Il Sole 24 Ore - 14.11.2019

(Brent) #1

14 Giovedì 14 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore


Economia & Imprese


LA STORIA


Eridania, Gardini


e la scalata ai francesi


dal finale amaro


Nel  nasce a Genova


la prima fabbrica italiana


di zucchero e affini


Laura Cavestri


MILANO

Il primo passo indietro della canna


(assieme al miele, per secoli, unica
fonte di dolce) sulla bietola (solo nel

 il chimico tedesco Andreas


Marggraf riuscì a cristallizzare lo
zucchero estratto dalle sue radici) lo

decisero le guerre napoleoniche. Il


blocco delle importazioni di canna
da zucchero dalle Americhe fu lo

stimolo a creare un’industria alter-


nativa in Europa.
In Italia, il primo impianto entrò in

funzione a fine ’ a Rieti. Ma è a Ge-


nova che nel  nasce la prima fab-
brica di zucchero e affini, come Socie-

tà Anonima Eridania.


Il primo zuccherificio Eridania
sorge a Codigoro (Ferrara, ), do-

ve l’azienda si è impegnata a coltiva-


re barbabietole nel proprio latifon-
do, secondo un piano di rotazione

quinquennale dei terreni. Già l’anno


dopo, si inaugura uno stabilimento
a Forlì. In pochi anni, la barbabietola

da zucchero diventa la più impor-


tante cultura industriale in Roma-
gna, superando la canapa.

Il settore cresce velocemente e in


ordine sparso. La prima fusione, nel
, quando Eridania si fonde con

un altro colosso genovese del settore,


gli “Zuccherifici Nazionali”, che
stanno già concentrando nelle pro-

prie mani l’industria saccarifera che
fa capo alla società “Ligure Lombar-

da”. Prende così vita la “Eridania


Zuccherifici Nazionali”. L’autarchia
fascista favorisce la produzione na-

zionale per il consumo interno.


Nel  il petroliere Attilio Monti
decide di investire nella produzione

dello zucchero ed acquista l’Eridania,


fondendola con la “Saccarifera Lom-
barda”, la “Emiliana Zuccheri”, la

“Saccarifera Sarda” e i  stabilimenti


delle ex “Distillerie Italiane”.
Concentra il mercato. Ma lo tiene

pochi anni: il controllo dell’Eridania


viene ceduto a Serafino Ferruzzi. Alla
sua morte, il genero Raul Gardini pro-

cede alla modernizzazione degli im-


pianti e a metà anni ’ conquista la
Beghin Say, storica società francese

fondata da Napoleone, quotata alla


Borsa di Parigi e primo produttore
francese di zucchero.

La crisi del Gruppo Ferruzzi, tra-


volto dall’inchiesta giudiziaria di
“Tangentopoli” e culminata con il sui-

cidio di Raul Gardini, getta Eridania in


una situazione precaria.
Nel , è acquisita da Sacofin

spa, formata per i / da Cooperativa


produttori bieticoli di Minerbio (Bolo-
gna) e Finbieticola (la finanziaria del-

l’associazione dei bieticoltori) e per il
restante terzo dal Gruppo industriale

Maccaferri, già proprietario dello zuc-


cherificio Sadam.
Ma nel  i soci si scindono. Na-

scono Italia Zuccheri spa (% Coprob


e % Finbieticola, ora % Coprob)
ed Eridania Sadam spa (Seci, Gruppo

Maccaferri) a cui va il marchio Erida-


nia. Intanto prosegue il declino. Nel
 con la liberalizzazione del siste-

ma sino ad allora esistente delle quo-


te, la Ue spinge, da un lato, per creare
grossi conglomerati europei e, dall’al-

tro, per convertire i siti dismessi in


centrali a biomasse. Un flop.
Gli impianti chiudono, uno dopo

l’altro. Nel luglio  il Gruppo


Maccaferri – pur mantenendo la
proprietà dello zuccherificio par-

mense di San Quirico sotto il mar-


chio Sadam (che nel  ha tempo-
ranemaente sospeso l’attività)– cede

Eridania Italia spa (e il suo marchio)


ai francesi di Cristal Union.


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Ilaria Vesentini


N


on c’è solo la plastic tax a


funestare lo scenario


economico della via
Emilia, che oltre a esse-

re la culla del packaging


tricolore è anche l’ulti-
mo baluardo saccarifero del Paese, su

cui inevitabilmente si ripercuoterà un


altro balzetto sbucato fuori dal dise-
gno di legge Bilancio  per fare cas-

sa, vestito con presunte finalità educa-


tive: la sugar tax sulle bibite zuccherate
( euro a ettolitro e  centesimi per

Kg di polvere impiegata).


