spiega Berar-
do, che con i suoi compagni,

ottenuta la Maturità a luglio,
si sta affacciando nel mondo
del lavoro o negli studi uni-
versitari. «E - continua – ci ha
investito di una responsabili-
tà morale molto alta, perché
tutto questo un giorno po-
trebbe ricapitare». Gli studen-
ti, che per questa ricerca han-
no anche vinto il premio «Il

progetto di Storia Contempo-
ranea» del Comitato Resisten-
za e Costituzione, hanno pre-
sentato il loro studio presso
la sede dell'archivio davanti a
un commosso Piero Gastal-
do, presidente della Fonda-
zione 1563. «I ragazzi sono
stati bravissimi e questo atte-
sta l’importante patrimonio

archivistico presente presso
la Fondazione – spiega -; qui
c’è la possibilità di intrecciare
le storie con la storia sociale
ed economica della città».

Una storia da film
I ragazzi hanno già dato la di-
sponibilità per partecipare al-
la prossima Giornata della
Memoria per andare a parla-
re nelle scuole, con i loro coe-
tanei, per tracciare l'intera vi-
cenda dell’avvocato Jona.
Una storia che sembra uscita
da un film di Steven Spiel-
berg: vive a Torino in via Fi-
langeri 4, dove oggi sono pre-
senti, sul selciato, le Pietre
d’Inciampo di tutto il nucleo

familiare; l’anziana madre
Emilia Segre, la moglie Ilka
Vitale, i piccoli figli Ruggero
e Raimondo. Nel 1942, sotto
i bombardamenti, abbando-
nano la città per sfollare in
Valle d’Aosta, a Issime, fino al
7 dicembre ’43 protetti da tut-
to il paese. Quel giorno la si-
tuazione precipita. I bambini
sono portati via da scuola,
l’intera famiglia trasferita a
Fossoli e poi ad Aushwitz, nel-
lo stesso convoglio di Primo
Levi. Jona sarà uno dei 25 so-
pravvissuti, insieme allo scrit-
tore torinese, che lo cita an-
che nei suoi scritti. Solo sette
numeri li differenziano sul
braccio tatuato. Al suo ritor-
no nell’estate 1945 Remo Jo-
na è un uomo solo, scavato
nell'anima, senza nessun ri-
cordo sul quale piangere. —
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Lo spettacolo di flamenco diretto da Arauzo

“I sentimenti non hanno scadenza”

Un fuoco di passi

accende

di passione

la notte del Regio

FRANCESCA ROSSO

S

i chiama Amerigo Spe-
ranza. È un bambino
napoletano che, dopo
la guerra, nel 1946, è
accompagnato dalla mamma
al treno che lo porterà qualche
mese al Nord insieme a migliaia
di bambini del Sud. È un'iniziati-
va del Partito Comunista: far
passare un po' di tempo lontani
dalla miseria, accolti in una nuo-
va famiglia. L'autrice napoleta-
na Viola Ardone presenta «Il tre-
no dei bambini», Einaudi Stile li-
bero, oggi alle 18 alla biblioteca
Villa Amoretti in corso Orbassa-
no 200 e domani alle 13 alla li-
breria Il Ponte sulla Dora in via
Pisa 46 per un firmacopie.
Come nasce la storia di Ame-
rigo?

«Sono partita dal racconto di
un anziano che perdeva la me-
moria. Sua mamma, detta “la
bersagliera” lo aveva accompa-
gnato a un treno per il Nord ed
era stato ospite di sconosciuti.
Ho cominciato a fare ricerca e
ho scoperto libri, documenta-
ri, giornali e persino un carro al-
legorico di Piedigrotta che rac-
contavano questa storia».
Come mai si è persa la memo-
ria di un evento del genere?
«Dopo la caduta del PCI la clas-
se politica non si è più ricono-
sciuta in questa narrazione e
le storie che evocano senti-
menti di vergogna si lasciano
cadere».
Come erano le famiglie ospi-
ti?
«Non erano benestanti. Erano
semplici, di contadini, nume-
rose. Ma una fetta di polenta
in più da condividere non era

un problema. Anche qualche
vestito e un paio di scarpe e
magari una gita al mare. Nel
tempo si sono creati legami af-
fettivi forti. I bambini tornava-
no rosei e paffuti».
Come ha lavorato sul lin-
guaggio?
«Ho ricordato come parlava-
no le mie nonne, con quella
cadenza e quel modo di gira-
re le frasi del napoletano anti-
co e ho usato un italiano sem-
plice come quello che poteva
avere un bambino nel '46 che
non andava a scuola. Quel
che ho perso in lessico e sintas-
si l'ho ripescato in immagini.
Mi sono connessa alla me pic-
cola e a mio figlio che ha 7 an-
ni ora. Volevo che tutto arri-
vasse da occhi e orecchie, e
non da ragionamenti».
Cosa la ha guidata nello scri-
vere?

