Il Sole 24 Ore - 01.11.2019

(vip2019) #1

2 Venerdì 1 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore


Primo Piano L’industria dell’auto


Le tappe


di Fca:


così


è cambiato


il gruppo


Il secondo capitolo della


campagna americana è ancora
più importante: nel giugno del

2009 Fiat prende il controllo di


Chrysler, la più piccola delle
«big three» finita in

amministrazione


controllata, senza alcun
esborso. Il presidente

statunitense Obama: «Grazie


Marchionne, Chrysler salvata
con decisioni coraggiose».

L’ACQUISIZIONE


La campagna in Usa:


conquistata Chrysler


Il primo «capolavoro»


di Marchionne è datato 2005.
In base a intese precedenti

con General Motors, esiste


un'opzione put a favore di Fiat.
Ma Gm non vuole comprare:

a questo punto il manager


negozia una «liberatoria»
che costa a Gm

due miliardi di euro.


È il primo «tesoretto»
con il quale avviare rilancio.

LA PRIMA FASE IN USA


Marchionne scioglie


il nodo Gm


Nell'ottobre del 2015 Ferrari, il


marchio di auto di lusso più
famoso al mondo, viene

quotato a Wall Street.


È un'Ipo che vale un miliardo
di dollari. Sul mercato il 10%

del Cavallino, che quindi ha


una valutazione complessiva
di 10 miliardi.

Il titolo reagisce con un balzo


all'apertura delle
contrattazioni.

IL CAVALLINO


La quotazione


di Ferrari


Paolo Bricco


I


l mito dello Stato, il vuoto della politi-
ca e gli interessi degli azionisti. L’ope-

razione Fca-Peugeot sta rendendo


nitidi tre fenomeni logicamente e
materialmente connessi. Prima di tutto

ha risvegliato i demoni di un Paese che,


nonostante tutto, idolatra la mano pub-
blica e che desidererebbe, con un mec-

canismo automatico, il suo ingresso nei


diritti di proprietà di qualunque settore.
Quindi ha evidenziato come in realtà

queste pulsioni profondamente statali-


ste insistano su un terreno in cui tutto
ciò che è un rapporto equilibrato e mi-

surato fra l'economia e la politica appa-


re gracile e astratto, del tutto teorico e
privo di contenuti in grado di costruire

interlocuzioni simmetriche fra policy-


makers e imprenditori storicamente
egemoni. Infine ha mostrato come si

possa fare una ottima operazione di


mercato perseguendo legittimamente
i propri interessi di azionisti di control-

lo quale ultimo passaggio di una catena


di eventi segnata dalla subalternità del-
la élite di governo. Andiamo con ordine.

In Peugeot lo Stato francese ha una par-


tecipazione consistente. Questo ha su-
bito portato “ragioni” a chi chiede l'in-

gresso dello Stato italiano in virtù di


non si capisce bene quale trasforma-
zione in “azioni” dei sussidi pubblici ot-

tenuti dalla vecchia Fiat per più di un


secolo: la cosa fa ridere, ma ormai sia-
mo alla trasformazione dei discorsi da

bar in pensiero politico. Secondo pun-


to: il vuoto della politica. Chiedere che
lo Stato stia lontano dalla proprietà e

dalla gestione delle imprese private


non significa chiedere che non se ne oc-
cupi per nulla. Anche perché un conto

sono le disquisizioni teoriche. Un altro


conto sono i tavoli attorno a cui si deci-
dono le conformazioni delle comunità

nazionali e internazionali, il reale in-


trecciarsi degli interessi pubblici con gli
interessi privati, quel luogo insieme

opaco e visibilissimo in cui il potere


economico e il potere politico si tra-
sfondono nella realtà delle cose. In que-

sto caso, di fronte alla presenza


nell'azionariato dello Stato francese, il
governo italiano non può scolastica-

mente osservare senza intromettersi.


