Il Sole 24 Ore Giovedì 14 Novembre 2019 15
Economia & Imprese
Asse Cdp-Ubi Banca a favore del Sud:
pronti 500 milioni per sostenere le pmi
Celestina Dominelli
Da un lato, c’è la volontà di Cassa de-
positi e prestiti di rafforzare il suppor-
to alle imprese del Mezzogiorno, in li-
nea con la direzione indicata dal piano
industriale - che annovera,
tra i suoi pilatri, il sostegno alle Pmi e
la maggiore vicinanza ai territori. Dal-
l’altro, c’è la scelta di Ubi Banca, uno
dei principali gruppi bancari della pe-
nisola, di compiere un ulteriore passo
avanti rispetto a una presenza già si-
gnificativa nelle Regioni del Sud.
Da qui la decisione della Cassa e
dell’istituto guidato da Victor Mas-
siah di fare fronte comune con la fir-
ma ieri a Napoli di un protocollo d’in-
tesa che sancisce l’avvio di una colla-
borazione per sviluppare congiunta-
mente strumenti di liquidità,
garanzia e finanza alternativa a soste-
gno delle aziende del Meridione.
L’obiettivo è chiaro: migliorare l’ac-
cesso al credito non solo mettendo a
disposizione delle nuove risorse, ma
anche ampliando la gamma delle so-
luzioni percorribili in modo da soste-
nere i piani di sviluppo delle imprese
dentro e fuori i confini nazionali.
L’asse annunciato ieri porta con sé
una prima declinazione operativa vi-
sto che Cdp ha già concesso a
Ubi Banca un finanziamento da
milioni di euro, tramite la sottoscri-
zione di un prestito obbligazionario
senior unsecured da utilizzare, per
garantire nuove risorse alle pmi ope-
ranti nel Mezzogiorno. Questi finan-
ziamenti non dovranno superare i
milioni di euro e avranno scadenza
non inferiore a mesi così da sup-
portare la realizzazione di investi-
menti di medio-lungo termine. L’ac-
cordo tra i due gruppi non servirà però
solo ad assicurare nuova liquidità per
il Sud, ma riguarderà anche altri am-
biti operativi, come l’attivazione di
strumenti di garanzia (coinvolgendo,
per esempio, i Confidi o attingendo al-
le sezioni speciali del Fondo di garan-
zia per le pmi costituite dalla Cassa).
Senza tralasciare un altro fronte di
collaborazione: lo sviluppo di stru-
menti di finanza alternativa, dai
basket bond (già sperimentati con
successo nel Mezzogiorno sia da Cdp
che dall’istituto bancario) a operazio-
ni dirette in co-finanziamento a sup-
porto di progetti di crescita e innova-
zione di imprese italiane.
«È nostro dovere istituzionale fare
tutto ciò che è possibile per sostenere
lo sviluppo anche del Mezzogiorno
perché oggettivamente, se il Sud cre-
sce, prospera tutta l’Italia», ha spiega-
to ieri il responsabile Cdp Imprese,
Nunzio Tartaglia che ha poi ricordato
come, con questa nuova operazione,
salgono a , miliardi le risorse attiva-
te per il Mezzogiorno dalla spa di Via
Goito negli ultimi tre mesi conside-
rando anche i milioni di basket
bond per Puglia e Campania e i
milioni dal Fondo rotativo per l’inno-
vazione e lo sviluppo sempre in Cam-
pania. «La situazione del Sud - ha pro-
seguito Tartaglia resta difficile perché
non si è ancora riusciti a recuperare i
livelli produttivi pre-crisi, ma come
Cdp abbiamo sentito il dovere di cam-
biare passo e con il nostro piano indu-
striale abbiamo deciso di investire di
più sulle imprese e sul Mezzogiorno».
