la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1
di Goffredo De Marchis

Roma — Sulla Rai a trazione leghi-
sta e 5 stelle si scatena l’ira del Par-
tito democratico. «Siamo il secon-
do partito di maggioranza e nel ser-
vizio pubblico veniamo puntual-
mente oscurati», è la voce che fil-
tra dal Nazareno. Si chiede un rie-
quilibrio dei poteri nella tv di Stato
che da sempre è lo specchio del go-
verno ma stavolta meno, nonostan-
te il ribaltone di settembre. C’è un
pressing su Fabrizio Salini, espres-
sione dei grillini, per avere più vo-
ce, più spazio, il riconoscimento
dovuto. Ma l’amministratore dele-
gato nicchia, prende tempo. Anzi.
Ha fatto sapere: nei telegiornali
non cambio niente. E si è scatenata
la bufera.
Proprio l’informazione è la nota do-
lente. Il Pd di Nicola Zingaretti
prende la mira sul Tg1, oggi guida-
to da Giuseppe Carboni in quota
M5S. Senza cercare all’esterno sa-
rebbe apprezzato uno spostamen-
to di Antonio Di Bella da Rai-
news24. Per bilanciare i pesi den-

tro la coalizione di governo. Il mini-
mo, spiegano. Lo scontro dunque è
tra Pd e 5 stelle, nel cuore della coa-
lizione. La Lega, che pure è piena
di suoi dirigenti ai vertici, rimane
sullo sfondo.
L’attacco al Tg1 arriva in queste ore
con una motivazione forte, non so-
lo quella di cambiargli colore politi-
co. L’altro ieri l’edizione delle otto
di sera, principale fonte di informa-
zione degli italiani in tv, è scesa al
19,9 per cento di share. Sotto la so-
glia psicologica del 20 per cento
pur in condizioni ottimali. Col soli-

to traino dell’Eredità e senza even-
ti particolari su altre reti. Insom-
ma, se non ora quando di fronte al
crollo degli ascolti? Ma Salini è lì, al
settimo piano di Viale Mazzini, che
temporeggia. Il prossimo Cda è fis-
sato il 5 novembre e non ci sono no-
mine all’ordine del giorno. Quello
successivo è l’11. In quell’occasione
l’ad ha promesso di fare dei nuovi
nomi visto che bisogna sostituire il
pensionato Freccero a Raidue. Ma
il Tg1 non si tocca, insiste il diretto-
re generale. Carboni si è blindato
con la copertura di Giuseppe Con-

te, Di Maio lo difende. Il Pd però sta-
volta non molla. Il Tg2 è sovranista,
la Televisegrad guidata da Genna-
ro Sangiuliano. Il Tg3 ha un peso
specifico minore. I Gr, dicono al Na-
zareno, hanno virato da tempo su
Salvini. Raisport è in mano ad Auro
Bulbarelli quota Lega (potrebbe es-
sere sostituito da Andrea Vianello).
L’altro tema è quello delle reti. Ra-
iuno è in mano alla Lega con Tere-
sa De Santis, a Raidue in corsa ci so-
no i leghisti Antonio Marano e Lu-
dovico Di Meo. Resiste solo Stefano
Coletta a Raitre. E proprio Coletta
potrebbe essere il nome che Salini
può offrire in pasto al Pd promuo-
vendolo alla guida della rete ammi-
raglia. Basta? A giudicare dalle rea-
zioni dentro il Pd, no. Anche per-
ché il nuovo vertice dem si trova a
fare i conti con una parte dell’azien-
da dominata dagli scissionisti con-
fluiti in Italia Viva. «Al Tg1 — dicono
le fonti dem — nemmeno tra i vice-
direttori ce n’è uno nostro. Sono
tutti renziani».
Ma il punto è il rapporto tra dem e
grillini. Il tappo è saltato dopo il col-
loquio di mercoledì sera tra il mini-
stro dello Sviluppo Stefano Patua-
nelli (M5S) e il sottosegretario Gian
Paolo Manzella, il fedelissimo di
Zingaretti che deve avere, secondo
i patti, la delega alle telecomunica-
zioni. «Occupati di made in Italy, io
tengo la tv», ha detto il ministro. È
stata come una dichiarazione di
guerra.