Anche perché l'influenza dello spirito
della nazione, in Francia, prevale sem-

pre sulle ragioni del mercato: figuria-
moci quando lo Stato è azionista. Dun-

que, non è possibile che la sorte di quel


che resta del primo produttore nazio-
nale italiano venga trattata con i guanti

bianchi dalla maggioranza attuale,


mentre dall'altra parte – sempre – in-
dossano i guantoni da boxe. Terzo pun-

to: gli Agnelli-Elkann stanno facendo


una operazione che tutela e valorizza
bene i loro interessi. Per tre anni, come

gli altri azionisti, non venderanno. Il


che contraddice – almeno per adesso -
la vulgata che li ha sempre voluti in fuga

rapida e accelerata dall'auto. Il proble-


ma, al di là delle loro scelte fra tre anni,
è: quale auto? Negli ultimi dieci anni

hanno costruito una architettura socie-


taria e fiscale basata sull'uscita dall'Ita-
lia e non hanno mai realizzato piani di

investimento strutturati, sistemici e di


grande portata nell'industria, nella ri-
cerca e nell'innovazione del loro Paese

di origine (che sarebbe il nostro). Han-


no trasformato una decadente compa-
gnia italiana in un big player globale.

Hanno fatto, con profitto e vantaggio,


i loro interessi di azionisti. Ma azionisti
apolidi. Lo hanno fatto perché tutta la

politica italiana – a partire dal governo


Monti e in particolare con il governo
Renzi – glielo ha permesso. L'operazio-

ne con Peugeot è soltanto l'ultimo anel-


lo di una catena. Il mito dello Stato, il
vuoto della politica e gli interessi degli

azionisti (apolidi): tutto si tiene.
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L’ANALISI


Il vuoto


della politica


e l’interesse


degli azionisti


La partita di Parigi:


brucia 2 miliardi


sul listino, ne vince


7,5 con le sinergie


Pesi e contrappesi. Se dei vantaggi beneficiano entrambi,


Psa strappa sulla governance: prende  consiglieri più il ceo,


mentre Fca avrà il presidente, un consigliere e  indipendenti


Antonella Olivieri


Il titolo Peugeot crolla di quasi il % al-


l’annuncio della fusione con Fca, ma a


Parigi sono soddisfatti. Perchè l’anda-


mento di Borsa - con Fca che in paralle-


lo ha invece guadagnato quasi il % -


conferma la correttezza dei calcoli fatti.


Ma come? I francesi approvano una fu-


sione alla pari che prevede di pagare un


premio alla società di minor capitaliz-


zazione? Le nebbie si diradano se si


guarda all’operazione dall’ottica di Pa-


rigi, che ribalta l’espressione del gioco


che non vale la candela. In questo caso


il gioco è una posta da poco più di due


miliardi da pagare nell’immediato col


riallineamento dei valori di mercato. La


candela sono i , miliardi di sinergie


per ciascuna delle due parti che si conta


di realizzare nell’arco di quattro-cinque


anni. Col beneficio supplementare di


un apprezzamento progressivo della


capitalizzazione di Borsa se i risultati


daranno ragione alla scommessa.


Ma andiamo con ordine, ripercor-


rendo la logica che ha portato Parigi a


battere questa strada. La media delle


capitalizzazioni di Borsa dell’ultimo


mese è di , miliardi per Peugeot e di


, miliardi per Fca. Se si allarga la re-


trospettiva a tre mesi, i valori si riavvi-


cinano: , miliardi la casa francese,


, l’italo-americana. Considerando


l’intervallo più sfavorevole per la parte


francese, la capitalizzazione aggregata


arriva a , miliardi, diviso per  - dato


che la fusione è %-% - fa , mi-


liardi. Psa, in altre parole, “sacrifica” su


questo lato poco più di un miliardo. Poi


c’è da considerare che è previsto che


Psa stacchi la partecipazione nella


componentistica di Faurecia, abbas-


sando il valore di qualcosa vicino ai 


miliardi. E che nel contempo Fca paghi


un dividendo straordinario, distri-


buendo , miliardi. La differenza fa


, miliardi, sempre da dividere in due,


cioè , miliardi che si sommano al
miliardo di cui sopra per un premio

complessivo riconosciuto a Fiat-Chry-


sler dalla parte francese di , miliardi,
pari all’% della capitalizzazione me-

dia di Peugeot nell’ultimo mese, che è


sostanzialmente in linea con la perdita
in Borsa di ieri (-,% a , euro),

che ne ha ridimensionato la capitaliz-


zazione a , miliardi, col sorpasso di
Fca salita a , miliardi.