Sulla stessa falsariga anche Frederik
Geertman, chief commercial officer e
vice direttore generale di Ubi Banca:
«Oggi (ieri per chi legge, ndr) diamo
un messaggio di ambizione e di fidu-
cia verso l’economia delle otto regioni
del Mezzogiorno. Certo, per recupe-
rare il gap del Nord, ci vorrà del tempo
ma noi vogliamo essere al fianco delle
imprese del Sud per accompagnare i
loro piani di sviluppo». I fondi non
avranno vincoli di destinazione e le
erogazioni cominceranno nei prossi-
mi mesi. «Con questa operazione - ha
chiosato Geertman - non si sta facen-
do assistenza, ma mercato buono».
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FINANZIAMENTI
L’obiettivo: migliorare
l’accesso al credito e
supportare i piani di sviluppo
IL PROTOCOLLO
Il primo tassello
Con il protocollo di ieri Cdp ha
concesso a Ubi un primo
finanziamento da 500 milioni a
condizioni molto vantaggiose che
sarà interamente impiegato in nuovi
strumenti a supporto delle pmi
operanti nelle otto regioni del
Mezzogiorno
Più fronti di collaborazione
La concessione di liquidità è solo
uno degli ambiti operativi dell’intesa
che prevede altresì l’attivazione di
strumenti di garanzia anche con il
coinvolgimento dei Confidi o
mediante l’uso di “sezioni speciali”
del fondo di garanzia per le pmi
Un’italiana al vertice
dei lanciatori spaziali
di ArianeGroup
Aerospazio. ArianeGroup ha aperto a Brema, in Germania, il sesto centro
EPA
Gianni Dragoni
C’è un’italiana ai vertici di una delle
grandi aziende dello spazio europee.
Morena Bernardini è il nuovo diret-
tore della strategia di ArianeGroup,
la società di lanciatori spaziali nata
dall’unione delle attività nel settore
di Airbus e Safran, soci con il % cia-
scuno. La sede è a Parigi, ha . di-
pendenti, un giro d’affari di , mi-
liardi di euro nel .
Nata a Roma, anni, Bernardi-
ni si è laureata alla Sapienza in in-
gegneria aerospaziale, ha un ma-
ster in management di alleanze in-
dustriali all’Insead. In Ariane-
Group fa parte dell’executive
committee, unica donna. In que-
st’intervista parla del nuovo gran-
de lanciatore Ariane , dell’indu-
stria europea, dei rapporti con l’Ita-
lia e con Avio, che produce il Vega.
«ArianeGroup è un’azienda
franco-tedesca. Abbiamo collabo-
razioni molto importanti con l’in-
dustria italiana. Avio è il partner
fondamentale di ArianeGroup e
partecipa con il % alla concezione
e alla produzione di Ariane . Il P
realizzato da Avio è il motore del
Vega C e il booster laterale di Ariane
. Sull’Ariane ci saranno due bo-
oster e quindi due P, sull’Ariane
ce ne saranno quattro», spiega.
Ariane è il programma di lancio
finanziato da paesi europei, coin-
volge aziende. «Ariane è il pro-
dotto che insieme al Vega in Europa
garantisce tutte le esigenze di flessi-
bilità e modularità per il cliente. Il
primo lancio è previsto nel secondo
semestre del . Ci sarà una ca-
denza tra e lanci l’anno dal ,
dipenderà dal mercato».
A che punto è la realizzazione del
nuovo lanciatore? «In meno di anni
dal via siamo arrivati ad ottenere
l’approvazione della Critical design
review, sotto l’egida dell’Esa. Abbia-
mo il via libera per cominciare le fasi
di produzione e preparazione per il
volo», risponde Bernardini. «Siamo
già in fase di produzione dei primi
lanciatori Ariane . Ci sono stati i test
per i tre motori. Ariane ha un costo
di produzione del % inferiore al
predecessore». ArianeGroup ha ot-
tenuto questi risultati con una razio-
nalizzazione di competenze e con in-
novativi metodi di design e produ-
zione, tra cui la stampa in D. Sono
stati creati poli di competenza in Eu-
ropa, tra cui Avio per la propulsione
solida in Italia.
Già venduti i primi lanci com-
merciali da Arianespace, la controlla-
ta di ArianeGroup (con il %) che ha
il mandato di commercializzare Aria-
ne , Ariane e Vega. Dal lato italiano
ci sono timori che Arianespace possa
privilegiare gli interessi della fami-
glia francese Ariane rispetto al Vega.