Le tensioni nel Movimento


Di Maio, ultimatum ai ribelli


“Se cade il governo meno eletti”


di Emanuele Lauria

«Il governo deve andare avanti non
solo per la salute del Paese ma an-
che per il bene del movimento». Lui-
gi Di Maio, nella serata di Palazzo
Madama, indica a voce alta la rotta.
E lancia un messaggio chiaro ai ribel-
li: se l’esecutivo cadesse a breve, e si
andasse a un nuovo voto, gli eletti
5S sarebbero molti di meno. Ma so-
no sempre di più quelli che, proprio
per il “bene del movimento” che il
capo politico evoca, gli chiedono di
fare un passo indietro. Se non di di-
mettersi dalla guida di M5S, di farsi
affiancare, supportare, aiutare. Un
suggerimento che, più o meno espli-
citamente, arriva da buona parte
dei senatori riuniti ieri in assem-
blea.
Il clima della riunione, riferisco-
no fonti di 5Stelle, è «sereno». I tanti
malumori di questi giorni non si tra-
sformano in un processo, nessuno si
alza in piedi per chiedere la testa di
Di Maio. Ma c’è una grossa quota de-
gli eletti che lo invita a riflettere. Per-
sino una senatrice moderata come

Laura Bottici, definisce «necessaria
una riorganizzazione»: «Il problema
non è certo Luigi - chiarisce - e lui an-
zi è incredibile, è una spugna che as-
sorbe successi e delusioni. Ma il mo-
vimento non è più quello degli albo-
ri, bisogna diluire compiti e respon-
sabilità. La figura del capo politico
non basta più». In molti, segnala Bot-
tici, hanno espresso più o meno que-
sto concetto, nell’assemblea a Palaz-
zo Madama. La soluzione trovata,
per ora, si chiama «facilitatori», uffi-
ciali di collegamento con il territo-
rio che saranno nominati a breve.
Ma si va verso gli stati generali ad
aprile. E intanto emerge con forza la
linea di evitare altre “avventure elet-

torali” come quella umbra. Sarà diffi-
cilmente riproposta a breve l’allean-
za con il Pd nelle regioni: non in Ca-
labria, dove a sorpresa M5S potreb-
be addirittura non correre.
I più duri alla riunione non c’era-
no, come Elena Fattori, o preferisco-
no non commentare, come il sicilia-
no Mario Giarrusso. Ma che il clima
sia in ebollizione è testimoniato dal-
la possibile uscita di un altro senato-
re dal gruppo: «Sto valutando se far-
lo», ammette il docente universita-
rio napoletano Ugo Grassi. Ed è testi-
moniato da iniziative esterne a Pa-
lazzo Madama: Giorgio Trizzino, de-
putato palermitano, è uno di quelli
convinti che Di Maio non possa più
sommare cariche politiche e di go-
verno. E in una lettera rompe un ta-
bù per 5 Stelle: chiede un congresso,
invoca una «visione collegiale».
«L’attuale disegno statutario tende
a disegnare un sistema di accentra-
mento di compiti nella figura di chi
guida il movimento. Probabilmente


  • scrive Trizzino - non si poteva far di-
    versamente quando il movimento
    muoveva i primi passi. Ma oggi lo
    scenario è mutato». Trizzino, nella
    lettera, auspica una «rifondazione»
    di M5S, e ne ha parlato a cena con
    l’ex ministra Barbara Lezzi. Nel me-
    nu due pizze e la ricerca di una nuo-
    va identità per il movimento. Convi-
    tato di pietra, manco a dirlo, Luigi
    Di Maio.


ANSA

Giuseppe
Carboni
È direttore del
Tg1 in quota
M5S. Può
pagare il calo
dello share

Antonio
Di Bella
Il direttore di
Rainews
potrebbe
andare al Tg1 in
quota Pd

kNicola Zingaretti, segretario del Pd


LAPRESSE

I personaggi


Stefano
Coletta
Oggi dirige
Raitre con
risultati buoni.
In pista per
Raiuno

I senatori chiedono una


gestione più condivisa


E ad aprile si va verso


un quasi-congresso


Il Nazareno attacca:


azienda in mano a Lega


e M5S. E Patuanelli non


vuole cedere la delega


sulle telecomunicazioni


La tv pubblica

In Rai si apre lo scontro Pd-5Stelle


I dem: “Tg1 a picco. E noi oscurati”


kMinistro degli Esteri
Luigi Di Maio

pagina. (^14) Politica Venerdì, 1 novembre 2019

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