Questo in cambio del % delle si-


nergie sprigionabili dall’aggregazio-
ne, stimate complessivamente in al-

meno  miliardi in quattro-cinque


anni, vale a dire almeno , miliardi
per la metà transalpina. Nel conto è da

mettere anche la rivalutazione borsti-


ca del nuovo gruppo - ovviamente se
l’operazione rispetterà le promesse -

che partirebbe con un utile combinato


dell’ordine di  miliardi e un p/e (rap-
porto prezzo/utili) intorno a , per

una quotazione di Borsa iniziale in-


torno ai  miliardi. I principali con-
correnti però viaggiano a p/e più ele-

vati, intorno a -,. Un adeguamento


comporterebbe un apprezzamento
della market cap di - miliardi.

Visto dall’alto il vero affare l’ha fatto


Fca che oltre a condividere i vantaggi
dell’operazione, ha pure incassato un

premio. Del resto, in questo caso, pare


che sia stata Peugeot a farsi avanti già a
luglio, all’indomani della rottura del fi-

danzamento con Renault. Ma almeno


sulla governance, i francesi hanno avu-
to un tornaconto? Per un certo verso sì,

nel senso che nel board dell’entità com-


binata sono previsti cinque posti per
ciascuna delle due parti, ma a far da ago

della bilancia per almeno i prossimi


cinque anni sarà l’undicesimo consi-
gliere, l’amministratore delegato di

Psa, Carlos Tavares, che si è conquistato


i galloni sul campo riportando il gruppo


in utile e integrando Opel. Exor espri-


merà il presidente John Elkann e un al-


tro consigliere oltre a tre amministrato-
ri indipendenti. Dall’altro lato la fami-

glia Peugeot avrà due posti, l’azionista
pubblico francese indicherà due indi-

pendenti, i cinesi di Dongfeng Motor


(che ha costituito una joint venture in
Cina con Psa) un indipendente. Primo

azionista resterà Exor con il ,% del


capitale, mentre i tre azionisti paritetici
di Psa - che oggi hanno il ,% del ca-

pitale ciascuno - dimezzeranno le ri-


spettive quote al ,%. Con la variabile -
nell’ambito di un accordo di lock-up,

che vincola i principali azionisti, ma


non i cinesi, a non vendere per tre anni



  • della possibilità per la famiglia Peuge-


ot di aumentare la propria partecipa-


zione all’,%, acquistando il ,% ag-
giuntivo unicamente dagli altri soci del-

la compagine transalpina, cioè da Bpi-


france Participations e/o da Dongfeng.
Per sette anni inoltre tutti e quattro i

principali azionisti si impegnano a un


periodo di standstill, che significa non
promuovere operazioni straordinarie

sul capitale del nuovo gruppo.


Lo Stato-azionista, che nel caso di
Renault aveva frenato sulla fusione con

Fca nel timore che potesse complicare


i rapporti con Nissan, questa volta pare
giocare in appoggio. Il ministro del-

l’Economia francese, Bruno Le Maire,


ha infatti salutato il progetto come «una
buona notizia per l’industria francese e

per l’industria europea», ricordando


però che le condizioni sono sempre le
stesse: «I punti più importanti per noi

sono la tutela di tutti i siti industriali e la


tutela del lavoro». Il comunicato con-
giunto Psa-Fca parla di sinergie annuali

a breve termine per circa , miliardi,


«senza chiusure di stabilimenti». Si
spera che l’impegno valga anche per

l’Italia e nel medio-lungo periodo.
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LE VETTURE