Bernardini lo esclude. «Ariane e
Vega sono complementari, non con-
correnti. Il Vega porta carichi più pic-
coli e in un’orbita più bassa. Inoltre
Avio avrà un notevole beneficio dalla
crescita di Ariane . Su ogni Vega C ci
sarà un motore P prodotto da
Avio, mentre su ogni Ariane ci sa-
ranno da due a quattro P. Dal
Avio produrrà una media di -
booster l’anno, ma solo - saran-
no per i lanci del Vega, gli altri saran-
no per Ariane . Sono un po’ sorpresa
che l’Italia non sia altamente fiera del
ruolo fondamentale che gioca in
Ariane . L’Italia non ha solo il Vega».
Secondo autorevoli fonti d’oltral-
pe in Francia c’è la prassi di incorag-
giare che i satelliti istituzionali co-
struiti dall’industria francese, cioè
da Airbus e Thales, siano messi in or-
bita da lanciatori europei. Data la ta-
glia di questi satelliti, circa tonnel-
late, questo è lavoro garantito per il
Vega. Ma, si fa notare in Francia, non
c’è una regola reciproca in Italia. Il
satellite Ital-GovSatCom dovrebbe
essere lanciato dal Vega, secondo
quanto riportato dalla stampa.
Avendo un’orbita geostazionaria il
lancio dovrebbe essere di competen-
za della famiglia Ariane. Abbiamo
chiesto un commento a Bernardini,
la reazione è di stupore. «Se lo Stato
italiano cliente vuole lanciare con
Vega sarà così e noi rispetteremo la
scelta», risponde. «Con Avio come in
tutte le coppie di lungo termine
qualche volta non ci si trova d’accor-
do. Ma è un partner fondamentale e
andremo avanti insieme».
Tra i partner «l’altro fornitore ita-
liano di primo livello è Utc-Collins
Aerospace». Tra gli altri fornitori an-
che Vitrociset e D-Orbit.
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Leonardo, il risk management
cambia la mentalità della filiera
DONNE AL COMANDO
Morena Bernardini
è il nuovo direttore
della strategia
Avio partner fondamentale,
partecipa con il %
a progetti e produzione
Laura Cavestri
MILANO
La cassetta degli attrezzi per la ge-
stione dei rischi – prevedibili e non –
si chiama Terra (Tool for evaluating
risks and response actions).
È questo il nome dello strumento
informatico, web-based, che Leo-
nardo company ha attivato per iden-
tificare, valutare, rispondere e moni-
torare i rischi connessi all’attività
d’impresa. Un sistema complesso,
oggi gestito da circa professioni-
sti, ma che coinvolge ogni livello e
ogni processo interno. In un cambio
di mentalità che ha riguardato tutto
il sistema nervoso dell’azienda,
comprese le controllate estere.
«Il grande vantaggio di poter di-
sporre di un tool proprietario per la
gestione dei rischi di impresa e pro-
getto sviluppato internamente – ha
spiegato il chief risk officer di Leo-
nardo, Salvatore Lampone –, è di
poterlo adeguare al processo ap-
portando, con relativa facilità e
tempi ridotti, tutti i miglioramenti
e le modifiche che si rendono neces-
sari in coerenza con il normale pro-
gredire dell'attività aziendale. In
proposito basti pensare che nel pri-
mo anno di esercizio il numero di
utenti del tool era di , mentre
dopo tre anni è aumentato alla mi-
sura di circa il che ha compor-
tato l’inserimento di mila schede
rischio e di progetti».
«Il ruolo del risk management in
azienda – ha aggiunto Lampone –
è favorire la diffusione della cultura
del rischio, in modo che le decisioni
a tutti i livelli e in tutti gli ambiti sia-
no assunte nella consapevolezza
dei rischi, del loro valore e delle ri-
sorse necessarie per ridurli. Così ad
esempio nei processi di investi-
mento, di offerta, di affidamento di
incarico a terze parti sono effettuate
analisi di rischio sistematiche con
modalità e metodi coerenti con gli
standard internazionali. Tutto ciò
ha la finalità principale di conse-
gnare prodotti e servizi nel rispetto
dei tempi e dei requisiti pattuiti per
la soddisfazione del cliente e la so-
stenibilità del valore».