«Ho costruito una gabbia di
fatti storici reali e intorno a
quelli mi sono sentita libera di
creare una storia di fantasia».
La musica ha un ruolo impor-
tante.
«A Napoli Amerigo va a sen-
tire la musica fuori dal Con-
servatorio. A Modena il pa-
pà adottivo è un liutaio che,
quando scopre che il bambi-
no ha l'orecchio assoluto, lo
manda a lezione. Amerigo
diventerà un violinista: la
musica è la sua America.
Avrei sempre voluto suona-
re e sono contenta di averlo
fatto fare a lui»
Qual è stata la sfida più gran-
de?
«Immedesimarsi in un ma-
schio. Dare voce a un bambino
che poi diventa uomo. E poi ag-
giornare la memoria».—
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Un gruppo di studenti dell’Istituto Guarini

ha trovato una toccante lettera di Remo Jona

Così i giovani

si trasformano

in ricercatori

e testimoni

Giorgio Sinigaglia, discen-
dente di Leone Sinigaglia, da
anni si adopera per mantener-
ne viva la memoria e per rico-
struire le vicende della casa
che il compositore affidò a co-
noscenti nell’anno delle leggi
razziali. Una delle storie che
il progetto «Dalle carte le vi-
te» potrà forse raccontare.
Ma Giorgio Sinigaglia coltiva
soprattutto un progetto, già
presentato all’assessorato al-
la Cultura del Comune di Tori-
no, per realizzare due piccole
installazioni da collocare al
Conservatorio (dov’è conser-
vato l’archivio del composito-
re) e al Museo della Monta-
gna (Sinigaglia era un appas-
sionato di alpinismo) che pos-
sano rendere viva e famiglia-
re la sua musica, alla quale ha
reso un importante omaggio
il Maestro James Conlon con
l’Orchestra della Rai nella
passata stagione. —

Il progetto “Dalle carte le vite” della Fondazione 1563 della Compagnia di San Paolo


Ricercatori scandagliano e collegano archivi per ricostruire le storie degli ebrei dopo le leggi razziali


L’umiliazione di Sinigaglia

per tenere in casa una radio

La pietra d’inciampo dedicata all’avvocato Remo Jona, unico sopravvissuto al Lager nella sua famiglia

Leone Sinigaglia, nato nel 1868, morì nel maggio 1944 al momento dell’arresto

LA STORIA

Hiroshima mon amour

“Clash again”. Ensi: il rapper di Alpignano
torna a esibirsi nella città che l’ha lanciato

Dopo l’eccellente riscontro ot-
tenuto dal tour estivo, torna a
tuonare dal palco di Hiroshi-
ma Mon Amour il rap di Ensi.
Lo show in programma que-
sta sera(ore 22) è fedele all’on-
da 2019 del fenomeno torine-
se, che dopo il ciclo di “Clash”

prosegue il viaggio con “Clash
Again”. Il ragazzo non è anco-
ra stufo di “scontro”, ma non è
certo un hater. La tecnica del
freestyle è l’arma su cui l’arti-
sta siciliano, cresciuto ad Alpi-
gnano, ha costruito la sua fa-
ma nazionale. P. FER. —

IL PROGETTO

“Rendere famigliare
la sua musica
nella nostra città”

VIOLA ARDONE. La scrittrice napoletana presenta a Villa Amoretti il libro dedicato a una storia del Sud Italia, ora dimenticata

Quei bimbi che al Nord trovavano speranza


La scrittrice Viola Ardone a Villa Amoretti oggi, domani a Il ponte sulla Dora

LA STORIA

INTERVISTA

COLLOQUIO

I ragazzi si sono resi
disponibili per andare
nelle scuole nel Giorno
della Memoria

La coreografa
ha modellato il balletto
sullo stile di Gades
danzatore simbolo

GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2019LASTAMPA 65
CULTURA & SPETTACOLI

T1 PR
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