Nuovi modelli in rampa: Alfa prepara il minisuv elettrico


Il matrimonio permette


di sviluppare molte


novità anche nel green


Mario Cianflone


Con l’integrazione tra Psa e Fca si


aprono nuove prospettive per i marchi


del gruppo italo americano. Grazie al-


l’iniezione di piattaforme, motorizza-


zioni e tecnologie, i brand di Fiat Chry-


sler potrebbero crescere rapidamente


sul fronte delle gamme dando così se-


guito al piano industriale . Nel


 erano stati annunciati investi-


menti pari a circa  miliardi di euro,


 dei quali dedicati all’elettrificazione,


per un totale di  nuovi modelli desti-


nati ad essere lanciati entro  anni.


Con il nuovo accordo arrivano nuove


possibilità. Infatti le piattaforma Psa,


grazie anche all’approccio multy ener-


gy, permettono di rimettere in piedi
brand locali come Lancia che con la

sola Ypsilon ad oggi è in grado di ven-


dere quasi mila nuove vetture im-
matricolate in Europa nei primi  mesi

dell’anno contro poco più di mila


Alfa Romeo. Un dato che non può es-
sere ignorato anche se se Mike Man-

ley, il numero uno, ha sostenuto ieri in


occasione della presentazione risulta-
ti del terzo trimestre che le vetture

compatte sono un bagno di sangue.


Passando ad Alfa Romeo l’accordo
con Psa potrebbe far cambiare il pro-

getto Tonale, realizzandolo sulla piat-


taforma Emp, mentre la l’architettura
Giorgio a trazione integrale potrebbe

essere utilizzata per il premium di alta


gamma dei marchi francesi. Il Biscione
allargherà come dichiarato nella con-

ferenza di bilancio la propria gamma


suv con in modello entry level anche


(anche elettrico e noto finora come


Brennero) nel , ma abbonderà la
Giulietta (le berline  porte hanno or-

mai poco senso). Insomma a parte un


restyling per Giulia, Alfa Romeo avrà
una gamma di soli suv.

Passando a Fiat nel  arriverà


la  elettrica, ma è prevista una
nuova «segmento B»: probabilmente

la Punto avrà un’erede e sarà su piat-


taforma Cmp. potrebbere prendere le
forme del concept Centoventi svelato

a Ginevra che per stessa ammissione


del ceo Manley appartiene proprio al
segmento B.

In casa Jeep il piano preannunciava


una versione ibrida plug-in per ogni
modello e ora potrebbe diventare real-

tà. Oltre alle già confermate Compass


e Renegade Phev, l’iniezione di tecno-
logie Psa potrebbe portare alla nascita

delle annunciate Cherokee ibrida e


Grand Commander elettrica per la Ci-


na, mercato dove oggi il gruppo france-


se ha un maggior peso rispetto a Fca. La
lista di novità dovrebbe comprendere

anche Wagoneer e la Grand Wagoneer,


mentre la “baby” Renegade potrebbe
nascere sulla piattaforma Cmp. Sul

fronte dei pick-up oggi Fca è scoperta


sui modelli medi, mentre è leader con
Ram nelle taglie oversize. La gamma

del costruttore americano dovvrebe


comprendere un modello più compat-
to, la nuova generazione del Promaster

City (gememello del Fiat Doblò), oltre


naturalmente ai nuovi Trx e Heavy Du-
ty. Non è da escludere una gamma si-

mile per Psa, fondamentale in America


latina e del Nord. Novità attese anche in
casa Maserati, con un ritorno dopo la

SM prodotta negli anni . La nuova al-


leanza avrà un doppio valore per il co-
struttore Maserati. Da una parte diven-

terà il brand premium di più alto valore


dell’intero gruppo, con la possibilità


quindi di vedere la gamma annunciata


dal piano industriale con la full electric”
Alfieri, mentre l’ibrido plug-in (già an-