Non solo. L’istituzione della figu-
ra del risk manager ha coinciso con
l’operazione di ristrutturazione che
ha portato all’incorporazione delle
società che in precedenza operavano
distintamente a livello internaziona-
le nei settori di business dell’aero-
spazio e della difesa. Anche perchè ci
sono rischi che non sono prevedibili,
come quello geopolitico o gli attacchi
di cybercrime.
«Certi rischi – ha detto ancora il
chief risk officer – si possono accet-
tare, trasferire, ridurre. Difficilmente
evitare. Possiamo contenerne l'im-
patto. Nel processo è essenziale – ha
concluso Lampone – far dialogare
sia le componenti interne ma, ove
possibile, anche gli stakeholder
esterni come ad esempio clienti e
fornitori. Ma anche diffondere la
“cultura” del rischio e un approccio
omogeneo alla sua gestione richiede,
nella nostra realtà di gruppo inter-
nazionale, un impegno continuo e
una reciproca comprensione rispet-
to alla realtà delle legal entity estere.
In ogni caso del rischio si fanno na-
turalmente carico tutte le strutture e
le componenti d’impresa».
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AEROSPAZIO
«Terra» è l’infrastruttura
informatica che gestisce
valutazioni e monitoraggi
MORENA
BERNARDINI
Direttore
Strategia
ArianeGroup
La lotta al cambiamento climatico vede SEAT in prima
linea. Nella sua fabbrica di Martorell, nei sobborghi di
Barcellona, la casa automobilistica spagnola ha ridotto
dal 2010 il proprio impatto ambientale di oltre un terzo
con soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Nell’ambito
del progetto Ecomotive Factory - che ha l’obiettivo
di ridurre del 40% l’inquinamento atmosferico - vi è
l’installazione di un sistema di pavimentazione fotoca-
talitica, creato con lastre di cemento e biossido di tita-
nio; si tratta di un materiale che quando entra in contat-
to con inquinanti, luce e ossigeno scatena una reazione
chimica che decompone gli ossidi di azoto in nitrati, i
quali si dissolvono facilmente con acqua. Una pavimen-
tazione innovativa che svolge una funzione decontami-
nante, si pulisce da sé e ha anche un effetto battericida.
La superfi cie installata fi nora è di ben 4.000 mq, che
diventeranno a regime 30.000.
Ridurre l’impatto sull’ambiente richiede anche soluzioni
creative. Una di queste, nella fabbrica di Martorell , ha
permesso di risparmiare 11,7 GWh di consumo di gas
naturale - equivalente a quello annuale di 2.400 fami-
glie - evitando di immettere nell’atmosfera ben 2.
tonnellate di anidride carbonica, il gas che più con-
tribuisce al riscaldamento globale. In che modo? Uti-
lizzando l’energia emessa dai forni di asciugatura: l’aria
calda convogliata nelle ciminiere riscalda un circuito ad
acqua che viene successivamente utilizzata nel proces-
so di verniciatura. E una soluzione contro gli sprechi è
stata attuata anche in questa fase di produzione: al ter-
SEAT Ecomotive Factory
la fabbrica sostenibile è realtà
mine del ciclo di verniciatura la pittura
eccedente è sottoposta a uno speciale
trattamento grazie al quale la parte di
vernice viene separata dall’acqua che
così ripulita può essere reimmessa
nel ciclo produttivo. Fiore all’occhiello
di Martorell è – ancora - SEAT al Sol, il
più grande impianto solare dell’industria
automobilistica in Europa realizzata con
53.000 pannelli fotovoltaici installati sui
tetti delle offi cine e dei parcheggi coper-
ti della fabbrica. È grazie a questo modo
responsabile di concepire la produzio-
ne e a queste iniziative “sul campo” che
SEAT è riuscita a ridurre il suo impat-
to ambientale del 34% e punta a rag-
giungere il 50% entro il 2025.