«Ci mancava giusto una nuova tassa,
dopo il massacro dell’Ocm Zucchero che

dal  a oggi ha distrutto la filiera bie-


ticolo-saccarifera italiana, trasforman-
doci da Paese autosufficiente a mercato

che dipende per l’% dall’estero; dopo


il tracollo dei prezzi dello scorso anno a
causa dell’iper-produzione di Germania

e Francia che ci ha costretto a vendere


sotto costo anche quel poco zucchero
% made in Italy; e dopo un’annata

che ha acuito i problemi del cambia-


mento climatico, con gli attacchi del lis-
so, insetto del Sud del pianeta che fa

marcire la barbabietola, contro cui non


siamo attrezzati». A parlare è Claudio
Gallerani, presidente di Coprob, Coope-

rativa produttori bieticoli, l’unico presi-
dio rimasto dello zucchero italiano,

. agricoltori, mila ettari coltivati


e due zuccherifici a Minerbio (la sede bo-
lognese) e a Pontelongo (Padova). Erano

 gli zuccherifici italiani attivi fino al


 e quasi mila gli ettari coltivati
lungo lo Stivale, che producevano ,

milioni di tonnellate di zucchero l’anno
e soddisfacevano l’intera domanda in-

terna. Ora si oscilla tra le mila e le


mila tonnellate l’anno, il resto del
fabbisogno è importato, prevalente-

mente da tedeschi e francesi.


«La sugar tax è una misura contro-
producente sotto tutti i punti di vista –

sottolinea Gallerani –. Innanzitutto
l'esperienza degli altri Paesi europei

che hanno già introdotto tassazioni


sulle bevande zuccherine ci dice che i
rincari non hanno affatto ridotto i con-

sumi, hanno solamente danneggiato i


produttori di zucchero. In secondo luo-
go, questi interventi fiscali sono addi-

rittura controproducenti dal punto di


vista educativo, perché non favorisco-
no un’alimentazione sana e consape-

vole bensì il ricorso a edulcoranti chi-


mici di sintesi al posto di un prodotto
naturale, coltivato nel nostro territorio

con una filiera controllata. Il saccarosio,


consumato in giuste dosi, è la sostanza


zuccherina che l’organismo umano as-
simila meglio. Terzo, è totalmente irra-

zionale che il Governo con una mano


aiuti la filiera italiana dello zucchero e
con l'altro la penalizzi introducendo

un’imposta», fa notare il presidente. Il


riferimento è in particolare agli stru-
menti pubblici che dalla prossima cam-

pagna saccarifera  aiuteranno la


certificazione dei primi quantitativi di
zucchero italiano sostenibile a marchio

SQNPI (Sistema di qualità nazionale di


produzione integrata, con  milioni di
fondi Ue incanalati).

«Dopo anni di politiche europee che


hanno ridimensionato il settore italiano
minandone la sopravvivenza e data

l’importanza di questo settore sia per gli


imprenditori agricoli sia per le industrie
alimentari, che assorbono l’% dello

zucchero italiano, servono strumenti di


supporto non nuove imposte come la
sugar tax», rimarca Carlo Piccinini, pre-

sidente Confcooperative FedAgriPesca
Emilia-Romagna. I pochi che sono riu-

sciti a sopravvivere nella bieticoltura


stanno investendo per valorizzare l'ec-
cellenza, tra sostenibilità e bio. «Le pri-

me sperimentazioni sul biologico stan-


no andando molto bene: la cooperativa
Coprob passerà da . a mila ettari di

campi di barbabietole bio il prossimo


anno e il prezzo dello zucchero bio è il
doppio di quello tradizionale (per il 

è stato quotato  euro a tonnellata con-


tro i  dello zucchero normale).
Per i  zuccherifici che hanno chiu-

so, invece, le fortune sono alterne. C’è


chi, come l’ex zuccherificio Eridania
Sadam di Sissa Trecasali, nel Parmen-

se, ha tentato la riconversione alla chi-


mica, alleandosi con Bio-on per pro-
durre bioplastica, ed ora è paralizzato

dallo scandalo “plastic bubble” dell'ex


unicorno di Borsa. E chi, come l’ex Sfir
di Forlimpopoli, il più grande zucche-

rificio in Italia, trasformato poi in Bu-


tos Horeca per il confezionamento del-
lo zucchero in bustine, sta rinascendo

ora dal fallimento grazie a sei ex dipen-


denti che se lo sono aggiudicato all’asta
investendoci Naspi e liquidazioni (un

workers buyout supportato da Con-


fcooperative) e in questo primo anno di
piena attività, con  dipendenti ( so-

ci) e una nuova linea produttiva costata
mila euro per lavorare mila busti-

ne al minuto in tutti i formati, fatturerà


, milioni con l’obiettivo di superare i
 milioni nel .

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AGROALIMENTARE


Made in Italy. Nel  i produttori erano ancora , oggi ce n’è solo uno con due stabilimenti:


la concorrenza estera ha trasformato il mercato e ora il Paese dipende per l’% dall’estero


Dalla sugar tax l’ultimo attacco


agli ultimi zuccherifici italiani


L’ultima
produzione

italiana.


Coprob,
Cooperativa

produttori


bieticoli, presidio
dello zucchero

italiano con 5.


agricoltori
Gallerani:

vendiamo


sotto costo


dopo il tra-


collo dei


prezzi per


l’iper-pro-


duzione di


Germania e


Francia

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