nunciato) sarà disponibile anche sul-


l’ammiraglia Quattroporte e sul suv
Levante. Arriverà anche un d suv (me-

dio grande) le nuove Granturismo e


GranCabrio. L’alleanza porterà a novità
anche sui veicoli commerciali, aumen-

tando la produzione di Sevel Sud dove


nascono Ducato, Jumper e altri model-
li. La collaborazione si potrebbe allar-

gare alla nascita della prossima gene-


razione di Talento. Non ci si può di-
menticare dello sviluppo di tecnologie

sul fronte della guida autonoma. Fca


può contare sull’alleanza con la Bmw,
per la guida autonoma di Livello ,

quella con Waymo, c. E si aggiunge una


la partnership con Aptiv, la divisione
della Delphi per la guida driverless, fo-

calizzata sui sistemi di livello L+.
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Nuove


immatricolazioni
nei primi 9 mesi

del 2019
Dati in volume

e var % sul 2018


Fonte: Acea

PSA GROUP


1.929.


+0,003%


Peugeot






-1,7%


Opel/Vauxhall






-2,4%


Citroën






+6,4%


Jeep


128.
+6,4%

FCA GROUP






-10,2%


DS






-1,3%


Alfa Romeo






-42,4%


Altri






-28,8%


Lancia






+29,2%


Fiat






-11,0%


Il confronto in Europa


CHI È ERIK MARIS


Il banker che gareggia con Tavares


Un gruppo italo-americano che si
affida a un advisor Usa, un gruppo

francese che sceglie un advisor
franco-italiano. Il risultato è una

trattativa alla pari per il deal


dell’anno, la fusione Fca-Psa, tra il
numero  al mondo Goldman Sachs

e Messier Maris & Associés,


boutique finanziaria acquisita in
aprile da Mediobanca. Un bel colpo

in un contesto dove le entrature


contano più che in Italia. Il segreto
sta nell’autonomia garantita al

team, ingrediente essenziale per il


successo di una banca d’affari. E sta
nella qualità e la seniority dei

banker. Cinque degli attuali


partner della boutique parigina
hanno lavorato a Lazard, già legata

a Mediobanca da partecipazioni


incrociate. Jean-Marie Messier,
classe ’, ex managing partner di

Lazard, nel  si è messo in


proprio aprendo quella che oggi è
la terza banca d’affari transalpina.

Nel  l’ha raggiunto il collega


Erik Maris, classe ’, che da ultimo


in Lazard era co-head e general
partner. Maris, che ha curato il

deal, condivide la passione per le


corse automobilistiche con Carlos
Tavares; col ceo di Psa ha

gareggiato da co-pilota. Per l’ad di
Mediobanca Alberto Nagel c’è la

soddisfazione di aver tenuto fede al


motto della casa: concentrarsi sul
business, anche quando intorno le

acque sembrano agitate.


—A.Ol.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ERIK MARIS
Partner
di Messier Maris
& Associés:
è l’advisor scelto
da Psa per il
tavolo con Fiat

Il Biscione.
Fca ha aggiornato

il piano modelli


Alfa. Previsto per
il 2021 un suv alla

base della gamma


(composta ora
da Stelvio

e da Tonale in via


di sviluppo).
Il nuovo B-suv

potrebbe basarsi
sulla piattaforma

Cmp di Psa


SUL WEB
Sul sito internet

gli aggiornamenti
in tempo reale

sulle evoluzioni


delle trattative
tra Fca e Psa

Su

ilsole24ore

.com

Rapporto


prezzo/utili


di 4: rialline-


andosi al


settore, il


nuovo grup-


po guada-


gnerebbe


10-15 miliar-


di di capita-


lizzazione


11


I CONSIGLIERI
DEI BOARD
La nuova società
avrà undici
consiglieri: cinque
espressione di
Psa, cinque di Fiat
Chrysler, mentre
l’amministratore
delegato sarà
Carlos Tavares
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